Creato da lavocecelata il 28/06/2007
nel confessionale delle nuvole

 

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I soliti italiani

Post n°13 pubblicato il 28 Giugno 2007 da lavocecelata

Intossicato dalla Vita

Quel che si vede

Quel che si sente

La Scena.

Così da quando sono nato

E' quel  che rappresento.

 

La Bahnhoffstrasse era deserta, all’ora di pranzo.
” Vai avanti tu, Mélanie, finisco di fumare e vengo.”
Gli ‘Gnomi delle banche’ si prendevano il loro intervallo.

Manrico pensava alla quantità di soldi nascosti sotto i suoi piedi, nei caveau sotterranei di quella strada linda come un arredo-bagno esposto in vetrina.Stava pensando di mettersi la cicca in tasca per non insudiciare  il quadretto invece di lanciarla’ more solito’ in mezzo alla strada con un veloce biscottino, quando vide il ragazzo, abbastanza male in arnese, che era apparso alla sua visuale, proveniente da una traversa laterale.

Aveva una massa cespugliosa di capelli ricciuti e neri, il colorito della pelle mediterraneo ed indossava un parka col cappuccio e jeans scoloriti e sudici.

Stava contando con estrema attenzione gli spiccioli che aveva nella mano sinistra, mentre con la destra ispezionava tutte le tasche che aveva da quel lato.Poi cambiò di mano e fece lo stesso con la sinistra.
Quando i loro sguardi s’incrociarono, subito si riconobbero.
Il ragazzo gli s’avvicinò.
” Italiano?” il suo accento era siciliano.
Manrico sorrise annuendo con la testa.Gli parve di buon augurio, incrociare un connazionale in quella strada deserta.
” Toscano.”
” Io sono di Palermo.” Calcò l’accento, “ La Svizzera è piena d’italiani, siamo in tanti.”.  Pronunziò quelle parole con orgoglio, quasi che loro due appartenessero ad un esercito di conquista.
Manrico annuì, sempre con la testa.Aspettava il seguito.
” Senti..” il siciliano gli s’accostò vicino, “ hai mica qualche spiccio da darmi?”
Manrico mise la mano destra nella tasca del cappotto rigonfia degli spiccioli che aveva avuto di resto nella caffetteria.Senza guardarli li passò nella mano nera e sudicia del ragazzo.

“ Vedo che te la passi bene.Vai in quel ristorante? “  il siciliano occhieggiò alla borsa di Manrico.
” Non ti metter strane idee in testa.Son qui per lavoro.Son messo poco meglio di te.”
” Allora ciao.”
” Ciao.”
Il siciliano riprese la sua rotta a vista, lungo la Bahnhoffstrasse deserta, linda e dritta, in direzione del lago e di qualche altro spicciolo, o di chissà cos’altro.La sua figura contrastava in quel mondo in apparenza perfetto, dove tutti, ma proprio tutti, parevano avere un lavoro e parevano felici anche di lavorare.Passavano le loro otto ore nei loro meravigliosi uffici, dopodichè se ne tornavano a casa e magari ce l’avevano anche bella, con tutte le loro piacevolissime comodità, i figli educati, le mogli un po’ insipide ma curatissime.Si sdraiavano davanti alla tele ad aspettare il sorteggio dei numeri al lotto ed una volta alla settimana si scopavano anche la moglie, senza tanta foga, di solito il sabato.Al lunedì, felici e contenti si ritrovavano nei loro meravigliosi uffici.Felici?Oppure illusi di esserlo.che differenza c’è, infine?
In fondo a quella linea retta dritta e sicura, forse qualche dubbio di aver vissuto in Paradiso gli passava per la mente e si sarebbero sentiti come cavie vissute salendo per le scalette di un cerchio e di aver girato sempre in tondo intorno al niente, circondati da oggetti inutili, dolenti e consapevoli di non aver vissuto, ma vegetato.
Gli echi di quello che succedeva a Milano, in quella città non erano percepibili, niente pareva turbare la pace, ma tutto sembrava finto, di plastica o cartone.

Entrò nel ristorante affollato e lo colpì il brusìo sommesso di tutti quei bancari, superato anche dal rumore delle mascelle che come macine sgretolavano il cibo e lo tritavano.Se non fosse stato per qualche rumoretto di stoviglie, sarebbe sembrato di trovarsi in chiesa, nel momento della Comunione.Una cameriera, alta e bionda, un poco altéra, con una mise nera, grembiulino e cuffia in trine di SanGallo, gli apparve davanti d’incanto, bloccandolo sulla porta e guardandolo interrogativamente.
Si vedeva da lontano che Manrico era un po’ fuori posto da quelle parti.
Mélanie lo soccorse avvicinandosi, e presolo per mano parlò sommessamente alla cameriera-polizei che con un sorrisetto dubbioso concesse ai due di accedere alla Messa in stomaco Solenne.



 
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