Creato da corsaramora il 24/05/2005
tutto cio' che ci accade intorno ..mie riflessioni e non...
 

Messaggi del 28/08/2005

Post N° 344

Post n°344 pubblicato il 28 Agosto 2005 da corsaramora
Foto di corsaramora

FOGLIE MORTE

Veder cadere le foglie mi lacera dentro
soprattutto le foglie dei viali
soprattutto se sono ippocastani
soprattutto se passano dei bimbi
soprattutto se il cielo è sereno
soprattutto se ho avuto, quel giorno, una buona notizia
soprattutto se il cuore, quel giorno, non mi fa male
soprattutto se credo, quel giorno, che quella che amo mi ami
soprattutto se quel giorno mi sento d'accordo con gli uomini e con me stesso
veder cadere le foglie mi lacera dentro
soprattutto le foglie dei viali dei viali d'ippocastano.

NAZIM HIKMET

 
 
 

Post N° 343

Post n°343 pubblicato il 28 Agosto 2005 da corsaramora
Foto di corsaramora

Chi si trova a Parigi in vacanza o ci passa per caso dovrebbe fare un salto al Beaubourg. Al Centre Pompidou è stata da poco inaugurata una grande mostra tematica, Big Bang che associa pittura, scultura, fotografia, cinema, video, architettura, moda, design e letteratura. La visita è divertente ed istruttiva perché il Museo d'arte Moderna, ubicato al quinto piano, mette a confronto le opere e le principali tendenze culturali dall'inizio del Ventesimo secolo ai giorni nostri

si possono ammirare opere di Pablo Picasso, Salvador Dalì, Alberto Giacometti, Diego Rivera, Constantin Brancusi, Vassily Kandinsky, Lucio Fontana, Louise Bourgeois, Niki de Saint Phalle, Andy Warhol, Piet Mondrian, Alberto Burri, Anselm Kiefer

Big Bang, il titolo, allude a quella libertà radicale che nel secolo appena trascorso ha polverizzato i valori tradizionali producendo la distruzione creativa per poi avviare nuove sperimentazioni. Il percorso della mostra è diviso in otto sezioni : distruzione, costruzione/decostruzione, guerra, arcaismo, sesso, malinconia, re-incanto, sovversione. Riflettendo così sullo stretto legame che unisce distruzione e creazione si ha non solo una visione 'panoramica' dei fenomeni culturali ed artistici del Novecento ma anche una più chiara comprensione delle ispirazioni che hanno guidato i grandi artisti contemporanei.

Nella sezione Distruzione si capisce l'importanza di questo tipo di spirito nella ridefinizione dell'arte. La volontà di fare tabula rasa si è esercitata a tutti i livelli della creatività, il corpo diventa il centro di tutti i conflitti, lo specchio dell'instabilità del mondo. Lo si vede bene nell'opera di Willem de Kooning del 1972 'The Clamdigger', una scultura di bronzo che potrebbe far pensare a un uomo preistorico ma anche all'ultimo sopravvissuto di una guerra atomica.

 
 
 

Post N° 342

Post n°342 pubblicato il 28 Agosto 2005 da corsaramora
Foto di corsaramora

Contadini brasiliani rinchiusi per anni in fattorie circondate da fili spinati. Donne ghanesi costrette a lavorare tutta la vita senza stipendio per paura di vendette verso i loro familiari. Ragazzi birmani rapiti dall'esercito e portati a costruire strade per scontare la loro appartenenza a una minoranza etnica sgradita. I lavori forzati non solo esistono ancora, ma negli ultimi cinque-dieci anni sono esplosi in una miriade di situazioni e di condizioni difformi, seguendo l'estrema diversificazione delle realtà sociali nel Terzo Mondo investito dalla globalizzazione.

la coercizione al lavoro non retribuito non coinvolge soltanto detenuti o prigionieri di guerra, ma riguarda «milioni di persone apparentemente libere, senza manette né catene, e in realtà costrette dalle circostanze sociali o culturali in cui vivono a farsi sfruttare per anni o per sempre

alla luce di quanto succede nel mondo, il burka o il chador ci appariranno cosa di poco conto.

liberarsi di uno chador e' molto piu' semplice che liberarsi dalla schiavitu' del terzo millennio.

 
 
 

Post N° 341

Post n°341 pubblicato il 28 Agosto 2005 da corsaramora
Foto di corsaramora

Nel suo appartamento di dieci metri quadrati il signor Li vive con la moglie e ogni notte cuce vestiti per qualche casa di moda parigina. Li tiene sempre da parte alcune bottiglie di vino da offrire ai vicini affinché non lo denuncino alla polizia per il rumore notturno delle macchine da cucire. I due coniugi hanno anche una figlia che non possono mandare a scuola per paura di essere scoperti. Non hanno un permesso di soggiorno e in Francia sono clandestini come altri 50mila loro connazionali: prigionieri invisibili dello sfruttamento o addirittura del lavoro forzato, come denuncia uno studio dell'International labour organization (Ilo). Da dieci anni, parallelamente allo sviluppo esponenziale dell'economia cinese, il flusso dei migranti della Repubblica Popolare verso Parigi e l'Ile de France è aumentato in media di 6mila persone ogni anno. "Il progresso economico non ha giovato a molti cinesi, colpiti invece dalla disoccupazione e dalla povertà", ci spiega Yun Gao, avvocato e autrice dell'inchiesta per l'Ilo. "Sono sempre di più i cinesi che si affidano a un'organizzazione criminale per emigrare in Europa, a costo di sostenere un viaggio lungo e pericoloso".

Nel tragitto verso un futuro migliore spesso attraversano una decina di Paesi e luoghi impervi. Rischiano maltrattamenti ed estorsioni, o addirittura di ammalarsi e perdere la vita. Chi riesce ad arrivare in Francia, "ma anche in Italia - spiega la ricercatrice - dove la situazione è simile e stiamo conducendo un'indagine", cade poi vittima di una vera e propria schiavitù. Nei settori dell'abbigliamento e della ristorazione, migliaia di cinesi lavorano dalle quindici alle diciotto ore al giorno, per una paga che va dai 300 ai 500 euro al mese e della quale il 40 per cento è trattenuto dal datore di lavoro.

Il signor Guo fa il lavapiatti in un ristorante per 12 ore al giorno e guadagna 300 euro al mese, ma ha ancora 9mila euro di debito verso il trafficante che l'ha fatto arrivare a Parigi. Sarà il datore di lavoro a pagare la somma al trafficante, dopo averla trattenuta dallo stipendio di Guo che, come molti altri suoi colleghi, non può denunciare la situazione. I lavoratori clandestini cinesi non si rivolgono quasi mai agli ispettori sia perché non conoscono il francese sia per il timore di essere rimpatriati. Il loro destino sembra segnato tra condizioni di vita disumane e un isolamento che li rende invisibili al resto della società.

 
 
 

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