Creato da corsaramora il 24/05/2005
tutto cio' che ci accade intorno ..mie riflessioni e non...
 

Messaggi del 04/10/2005

Post N° 444

Post n°444 pubblicato il 04 Ottobre 2005 da corsaramora
Foto di corsaramora

il qualunquista del nord

Anche per la Lega lo slogan di maggior successo è quello che colpisce le ruberie dei politici, "Roma ladrona". In questo caso, però, non si accusano i partiti di furti generici, ma di un’intesa di malaffare tra Sud e governo, ai danni di un Nord orfano di rappresentanza politica. Se Di Pietro è l’eroe del qualunquismo contadino che finalmente rovescia i ruoli, Bossi fa rivivere un altro stereotipo classico (e nordico) della nostra commedia dell’arte, quello di Pantalone che paga. Il Settentrione, cioè, come maschera del ricco sfruttato dalla propria famiglia, dai propri servi persino; incapace di difendere se stesso e le proprie sostanze dall’avidità parassitaria di chi vive alle sue spalle.

Anche con la Lega la rivoluzione linguistica è fondamentale: esattamente come nel caso di Giannini, la violenza verbale, le metafore immaginose e semplificatorie, l’uso del ridicolo e dell’invettiva per screditare gli avversari, danno un colpo mortale al cosiddetto politichese, il gergo inventato dalla classe politica italiana nel dopoguerra, buono per mandare messaggi trasversali, conciliare l’inconciliabile, dire e non dire, esprimere la complessità senza alcuna chiarezza.

Ma anche il temuto leader della Lega, spregiudicato e certo non digiuno di politica, non riesce a dare, al qualunquismo nordico che invoca meno tasse e più autonomia, altro che un ghetto di sopravvivenza. Incapace di tradurre le istanze leghiste in azione di governo qualificante, preferisce rinunciare all’occasione unica offerta dal governo Berlusconi, in cui la Lega aveva un peso certo superiore alle sue forze reali. Berlusconi ha una cultura di governo, Bossi no: è per questa consapevolezza che il leader padano minaccia ogni volta di  far saltare il governo e ritirarsi oltre la linea gotica.

 
 
 

Post N° 443

Post n°443 pubblicato il 04 Ottobre 2005 da corsaramora
Foto di corsaramora

ilqualunquista

protagonista della fase eroica dell’abbattimento della prima Repubblica , ormai,  messo un po’ nell’angolo, se non sconfitto certo logorato o ridimensionato.

Di Pietro incarnava la figura dell’eroe puro, che aveva tra le mani la mannaia che finalmente si abbatteva sui potenti e la maneggiava per conto del popolo. Ma non c’era una voluttà da tricoteuse, in coloro che assistevano allo spettacolo dell’umiliazione della nostra classe dirigente. C’era, invece, la soddisfazione di una verità finalmente svelata, e cioè che i partiti e i politici rubano, e sono in questo davvero tutti simili tra loro: verità che ciascun cittadino conosceva, ma che non si poteva esprimere. La figura del pubblico ministero si rifaceva allo stereotipo di Bertoldo, del contadino un po’ rozzo ma furbo, così tipico della nostra tradizione comico-popolare, che Di Pietro ha interpretato assai meglio di Dario Fo. È riuscito, infatti, a produrre qualcosa di simile al rovesciamento carnascialesco dell’ordine costituito, anche linguisticamente: il ricorso a formule semi-dialettali, come il famoso "che ci azzecca", il tu per tu familiare con cui trattava personaggi intoccabili, e così via.

A questa rivisitazione di stereotipi letterari non ignobili, Di Pietro affianca una vocazione ducesca e decisionista molto meno apprezzabile. È l’anima antidemocratica del qualunquismo, quella che risolve l’incomprensibile inefficienza e macchinosità del sistema parlamentare e della burocrazia pubblica con una semplificazione antica, la necessità dell’uomo forte, di un capo che interpreti direttamente la volontà delle masse. Ma nonostante la notevolissima ambizione e l’immensa popolarità di cui "Tonino" ha goduto, oggi non pare navigare in acque promettenti. Si trova imprigionato in una coalizione che gli è profondamente estranea, che rappresenta il punto più alto di conservazione della prima Repubblica, e i cui elettori possono, al massimo, condividere la vocazione giustizialista dell’ex poliziotto, che è, politicamente, il suo tratto più plateale ma meno significativo.

e pensare che era l'uomo piu' amato dagli italiani,

 
 
 

Post N° 442

Post n°442 pubblicato il 04 Ottobre 2005 da corsaramora
Foto di corsaramora

Giovane coppia in costume tradizionale campano
Foto di: Alfredo Trombetta/Museo di Storia della Fotografia Fratelli Alinari-donazione Trombetta, Firenze
Data: 1929

 
 
 

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