Creato da corsaramora il 24/05/2005
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Messaggi del 24/10/2005

Post N° 492

Post n°492 pubblicato il 24 Ottobre 2005 da corsaramora
Foto di corsaramora

Ma ci fa o ci sta? In parole più esplicite: cerca di prendere tutti per scemi ovvero non sa di che cosa sta parlando? Ormai capita sempre più sovente di doversi porre quest'interrogativo di fronte a certi annunci del premier. Come quello dei giorni scorsi con il quale è tornato a ribadire che "quello delle privatizzazioni è un discorso non interrotto e le più immediate riguardano Eni ed Enel perché sono già state quotate in Borsa e quindi andiamo sul sicuro".

Sul sicuro? In realtà le intenzioni del governo in materia non solo risultano quanto mai confuse e contraddittorie, ma si collocano pure in un quadro economico e giuridico fra i più malcerti e controversi. Che ci sia bisogno di fare cassa per frenare la duplice scalata in corso, tanto del deficit corrente quanto del debito, è un fatto. Ma, in rapporto alle partecipazioni pubbliche in Eni ed Enel, i due obiettivi non sono fra loro coerenti e compatibili. E il governo al riguardo si sta comportando come chi vorrebbe la botte piena e la moglie ubriaca.

Da un lato si dice, come l'appena citato che si vuol cedere sul mercato un'altra quota azionaria delle due imprese. Dunque, che il governo con il relativo incasso vuole privilegiare la riduzione del debito. Da un altro lato, però, si guarda alla pressione del deficit e allora si escogitano singolari espedienti (come la tassa sul tubo poi trasformata in una stretta sugli ammortamenti) per ricavare un po' di gettito immediato a valere sui conti di Eni ed Enel. Con il non trascurabile effetto di condizionarne le quotazioni di Borsa e di inviare un messaggio pesantemente negativo a quei grandi investitori esteri che sono stati importanti sottoscrittori delle prime quote azionarie alienate dallo Stato. Insomma, si fa una mossa che rischia di rendere non solo meno lucroso ma pure più difficile il collocamento di ulteriori titoli sul mercato.

E non basta. Sia in Eni sia in Enel, la mano pubblica è ormai al limite di quella soglia del 30 per cento sotto la quale il controllo di entrambe le aziende diventerebbe contendibile sul mercato. Ebbene, per aggirare questo ostacolo, ecco che il governo Berlusconi se n'è inventata un'altra delle sue: introducendo nella Finanziaria 2006 un articolo che conferisce all'azionista-Stato poteri speciali per neutralizzare eventuali scalate non gradite. Una pensata davvero brillantissima. In primo luogo, perché così si scoraggiano i nuovi possibili sottoscrittori e quindi si deprime anche il prezzo della vendita e l'incasso per lo Stato. In secondo luogo, perché norme di tal fatta sono ormai da tempo al centro di un contenzioso con l'Unione europea che non intende più avallare né 'golden share' né altre pillole avvelenate a difesa di una proprietà pubblica minoritaria in aziende quotate sul mercato.

Di tutto questo, però,il premier parla. Né pronuncia verbo sulla vera questione cruciale di un mercato energetico tuttora dominato dai due ex monopoli pubblici: quella liberalizzazione che avrebbe dovuto almeno seguire, se non precedere, la privatizzazione di Eni ed Enel. Cosicché si ritorna alla domanda iniziale: ma il Cavaliere ci fa o ci sta?

dall'espresso

 
 
 

Post N° 491

Post n°491 pubblicato il 24 Ottobre 2005 da corsaramora
Foto di corsaramora

Due anni. Quanto basta per dire che una riforma del mercato del lavoro non c'è stata. Quanto basta per bocciare la legge 30 che ha prodotto sole false illusioni e precarietà. Così, nel giorno in cui questa legge compie due anni, oltre 2,5 milioni di precari tra co.co.pro, collaboratori occasionali, collaboratori con partita iva, assunti con contratto di somministrazione (ex interinali per capirci) e associati in partecipazione, “festeggiano” da atipici con una mobilitazione nazionale promossa da Nidil-Cgil, dall’Arci e dall’Ucca (unione circoli cinematografici Arci).

 

In 150 città italiane il 19 ottobre  è stata la giornata di protesta nazionale contro il lavoro senza diritti e tutele e nel corso della mobilitazione e' stato proiettato gratuitamente il film «Il Vangelo secondo Precario» il primo lungometraggio prodotto dal basso, ideato, girato e montato in maniera assolutamente indipendente da vincoli di contenuto. Un altro modo per dire no.



Dura faccenda quotidiana con cui si fa a pugni tutti i giorni, argomento d’elezione nelle conversazioni tra amici, preoccupazione costante negli incubi notturni di cui, però, il cinema nazionale sembra non accorgersi. «Il precariato è assente dalle produzioni cinematografiche italiane - sottolinea il regista 29enne Stefano Obino - relegato in documentari sui casi limite, sugli stereotipi da call center che alla fine creano distacco da situazioni in continua evoluzione. In questo film si parla invece di varie tipi di precari, compresi quelli con lauree e master destinati in teoria a lavori sicuri e ben pagati. La realtà è ben diversa, il precariato riguarda tutti, atomizza uomini e donne considerandoli contratti più che persone».

Ecco dunque le vicende di Marta, impegnata in un’improbabile indagine Ixtat, di Dora, stagista televisiva a cui regolarmente vengono rubate le idee, di Franco, aspirante scrittore e agente finanziario per vivere, di Mario, avvocato in attesa di diventare socio dello studio legale. Per parlare seriamente di flessibilità, guarda caso, ci doveva pensare un gruppo di giovani direttamente coinvolti dal problema che attraverso internet hanno raccolto decine di storie vere dai loro coetanei.

l'unita'

 
 
 

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