Creato da corsaramora il 24/05/2005
tutto cio' che ci accade intorno ..mie riflessioni e non...
 

Messaggi del 29/10/2005

Post N° 501

Post n°501 pubblicato il 29 Ottobre 2005 da corsaramora

WASHINGTON - Si sentivano sicuri, invulnerabili, onnipotenti, i cavalieri della guerra preventiva e i loro scudieri. Quando cominciarono nel 2003 le indagini sulla "fuga" del nome di un funzionario della Cia coperto dal segreto, risero, dissero che era un "nadagate", un "nothingburger", una polpetta di aria fritta. Loro erano i neocon, i liberatori del mondo, i cavalieri della giustizia, i "Vulcans" come erano stati soprannominati ricordando i guerrieri invincibili di Star Trek, e avrebbero distrutto chiunque avesse osato mettersi sulla loro strada.

Oggi, il loro uomo di punta dentro la Casa Bianca, il protetto di Dick Cheney e il discepolo prediletto di Paul Wolfowitz, Lewis Scooter Libby contempla cinque incriminazioni e 30 anni di possibile galera e si è dimesso. Molti altri, compreso il vice presidente Cheney, dormono notti inquiete pensando a che cosa potrebbe raccontare e patteggiare per risparmiarsi il carcere. Il "nadagate", lo scandalo fatto di nulla come di nulla erano fatti il Watergate, l'Irangate, il Sexgate, era, come i suoi predecessori, un polpetta avvelenata dal solito tossico, dall'arroganza del potere.

 
 
 

Post N° 500

Post n°500 pubblicato il 29 Ottobre 2005 da corsaramora
Foto di corsaramora

BUGIARDO

In un'intervista a La7 che verrà trasmessa lunedì il premier dichiara
di essere sempre stato contrario all'offensiva contro Saddam
Berlusconi: "Cercai di convincere Bush
a non fare la guerra in Iraq"
E su Tony Blair dice: "Non è il leader dell'Ulivo mondiale"


 
Silvio Berlusconi


ROMA - Il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi ha affermato oggi in un'intervista a La7 di non aver mai voluto la guerra in Iraq, anzi di aver cercato inutilmente di convincere a non intraprenderla il presidente Usa George W. Bush. "Io non sono mai stato convinto che la guerra fosse il sistema migliore per arrivare a rendere democratico un paese e a farlo uscire da una dittatura anche sanguinosa", ha detto Berlusconi.

L'intervista, realizzata da Rula Jebreal, verrà trasmessa nel corso di omnibus lunedì 31 ottobre a partire dalle 7.45. "Io - ha detto ancora il premier, a pochi giorni dall'inchiesta di Repubblica sulle responsabilità del governo italiano nella costruzione di prove false sulle armi irachene - ho tentato a più riprese di convincere il presidente americano a non fare la guerra (...). Ho tentato di trovare altre vie e altre soluzioni, anche attraverso un'attività congiunta con il leader africano Gheddafi. Non ci siamo riusciti e c'è stata l'operazione militare (...). Io ritenevo che si sarebbe dovuta evitare un'azione militare".

Berlusconi si è anche espresso sulla politica internazionale e sui suoi rapporti con gli altri premier. "Tony Blair - ha sottolineato - non è il leader dell'Ulivo mondiale. Non c'è nulla nella politica di Tony Blair e in quella di Silvio Berlusconi che sia in contrasto".

"Dissento - ha detto ancora Berlusconi - anche nella classificazione di Vladimir Putin come un 'comunista' nel senso ortodosso del termine. E' difficile passare da una dittatura durata settanta anni ad una piena democrazia, perchè esistono delle situazioni che non possono essere cancellate con un colpo di bacchetta magica".

L'intervista, registrata alla vigilia dell'incontro del premier con il presidente George W. Bush a Washington, verrà replicata lunedì 31 ottobre alle 17 all'interno di uno speciale La7. Il colloquio con il premier verrà commentato in studio da Ferruccio De Bortoli (Il Sole 24 Ore), Giovanni Sartori (politologo) e Renato Farina (Libero).

