Creato da lavocecelata il 28/06/2007
nel confessionale delle nuvole

 

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..e la consegna? 

Post n°15 pubblicato il 28 Giugno 2007 da lavocecelata

Il ‘rosti ‘ gli era piaciuto.Era l’entrée che mancava di qualcosa.La crudité d’abord non sostituiva un bel piatto di pastasciutta.Manrico si sentì profondamente italiano e provinciale.
Con la coda dell’occhio spiava i vicini che traevano dalle tasche i franchi per pagare il loro pranzo e si domandava se ce l’avrebbe fatta a pagare con quelli che aveva lui.
Mélanie arrivò in suo soccorso: era sveglia quella ragazza.
- Non preoccuparti per il conto.Paga il Capo. -
La frase non lo sollevò da un certo imbarazzo, sentiva una scomoda sudditanza nel lasciar pagare agli altri i suoi bisogni primari.
- Non vedo l’ora di consegnargli questa borsa. -
Appena detta questa frase si sentì in dovere di precisare.
- Starei qui volentieri qualche giorno, ma senza questo pensiero. -
Mélanie sembrò apprezzare la precisazione e Manrico rincarò la dose.
- Mi spiace di esserti stato d’ingombro, ma non è colpa mia. -
- Di che ingombro parli?Almeno ho avuto un buon motivo per uscire un po’ dagli uffici.E di uscire una sera a cena anche se non era venerdì. -
- Vorrei la rivincita, una volta o l’altra. –
- Rivincita? -
- Un’altra fondue. –
Mélanie sorrise.
- Perché no? – s’interruppe un attimo e scuotendo una ciocca di capelli che le era caduta sulla fronte aggiunse: - Ci sono anche altre penitenze, sai. -
- Per esempio? -
Mélanie accennò ad alzarsi.
- Bisogna che andiamo.Ti accompagno a casa mia e poi torno in ufficio. -
Un sole accecante invece di sparire in mare, sparì dietro un palazzotto pretenzioso, con le finestre esattamente uguali a quella da dove Manrico guardava fuori, al quinto piano di un palazzotto identico ed uguale ad un altro che era sulla destra.
Un parcheggio vuoto ‘nur besucher’.
Il quartiere Ruti.Anonimo e curatissimo quartiere, costruito coi più moderni requisiti.
Sotto il garage sotterraneo ogni palazzina aveva il rifugio antiatomico, mensilmente rifornito di nuove vettovaglie a spese dei condomini.
Prendevano le cose molto sul serio, gli abitanti di quel quartiere.
Manrico si sentiva un pesce fuor d’acqua.Avrebbe voluto uscire, per far due passi, ma l’incontro con l’addetto condominiale che girava con un bloc-notes simile a quello degli agenti di polizia e che lo aveva fissato a lungo e con sospetto mentre si affacciava sul pianerottolo, lo aveva fatto desistere.
Quello sarebbe stato capace di non farlo rientrare in casa e magari di chiamare la Polizei. Spiò nello spioncino il simil-agente che scribacchiava sul suo blocco.Manrico era sicuro che stava scrivendo i suoi connotati.Non c’era da aspettarsi altro da parte di gente che dormiva sui propri rifugi antiatomici, pronti alla bisogna.Erano pazzi loro od erano pazzi fottuti tutti quelli che come lui se ne fregavano della bomba?Considerò la cosa democraticamente.Erano molti di più quelli che continuavano a vivere senza pensare alla bomba, quindi, essendo la maggioranza, avevano ragione loro: i pazzi erano quelli che credevano nei rifugi.

Ospite

La casa di Mélanie.
Cucinotto, pranzo-soggiorno, una camera da letto un bagno ed un ripostiglio.Manrico socchiuse la porta della camera.Una gigantografia di lei era proprio sopra il letto, dove di solito in Italia si tiene una madonna col bambino. Le pareti, la moquette ed una cassettiera, tutto era in un tenue verde pastello, come il piumone e le lenzuola.Richiuse la porta ed andò in soggiorno.Su un tavolo di vetro ed acciaio accostato alla parete di sinistra troneggiava un impianto hi-fi.Accanto, una pila ordinata di lp.Il primo era Led Zeppelin II.
Cinque minuti dopo ‘whole lotta love ‘ girava sul piatto e Manrico dormiva, sprofondato nel divano, la testa appoggiata alla sua borsa come su un cuscino.

You need coolin’, baby, I’m not foolin’, I’m gonna send you back to schoolin’, Way down inside honey, you need it, I’m gonna give you my love, I’m gonna give you my love. Wanna whole lotta love?....

