una corsara mora

Caro Presidente, ma le sembra bello accanirsi sulle massaie solo per salvarsi dall'ennesima dichiarazione fuori luogo? La vita delle massaie è già abbastanza difficile, non ci si metta pure lei a renderla ancora più complicata.

Tante altre signore e signorine come me tutti i santi giorni fanno, non i doppi, ma i tripli salti mortali per gestire le scarse risorse familiari. Pur non avendo una laurea in economia, con i conti di casa fanno dei veri Miracoli Economici; anche noi conosciamo l'"economia creativa", come e meglio del suo ministro Tremonti; anzi, se lei lo ritiene opportuno, possiamo costituire una piccola delegazione per aiutare il suo ministro a far quadrare i conti.

Se ci avesse interpellato prima, avremmo anche mandato qualcuna di noi alla Parmalat: sa, in fatto di "creste" noi siamo bravissime. E poi ci faccia il favore, "massaia" è oramai un termine desueto, oggi sarebbe stilisticamente più corretto parlare di "casalinghe". Dal punto di vista sociologico siamo importanti: siamo ai primi posti nelle statistiche degli infortuni sul lavoro, e chi si occupa di ricerche di mercato ci tiene in gran considerazione come decision maker. Abbiamo anche una certa coscienza critica: ci riuniamo in associazioni per la difesa e la valorizzazione del lavoro (perché è lavoro la nostra attività di coordinamento della famiglia).

E poi, quando fa certe dichiarazioni si ricordi che alcune di noi hanno smesso di chiedere al marito e/o convivente cosa votare alla prossime elezioni; a differenza di quanto lei ha dichiarato in un'altra occasione, leggiamo anche noi i giornali, magari dedicandogli meno tempo.

Sì, perché quel poco che ci resta dopo aver lavorato, lo centelliniamo tra prole e casa: capisce quindi come diventa difficile girare la città alla ricerca delle offerte migliori? Lei ci parla di controllare i prezzi per gli acquisti, ma vorrei chiederle se conosce i prezzi di pane e latte, o se si è mai barcamenato nella difficile scelta: pagare prima le spese condominiali o la bolletta del telefono?

Un po' più di due milioni di famiglie spende meno di 516 euro al mese: lei, o anche uno qualunque dei politici (di entrambi gli schieramenti, non ho preferenze) che quotidianamente frequenta ha mai provato a vivere con 516 euro al mese? Le faccio i conti della serva: 2 stipendi medi equivalgono a circa 2.000 euro al mese, da questi devono uscire: affitto (o mutuo per i fortunati), luce, gas, telefono, un'auto familiare. E se qualcuna di noi ha la (s)fortuna di avere un figlio, allora i conti vanno rivisti al rialzo: grazie alla riforma Moratti e allo scarso denaro pubblico che viene destinato alla scuola, le garantisco che avere un figlio diventa un vero lusso.

Non mi fraintenda, non credo che la scuola sia un parcheggio, ma che mi fornisca un supporto per l'insegnamento e mi permetta di lavorare lo considero il minimo. Era questo che intendeva per politiche sociali a sostegno delle famiglie e del lavoro?

Secondo l'Eurispes, «lo spettro della povertà si allarga. I ceti medi sono costretti, per la prima volta dopo decenni, a difendersi dal pericolo di una incalzante proletarizzazione». Le famiglie sotto la soglia di povertà sono due milioni e mezzo, e un altro 10 per cento è a rischio di cadervi.

Le fornisco ancora qualche dato: nel 2003 il 32,5 per cento degli intervistati prevedeva un lieve peggioramento dell'economia nazionale, nel 2004 sono il 48,2% ; per il 51,2% delle famiglie il problema è oggi arrivare alla fine del mese, contro il 38,7% dello scorso anno. A conferma delle suddette cifre, il potere d'acquisto per i percettori di stipendi e salari è diminuito nell'ultimo biennio fra il 19,7 per gli impiegati e il 13,35 per i quadri. Non mi stupisce che la gente si senta demoralizzata e triste, c'è poco da stare allegri.

Ma non per tutti va così male. Alcuni dati pubblicati di recente dal Manifesto ci informano che, mentre si riducono i consumi nelle fasce medie, i beni di lusso vanno alla grande: nel 2002 in Italia si sono vendute imbarcazioni private - tra motoscafi, yacht, supergommoni e barche a vela - per 413 milioni di euro. Nel 1998 alla stessa voce corrispondevano 208 milioni : un raddoppio in 4 anni. E sempre nel 2002 si sono vendute 381 Ferrari, mentre la domanda di mezzi di trasporto per la media italiana è scesa del 2,8%.

Forse è per questo che lei ci invita a una maggiore oculatezza nelle spese, affinché anche noi si possa un giorno godere di tali beni: per il momento, purtroppo, non ci resta che leggere su qualche giornale femminile i trucchi della cucina degli avanzi, o le ricette con il costo a persona. Ma noi (massaie o casalinghe che siamo) non ci spaventiamo, già in passato abbiamo dimostrato di sapercela cavare bene, e allora non faremo altro che tirare fuori dall'armadio la vecchia macchina da cucire della nonna e cominceremo a rimettere a modello gli abiti di qualche anno fa per far fronte alle esigenze più immediate, meditando intanto, magari, qualche forma di disobbedienza civile per il futuro