(29 ottobre 2005)
 
 
 

Post N° 499

Post n°499 pubblicato il 29 Ottobre 2005 da corsaramora
Foto di corsaramora

L'omicidio del vice presidente della Regione Calabria è un fatto grave, ma le reazioni, i commenti e gli atteggiamenti che ne seguono dovrebbero preoccupare molto di più. Il sintomo è sì doloroso, ma la malattia è diventata seria da far paura. Potrei sintetizzarla con un neologismo: ipocrazia, col significato primario di ipocrisia al potere e con quello secondario di basso livello della capacità di governare. Ma il colore politico non è rilevante: governo e opposizione sono l'uno sintomo della malattia dell'altro. Infatti questo malanno c'è sempre stato, solo che ora provoca guai che non sono più accettabili da una umanità progredita nella teoria molto più di quanto non riesca a mettere in pratica, vivendo così ben al di sotto delle sue possibilità. Guerre, ammazzatine, dittature e schiavitù potevano essere perfino elogiate, ma ora le consapevolezze diffuse non ci consentono di non vedere le stupidità che incombono. E si dovrebbe poter finalmente credere in ciò che si sa. Ormai tutti sanno che il re è nudo, ma l'ipocrisia è al potere perché ha il potere di proteggere le connivenze: se queste sono diffuse e numerose si crede anche agli asini, volanti e non. Sintesi di scenario "culturale". La società reale si è resa conto che la società formale non è affidabile. Le notizie fanno piangere, altre fanno ridere, mentre le barzellette sono pervase di serietà e di saggezza. Se la faccenda è seria, ridiamoci su. I comici sono sempre più seguiti con entusiasmo ed ammirazione. Le stupidità del grande mondo (povera America) coprono quelle nazionali, che appaiono come svagate leggerezze. Gli ospedali chiudono le entrate e le galere aprono le uscite. La giustizia fa paura solo agli onesti e agli sprovveduti. Come ex funzionario, dopo trenta anni in una banca ora anche lei ex, ho capito che la verità è un materiale grezzo, a cui bisogna dare forma; che bisogna conoscere la verità per poterla meglio gestire (mistificare); che pulizia e trasparenza per banche e assicurazioni (ma non solo) sono elementi mortali; che non è vero che i bancari sono troppi: sono le banche che danno troppo poco, ma non sono ancora capaci di guadagnare perché preferiscono continuare a lucrare. Se le opportunità senza opportunismi sono come valute senza corso legale; se vediamo facce da marpione dovunque; se la disaffezione alla speranza ci fa perdere il coraggio di pensare, come si può utilizzare quella residua e caparbia volontà di fare cose banalmente buone? L'omicidio in Calabria è avvenuto in occasione delle primarie. Oltre a ricordarmi che in democrazia non c'è lotta, perché c'è il voto, tale coincidenza mi suggerisce l'idea che basterebbe permettere a milioni e milioni di uomini di far valere le loro scelte su fatti concreti e chiari, per mettere in difficoltà i fetenti del mondo. Possibile che tutto il buon senso che gronda da internet, radio, tv e giornali non possa essere modernamente selezionato e strutturato per fare in modo che le opinioni diventino azioni? Ho imparato che i politici temono la democrazia se non riescono a gestirla, ma credo che la convenienza di utilizzare bene il bene sia ora tanto banale che da più parti si metta mano all'attuale spreco di idee e di gente. Giacomo Della Guardia - NAPOLI Anche io, come fanno i nostri politici, voglio inviare un severo monito alla mafia, alla camorra, alla 'ndrangheta e, perché no, anche alla sacra corona unita: attenti mafiosi, se verrà il tempo in cui per combattervi veramente serviranno le parole, i proclami e i dibattiti invece dei fatti, le vostre organizzazioni saranno rapidamente distrutte e voi finirete sul lastrico. Paventate, paventate. Angelo Rossi - MILANO Il dottor Della Guardia con un ragionamento severo e articolato, il signor Rossi con un lampo di ironia, dicono la stessa cosa, in materia di criminalità organizzata: troppe parole, poche azioni. Ciascuno sa che le mafie sono l’ostacolo allo sviluppo del Sud: se non si riesce a infliggere loro colpi decisivi; se di tanto in tanto riaffiorano le tesi di appoggi segreti in alto; se neppure a cadaveri eccellenti - Falcone, Borsellino, altri uomini esemplari prima di loro: magistrati, politici, giornalisti, gente normale - si è resa effettiva giustizia, vuol dire che il Sud interessa poco. È storia amara di questi ultimi anni, ma non solo. Speriamo che abbia ragione il dottor Della Guardia: è tanto evidente l’urgenza di affrontare il problema che forse si capirà che è l’ora di gestire bene il bene - non manca, in questo paese - mettendo da parte, su certe questioni vitali, la caccia ai voti.

dal mattino d napoli

 
 
 

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