La casa era al buio.Mélanie accese la luce del corridoio, si tolse la giacca ed andò dritta in soggiorno. Per un momento pensò che Manrico se ne fosse andato, poi notò il suo loden appoggiato sulla spalliera del divano e poi lo vide, disteso, con le gambe ciondoloni sul pavimento.Non si era tolto nemmeno le scarpe. Accese una lampada a stelo nell’angolo a destra della finestra e ne regolò l’intensità della luce.Non lo voleva svegliare.Si sarebbe fatta un bagno, ne sentiva il bisogno dopo una giornata di lavoro, poi lo avrebbe svegliato.
Appena era entrata in casa, aveva sentito l’odore di Manrico.Un odore che non l’aveva disturbata, ma anche lui aveva bisogno di una bella lavata, ed anche i suoi panni. Manrico era sveglio.Ma fingeva di dormire.Il rumore della porta che si chiudeva in una casa estranea era stato sufficiente a fargli drizzare le orecchie. Mentre Mélanie girava per la casa, tra la camera da letto ed il corridoio, si tirò su ed andò a girare il long playing sul piatto.Le note di ‘Living Loving Maid’ aggredirono la casa e Mélanie spuntò dal corridoio in vestaglia come se il latte stesse traboccando sul fornello, per abbassare il volume dello stereo.
- Sei pazzo? Vuoi che i vicini vengano a bussare alla porta? -
Manrico la guardò stupito.
- Ma così non si sente niente! -
- A quest’ora son tutti pronti per dormire, qui. –
- Ah già, m’ero dimenticato.Voi lavorate.Ma il venerdì sera? –
- Hai visto quel box in cemento che c’è la fuori? –
- Sì, cos’è? Non mi dire che bisogna andar lì per ascoltare della musica…–
Mèlanie rise alla battuta.
- Macché!? Lì vengono messe le bottiglie vuote.Se vai a guardare ora, vedrai ch’è vuoto.Se ci vai il sabato mattina lo troverai pieno…-
- Allora il venerdì sera è proprio liberatorio.Ma i locali che fanno?Stanno chiusi? –
- No.Sono aperti tutte le sere. – - Perchè non mi porti in qualche posticino? –
- Prima ti devi fare la barba.- Manrico si passò il dorso delle dita sulle guance.
- Sì.E mi dovrei anche dare una lavatina.Ma non ho biancheria di ricambio e nemmeno gli attrezzi per la barba.
- Il labbro inferiore di Mélanie sparì sotto il labbro superiore.
- Dovrei avere qualcosa per te.Io vado in bagno.Tu bevi qualcosa, intanto.In quello sportello c’è diverse bottiglie. –
Indicò una vetrinetta in cucina. L’unico liquore che Manrico riconosceva era una bottiglia di Slivovitz, un bellicoso distillato di prugne.Se ne versò un goccio, poi un altro, un altro ancora. Quando Mélanie uscì dal bagno lo trovò che dormiva di nuovo, stavolta senza scarpe almeno.Andò in cerca di un plaid e lo coprì.Accese il televisore in sordina e si mise a preparare una solitaria cena.Come sempre.
No.Qualcosa di diverso c’era.Anche se l’italiano se la dormiva, magari un po’ ubriaco, vista la bottiglia di slivovitz ed il bicchiere, non si sentiva affatto sola, ed era una piacevole sensazione.
La notte a volte è strana. Le persone che dormono sotto uno stesso tetto si passano dei geni. Gli spazi mentali non hanno barriere fisiche come gli spazi fisici.Si incuneano sottilmente negli spazi altrui e si parlano, si scambiano odori, desideri, aspettative, speranze. Quelli che cercano un altro spazio.Più luce.Un altro mondo.Un’altra vita. Quelli che vogliono essere sempre nuovi, alla luce del mattino. Quelli che al mattino pensano che ci sia ancora tutto il tempo per cambiare il mondo. Quelli che lasciano il proprio spazio per occuparne un altro ed un altro ancora, sempre in cerca di sé stessi. C’è una grande distanza tra i geni. Pochi secondi per incrociarsi, ma chissà quante volte io e te ci siamo incrociati in un altro tempo, in un’altra vita e quante migliaia di persone avremo incontrato, alfine. La notte a volte è strana.

Manrico si svegliò nel cuore della notte.Aveva il collo dolente per la posizione.La borsa non era un cuscino morbido.Si alzò dal divano e barcollò un attimo.Nella poca luce che filtrava dalle veneziane, con la borsa in una mano ed il plaid nell’altra si diresse nel corridoio.La porta della camera di Mélanie era semi aperta.Entrò e come se fosse la cosa più naturale da farsi, slacciò la cintura dei jeans e li lasciò cadere sulla moquette.Poi si tolse il maglione, ma si lasciò le calze.Girò intorno al letto e facendosi più leggero che poteva si sedette sul morbido piumone.Mélanie non usava lenzuola e nemmeno camicie da notte o pigiami.Dormiva bocconi, le spalle nude, i gomiti larghi e le mani sopra il guanciale.I capelli lunghi e liberi le coprivano i lineamenti.Cercando di farsi più piccolo che poteva distese il suo corpo pari pari,sul bordo del letto come se fosse in una bara, si coprì con il plaid e giunse le mani sopra il petto.Senti scricchiolare qualche osso rattrappito, mentre si allungava.
Ascoltando il respiro di Mélanie si riaddormentò subito.

 

 
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