Creato da corsaramora il 24/05/2005
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Messaggi del 19/06/2005

Post N° 145

Post n°145 pubblicato il 19 Giugno 2005 da corsaramora
Foto di corsaramora

Come ci si avvicina a Napoli? Da dove si comincia? Dalla parte alta, da sotto, a piedi, con l'auto o con i mezzi pubblici? Dal quartiere elegante di Posillipo, o tra i vicoletti del Vomero, o giù, nel profondo, nel baratro stradale dei popolari quartieri spagnoli?

Non ha importanza da dove si comincia, il risultato è invariabilmente la Napoli autentica. E tutto ciò nell'insieme, come in un caleidoscopio, dà sempre un quadro nuovo e completo allo stesso tempo.

Come un'ostrica abbarbicata al suo scoglio, questa città si incastona da 3000 anni in una baia del mediterraneo. Ci si tuffa nel suo morbido interno attraverso una delle numerose gallerie intagliate nel tufo o dalla collina lungo strette serpentine.

Napoli è sempre ricca di fascino, me se vi trovate lì in una delle soleggiate giornate di febbraio che seguono ad una tempesta, quando il Vesuvio è incipriato di neve fresca, la città vi darà inevitabilmente una esaltante sensazione di ebbrezza - L'aria allora frizza veramente come champagne versato, l'acqua del Golfo dà scintille e palazzi e chiese irradiano serenità così come la gente che si lascia contagiare da questa voglia di primavera.

 Lascio l'auto davanti al roccioso Castel dell'Ovo, in Via Partenope, dove i migliori alberghi, come perle nel filare, si specchiano nell'acqua. Proprio qui, dove circa tremila anni fa, ebbe inizio la storia di Napoli e dove si insediarono i fuoriusciti della Grecia. I napoletani ancora oggi sono fieri di tali antenati e così anche Luciano de Crescenzo, scrittore e conoscitore dell'anima della sua città, dà al suo libro famoso "Così parlò Bellavista" il sottotitolo "sono figlio di uomini antichi".

Trattengo a fatica la voglia di capitolare subito davanti ad un caffè ai tavolini del porticciolo del Borgo Marinari. Qui ricche barche a vela dondolano pigramente sulle onde leggere, mentre i pescatori di Santa Lucia, sempre disposti ad una chiacchierata, rammendano le loro reti. Controllo ancora il mio desiderio continuo di sedermi e guardare, e mi inoltro più profondamente in questo guscio, nella speranza di trovare ancora nuove perle.

In via Toledo, la strada commerciale collocata a livello mare, ferve già intensa ogni attività. Mi soffermo appena nella stupenda Galleria Umberto I (fine ottocento), giacché il bel tempo mi richiama all'aperto. E così mi accosto alla Funicolare, che in pochi minuti mi porta sul Vomero, una delle colline della città.

Qui giunta mi ritrovo immersa in un'originale miscellanea di eleganti strade dai bei negozi, zone residenziali, vecchi vicoletti ben tenuti, dove il filo per appendere i panni corre alto fra casa e casa. Fra i muri si ripete sempre di nuovo la vista sul mare, Capri, Posillipo e sulle zone sottostanti della città. Come un'elegante località balneare, la Riviera di Chiaia si presenta ai piedi delle colline con la sua Villa Comunale, che a suo tempo, come Villa Reale, non era accessibile al ceto popolare.

Sorpresa da queste nuove sensazioni e dagli scorci, mi prende la voglia di esclamare: Adesso ho veramente trovato Napoli! Ma non avevo già provato la stessa sensazione al porto di Mergellina, o su a Posillipo, o nei vicoli bui del nucleo storico di Spaccanapoli? Questa città davvero confonde ed eccita al tempo stesso!

Giunta a Piazza Vanvitelli, sento adesso di meritarmi un bel cappuccino ed un profumato cornetto. Sento però imperioso il richiamo della città e come al solito verso tre diverse direzioni. Devo scendere lungo le invitanti scaletti della zona della Santarella, che portano al mare dietro le sontuose ville Belle Epoque, o devo mescolarmi tra le eleganti signore, che già dal mattino presto, fanno compere negli eleganti negozi alla moda?

