Creato da lavocecelata il 28/06/2007
nel confessionale delle nuvole

 

« Una bandieraMustang e mucche »

Niente paura.Siamo svizzeri.

Post n°7 pubblicato il 28 Giugno 2007 da lavocecelata


Il treno arranca  su per le salite del Gottardo.

Tra una galleria e l’altra scorgo uno stradino solitario che sta lavorando di pala sulla neve ai bordi di una piccola strada asfaltata.

Ad occhio e croce lo giudico svizzero.

Butto un occhiata ai miei compagni di viaggio.Sono tutti silenziosi e riservati: svizzeri anch’essi, ci giurerei.
Il treno esce dalla galleria ed attraversa una stazione innevata senza fermarsi.Comincia la discesa.
Chiudo gli occhi.
Il rumore e lo scossone dello scambio mi sveglia.Il treno rallenta ed intravedo un cartello con la scritta ‘Chiasso’.
Ci siamo.
Guardo i miei tranquilli vicini.Sono tutti ben svegli.

Lo sono anch’io.Ma fingo di continuare a dormire.

Percepisco un educato mormorìo, allora socchiudo un occhio.Un controllore.

Mi guarda sorridendo.Ricambio il sorriso  e gli allungo il mio ticket.
Lo punzona e gentilmente me lo restituisce, sempre sorridendo.Di sicuro è svizzero anche lui.
Il treno riparte.

Se quello è stato il passaggio della frontiera, sono a posto.Guardo la mia borsa tra gli altri bagagli.
Magari ci fossero borse da portare in Svizzera tutti i giorni.
Una mucca bianca e nera, pascola davanti ad una casa rossa su un pendio erboso.Mi vengono in mente le mie mucche, quelle della mia adolescenza.Le ricordo una ad una.Erano le mie amiche e le mie compagne di giochi.Si può voler bene ad una mucca?Sì, si può.E si può sentirne la mancanza.
E ti può prendere la voglia di carezzarne una, sul collo forte, sulla fronte, grattarla tra le corna, poi passare la mano sotto  la pancia rotonda ed appoggiare l’orecchio a sentire il rumore del suo respiro ed il battito del suo cuore.
Intravedo l’Hallenstadium.Siamo a Zurigo.
Tolgo dalla tasca del loden il basco verde col suo bel pompon rosso e lo calzo in testa.Guardo minaccioso i miei compagni di viaggio:il primo che ride me lo mangio.

Ma mi son scordato che adesso sono in Svizzera.Nessuno manifesta nemmeno l’ombra del pur minimo interesse per la mia persona.
Respiro.
Il treno si ferma e con calma, chi deve scendere guadagna il portello aperto sul marciapiede, senza accalcarsi.
Sono a terra, la borsa tra i miei piedi.Aspetto che la gente sfolli un po’ e intanto mi guardo intorno.
Chi sarà il mio contatto?
Vedo gente che si saluta: c’è chi parte e c’è chi è arrivato.Dal sottopassaggio arrivano un paio di belle ragazze sorridenti.Vorrei non avere questo ponpon in testa, chissà che aria da imbecille mi ritrovo.Meglio che guardi da un’altra parte.
” Ciao.”
Mi volto verso la voce.Ce l’hanno con me?Le due ragazze si tengono a braccetto e mi sorridono.Le guardo sorpreso.
” Ehm..ciao..?”
” Sei inconfondibile.” La bruna che ha parlato mi porge la mano guantata di lana.La bionda sorride.
” Hans non è potuto venire.E’ il suo periodo militare.Ne ha ancora per un mesetto: è un ufficiale.Ed è suo marito.”

Guardo la bionda moglie di Hans.Non conosco nessun Hans.Sua moglie va bene lo stesso.
Mi tolgo il basco dalla testa ma l’aria gelida mi consiglia di rimettermelo subito.

“ Che si fa? ” domando alla bruna.

“ Abbiamo un amico che può ospitarti.Ti portiamo da lui.Vieni.”

“ Parli un italiano perfetto.” Meno male, penso tra di me.
” Non parlo solo italiano.Parlo anche tedesco, francese e spagnolo ed inglese.”
Oltre che essere una bella ragazza è anche un pozzo di scienza.

Usciamo dalla stazione.Le ragazze parlano in tedesco tra di loro.

Si fermano davanti ad una Mustang 4000 verniciata color rosa confetto.
Guardo l’incredibile colore di quel potente mostro a quattro ruote.

“ E’ la tua? “
La ragazza multilingue  sorride: “ Non ti piace?”
” Non ti piace passare inosservata, vero? “
Entro alla bell’e meglio nel minimo spazio dietro, sdraiandomi e accartocciando le gambe, la borsa  sulla pancia.Sbatto la testa un paio di volte.
” Dobbiamo fare un viaggio lungo?”
” No.Facciamo presto.Stai comodo?”
” Insomma.”

Parte come se guidasse un cinquino.
Dieci metri dopo si ferma dolcemente davanti ad un passaggio pedonale.I pedoni attraversano tranquilli come se camminassero in chiesa, invece che in mezzo al centro di una grande città.
Tranquillo.Siamo in Svizzera.

 
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