Creato da corsaramora il 24/05/2005
tutto cio' che ci accade intorno ..mie riflessioni e non...
 

Messaggi del 19/10/2005

Post N° 482

Post n°482 pubblicato il 19 Ottobre 2005 da corsaramora
Foto di corsaramora

un voltagabbana non cambia idea, cambia posizione. Dice il Nuovo Zingarelli che voltagabbana è "chi, per utilità personale, muta facilmente opinione e partito". Per poter dire che qualcuno è un voltagabbana devono concorrere molte condizioni.

Il voltagabbana dice con molta convinzione di non aver cambiato nulla ("ho sempre scritto queste cose").

Il voltagabbana cambia repentinamente ("ma è un travaglio che parte da lontano").

 Il voltagabbana rifiuta di dare spiegazioni ("sono cose intime che riguardano solo me").

 Il voltagabbana nega il proprio passato, lo ricostruisce con un personale lifting della memoria ("mai dette queste cose").

Resta da chiedersi: tra i folgorati sulla via di Damasco, chi è il re dei voltagabbana?

 
 
 

Post N° 481

Post n°481 pubblicato il 19 Ottobre 2005 da corsaramora
Foto di corsaramora

Saddam Hussein comparirà oggi per la prima volta dinanzi al Tribunale speciale iracheno a Baghdad. Il processo, e quelli che seguiranno, sarà per le autorità irachene un’occasione senza precedenti, che potrà offrire una giusta dose di verità e giustizia alle vittime degli indescrivibili crimini contro l’umanità perpetuati dal passato regime. Considerati il profilo dell’accusato e le circostanze politiche, i processi in Iraq saranno tenuti attentamente sotto controllo per gli anni a venire. Ma se giustizia deve essere fatta, i processi dovranno essere imparziali. Il successo non sarà facile. I crimini commessi sotto il regime di Saddam – lo sterminio di massa di più di 100 mila curdi nel 1988, l’uccisione e la scomparsa di decine di migliaia di sciiti nel 1991, le terribili torture compiute su larga scala – richiedono che i processi, perché credibili, siano lunghi e complessi. Le udienze saranno un’importante sfida legale, procedurale e pratica per il nascente ordinamento giudiziario iracheno. Diversamente dai tribunali istituiti per l’ex Iugoslavia, il Ruanda e la Sierra Leone, il Tribunale speciale iracheno è una corte nazionale, che applicherà un misto di diritto penale interno e internazionale, nel contesto di un ordinamento giudiziario appena ricostruito

l’operato del Tribunale speciale iracheno, da due anni e mezzo a questa parte, ha sollevato serie preoccupazioni in merito alla sua capacità di svolgere processi giusti e imparziali. Nella legge del Tribunale speciale ci sono molte lacune significative nell’ambito dei diritti umani. Queste lacune, se non saranno colmate, potrebbero minare la tutela di diritti garantiti a livello internazionale e compromettere la legittimità delle azioni giudiziarie. Per esempio, i giudici potranno ritenere Saddam colpevole se saranno «soddisfatti» dalle prove mosse contro di lui. Questo principio da solo è insufficiente ad assicurare un giusto processo. La condanna deve basarsi su un giudizio ragionato che stabilisce gli elementi del crimine oltre ogni ragionevole dubbio. Tali elementi, in genere, sono applicati da tutti i tribunali internazionali che si pronunciano in materia di crimini contro l’umanità, crimini di guerra e genocidio. Un ulteriore problema deriva dal fatto che il tribunale potrà utilizzare la facoltà di non rispondere da parte dell’accusato come prova contro di lui. La giustizia internazionale difende il diritto da parte dell’imputato di non dichiararsi colpevole. Inoltre, le vigenti disposizioni da parte del Tribunale speciale iracheno non salvaguardano sufficientemente il diritto del processato di avere un difensore. In realtà, le leggi internazionali conferiscono all’accusato il diritto di una difesa efficace, incluso l’accesso regolare e senza restrizioni a consulenze legali in qualsiasi fase del processo penale. Infine, il tribunale iracheno può imporre la pena di morte. Dal punto di vista dei diritti umani, la pena capitale è una punizione crudele e disumana che nessuna corte internazionale può applicare. Per la legge irachena, la pena di morte è invece applicabile per un’ampia gamma di crimini e non c’è alcuna possibilità di grazia. L’immensa e fondamentale importanza di questi processi per il popolo iracheno, il popolo del Medio Oriente e del mondo intero, sottolinea l’urgenza che questi si svolgano nel modo giusto. Essi, non solo influenzeranno il futuro della giustizia e il ruolo della legge in Iraq, ma saranno probabilmente l’unica forma di giustizia che potranno ottenere le vittime del regime di Saddam. Se la giustizia – piuttosto che le vendetta – deve esser fatta attraverso questi processi, il Tribunale speciale iracheno deve dimostrare al proprio popolo e alla comunità internazionale di essere un organo credibile, impegnato per il conseguimento dei principi dell’imparzialità, dell’indipendenza e della giustizia. La posta in gioco è troppo alta perché si faccia altrimenti.

Richard Dicker *Direttore del programma di giustizia internazionale di Human Rights Watch.


 
 
 

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