Creato da lavocecelata il 28/06/2007
nel confessionale delle nuvole

 

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Mélanie

Post n°17 pubblicato il 28 Giugno 2007 da lavocecelata

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C’è chi esce presto al mattino: sono quelli che non sopportano di stare fermi.Che amano gli odori del giorno che nasce, che vogliono rinnovarsi ad ogni alba.
Al mattino non c’è granché da dire.Basta respirare ed ascoltare il rumore del silenzio.
E’ il momento migliore della giornata.
Senza limiti.
Tutto ricomincia.
Tutto può essere ancora possibile, al mattino.

Come un rabdomante cerca l’acqua, Manrico al mattino cercava l’aria fresca.
Aprì gli occhi nel mezzo di un sogno che lo aveva spedito in una chiesa dalle linee gotiche e dalle mura fatte di pietra nera, sprofondata nel buio di una valle illuminata da fuochi distanti, come quelli sulle montagne della Barbagia.Era entrato tra le panche, tra la gente che pregava rumorosamente ed aveva visto la bara aperta posta davanti all’altare.
L’incenso fumigava nell’aria.Si era avvicinato alla bara ed aveva guardato dentro.Suo padre, morto e nudo.Dicono che sognare la morte di qualcuno valga ad allungargli la vita.
Lo ritenne di buon auspicio, dunque.

Guardò Mélanie che dormiva in posizione fetale, dandogli le spalle.
Lui era rimasto nella stessa identica posizione assunta prima di addormentarsi.
Quella di suo padre nella bara.Ecco spiegato il sogno.Doveva sgranchirsi un po’.
Dolcemente scivolò dal letto, raccolse i jeans ed il maglione ed uscì dalla stanza.
Il trillo di una radio- sveglia lo bloccò nel corridoio.Inciampando indossò i jeans appena in tempo per vedere Mélanie affacciarsi alla porta della camera ed accendere la luce.
Coi lunghi capelli scarmigliati e l’aria imbronciata di chi avrebbe dormito un altro po’, si stirò sbadigliando.
Manrico la guardò trasognato.Non aveva niente d’ingannevole, niente d’astratto.
Lo spazio tra di loro si era ridotto e ciascuno faceva la sua piccola danza d’avvicinamento.
Si guardarono in silenzio, misurando la nuova vicinanza.
La danza stava diventando un passo a due.
- Volevo andare a prendere un po’ d’aria. – disse Manrico.
- Ma è freddo, fuori.Facciamo colazione.- Mélanie s’interruppe un istante, poi: - Oggi non vado in ufficio. – Lo disse come se fosse una ribellione.
- Ma no!? – Manrico fece lo stupito, - che è successo? -
- Niente.Non è successo niente.Ho deciso così.Me lo posso pur permettere un giorno di festa. -
- Non sarà mica a causa mia?Non ti fidi a lasciarmi da solo in casa tua? -
- Ma che dici?Però non mi va di lasciarti tutto il giorno da solo.Non è educato.Sei mio ospite.Ed oggi è venerdì.Sarà un lungo week-end. -
- Dove mi porterai stasera? -
- Intanto pensa a darti una lavata e dammi i tuoi panni che li metto in lavatrice. -
- Mi imbarazza un po’ questa cosa. -
- Davvero?Guarda che ho un fratello e sono stata anche sposata, quindi, niente problemi. -
- Sei stata sposata? -
- Sposata e divorziata.Ma non parliamo del mio matrimonio adesso.Vai in bagno e passami i tuoi panni. –
Manrico le obbedì.In bagno si denudò e fece un mucchio dei suoi jeans e della sua biancheria.Poi aprì uno spiraglio di porta e mise il tutto tra le mani di Mélanie.
Guardando la biancheria di Manrico, Mélanie ebbe come una stretta di tenerezza.Le mutande ingiallite e consumate e quella maglietta lisa le parlarono al cuore della selvatica solitudine di quell’uomo.Lo avrebbe avuto per sé per tutto il week-end.Ne aveva bisogno.Aveva bisogno di un uomo per casa, per lei.

 

 

 

 

 
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