Decido diversamente e vado a visitare la terrazza del Castel S.Elmo, che fredda e distante, troneggia in cima al Vomero e Vomero e sembra vegliare sulla città come una vecchia civetta. Finalmente compare un'altra Napoli, non quella delle case eleganti e del panorama, ma quella della vita normale: del lavoro, del sudore, degli affanni degli uomini. Guardo le case grigie, innumerevoli, le strade che senza interruzione si allungano fin sotto le pendici del Vesuvio. Vedo, come un giocattolo piccolo e lontano, l'affanno della vita giornaliera e colorata della maggior parte della gente di Napoli. Nel groviglio si distinguono le strade e le verdi cupole delle chiese. Individuo chiaramente il reticolo stradale greco del centro storico. Qui vivono migliaia di napoletani, con le loro famiglie, nei cosìdetti bassi, abitazioni monolocali a livello stradale - abitare, litigare, festeggiare e lavorare sono qui opportunità ed episodi comuni e condivisi, giacché l'unica apertura, attraverso la quale la luce entra nello spazio densamente occupato, è la porta.

Una visione futuristica invece, offre allo sguardo il centro congressuale e commerciale (Centro Direzionale), situato nella parte orientale della città. E' stato iniziato in vetrocemento dall'architetto giapponese Kenzo Tange nel 1978 e, nel mezzo del caos della città vecchia, canalizza il traffico nel piano ad esso sottostante ed appare allo sguardo come una piccola Manhattan. Ancora non del tutto terminato, al centro di polemiche, appare come il simbolo della modernità e della capacità di cambiamento di questa antica città.

Ma non sono salita fin qui solo per guardare giù! Stacco lo sguardo dal panorama, e guardo direttamente nel piccolo negozio di Rino Corcione, che con i suoi sette fratelli, gestisce un lavoro artigianale in estinzione. Il suo lavoro consiste nell'intagliare gemme e cammei da madreperle e pietre semipreziose, e ritiene di essere uno dei migliori produttori di cammei. In ogni caso, il suo negozio è stato visitato da numerose ed illustri personalità, tra cui la signora Clinton. Ciò è testimoniato da fotografie, articoli di giornali, innumerevoli biglietti da visita che fanno bella mostra di sè nelle vetrine e sui muri. Sopratutto il piccolo negozio è colmo di mobili antichi, ricordi, diplomi e non ultime le creazioni di gioielleria che qui vende. Ben disponibile, uno dei fratelli di Rino mi descrive il suo lavoro artigianale, che qui svolge su un tavolino nella luce che entra della porta di ingresso. Il materiale grezzo viene sistemato con cera speciale su un'impugnatura di legno e collocata su un supporto simile ad un cavastivali. Così il materiale (Agata e conchiglie africane) con l'aiuto di una punta di diamante, si lascia lavorare scaglia dopo scaglia, finchè, dalla pietra rosa o blu, prende forma, come un miracolo, una composizione floreale o la graziosa figura della "Primavera" del Botticelli.

Se ci penso, credo davvero di aver trovato una perla in questa ostrica gigantesca.


 

 
 
 

Post N° 144

Post n°144 pubblicato il 19 Giugno 2005 da corsaramora
Foto di corsaramora

chissa' se toto' saprebbe farne un film su questa italia dove non si sa se bisogna ridere ma solo per non piangere....

 il 40 per cento dell'economia è nel sommerso». Si tratta di una accusa gravissima. Se un capo di governo straniero osasse lanciare una simile offesa all'Italia (che vuol dire “siete tutti ladri”) si creerebbe un grave caso internazionale. E allora che cosa pensare di un capo di governo che accusa il proprio Paese di vivere e operare nella illegalità (che, tra l'altro, danneggia tutti gli altri paesi dell'Unione Europea?) c' è  da piangere».
Una comica, che è anche un film del terrore (nel sommerso fiorisce la Mafia) e della quale non si può e non si deve ridere, è una storia impossibile.....

 
 
 

Post N° 143

Post n°143 pubblicato il 19 Giugno 2005 da corsaramora
Foto di corsaramora

 
 
 

Post N° 142

Post n°142 pubblicato il 19 Giugno 2005 da corsaramora
Foto di corsaramora

 
 
 

Post N° 141

Post n°141 pubblicato il 19 Giugno 2005 da corsaramora
Foto di corsaramora

............ne' lire ne' euro ma......i  NEURO

 
 
 

Post N° 140

Post n°140 pubblicato il 19 Giugno 2005 da corsaramora
Foto di corsaramora

esemplare padano (ingrandire foto) :-)

 
 
 

Post N° 138

Post n°138 pubblicato il 19 Giugno 2005 da corsaramora
Foto di corsaramora

Nel 1998 la Lega decise di comprarsi il benedetto pratone di Pontida.


"Compriamoci Pontida" fu lo slogan. Vennero quindi emessi dei Btp, Buoni Terreno Pontida, da 20-50-200 mila lire per tre distinte pezzature del terreno. Superbo imbonitore, il gran capo: "Ohé - gridò Bossi dal palco - mentre io sto qui a parlare, questi mi si comprano tutte le quote del terreno e non me ne lasciano nemmeno uno spicchio! Tenetemene via sei - ordinò - per mia moglie e per ognuno dei miei figli!". Ed ebbe i lotti dal 496 al 501.

L'operazione politico-finanziaria venne affidata nelle mani di Calderoli. Agli acquirenti delle zolle venne consegnata una pergamena: "Ogni padano potrà raccontare ai nipoti non solo di esserci stato - proclamò l'ineffabile ministro nella cerimonia di consegna - ma anche di aver contribuito a conservare per sempre un sacro luogo di libertà". In tutto, nell'arco di un paio d'anni, furono venduti Btp per 500 milioni. Ma la Lega si era impegnata per 2 miliardi e 750 milioni più Iva. E qui, come già s'intuisce, le cose cominciano a complicarsi.

Perché dei leghisti tutto si può dire meno che siano portati per gli affari. Ogni volta che hanno chiesto soldi per investimenti politici, comunque e regolarmente questi soldi finiscono per incontrare un sacco di difficoltà e disavventure, non di rado creando impicci non sai bene se più buffi o crudeli, considerata la buona fede dei militanti. E' probabile che non sia cattiveria, ma ingenuità e pressapochismo. Ci hanno provato con le cooperative del made in Padania (liquidate in perdita); poi riprovato con le sale del Bingo (chiuse con ignominia); quindi con i villaggi turistici in Croazia (falliti, con grane giudiziarie).

Il capolavoro dello spirito imprenditoriale leghista resta comunque la banca padana, battezzata Credieuronord, lanciata "per liberarci del giogo romano" proprio in contemporanea con i Btp del prato di Pontida. Nella vicenda Credieuronord la voragine è stata anche più seria, e 2.500 risparmiatori padanisti sono rimasti con un palmo di naso, tanto che mesi orsono è dovuta intervenire in soccorso la Banca Popolare di Lodi.

Nel frattempo, ancorché ipotecato alla banca di Fiorani, il pratone ha continuato a ospitare comizi, feste celtiche e perfino sposali tra militanti, reclamizzati sulla Padania con lo slogan "Un giuramento d'amore". Nel 2000 furono emesse e distribuite sul sacro suolo di Pontida delle banconote celebrative, coloratissime e con il volto di Bossi. In verità, anche una stele avrebbe dovuto ricordare, incisi su pietra, i nomi dei singoli sottoscrittori. Poi più modestamente si è parlato di un cartellone. Ora siamo agli anonimi sassi sostitutivi. E al debito da onorare.

Ma il punto vero, al di là delle valutazioni contabili, è che il delicatissimo rapporto fra devozione e denaro va spesso a parare là dove si confrontano fede e credulità. Lo insegnano vecchie favole: "E il campo dei miracoli dov'è?" domandò Pinocchio. "E' qui a due passi". Detto fatto traversarono la città e, usciti fuori dalle mura, si fermarono in un campo solitario che, su per giù, somigliava a tutti gli altri campi.

Ma la "pratoneide padana" non è ancora finita perché nel 2002 l'amministrazione centrista di Pontida stabilì che proprio lì, nel sacro recinto ai cui margini s'erano intanto sistemati un supermercato e delle villette, doveva passare una strada. "Oltraggio!" si ribellò allora l'iperbolico Calderoli, scagliando contro la sindachessa Donadoni tanto di giacobini, Stalin e talebani: "Sarebbe come costruire in piazza del Duomo abbattendo la cattedrale". Si bloccò dunque la variante del piano regolatore che però rendeva il terreno edificabile aumentandone di gran lunga il valore.

L'anno scorso, con il sindaco Vanalli, la Lega ha riconquistato Pontida: e quindi nessuna strada minaccia più, in teoria, l'inviolabilità e l'inedificabilità del pratone. Il guaio è che in pratica questo vale molto di meno, mentre il debito con la banca rischia di costare molto di più.

". I padani cambiano anche la moneta: nei ristoranti si paga in Neuro 

 
 
 

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