Ho letto questo libro, che parla di una donna internata in un campo di concentramento e stuprata insieme alle sue compagne, che da alla luce questo bambino, che sente di odiare, ma poi quando nasce vede nel bimbo gli occhi di suo padre, e quella donna stuprata lo accetta, anche se frutto della peggiore infamia che si può commettere su una donna.
E' stata una guerra dimenticata, è stata una pulizia etnica che nessuno ha voluto vedere, allora un pensiero e a modo mio, alquanto piccolo, una denuncia per chi non sa, per chi non ha voluto sapere.
Durante la guerra in Bosnia Erzegovina più di 20.000 donne sono state stuprate. Dopo quegli eventi terribili sono nati circa 500 ragazzi. Loro, oggi, hanno tra gli 8 e gli 11 anni
Ognuna delle 20.000 donne vittime di stupro in Bosnia Erzegovina ha una sua storia individuale. Queste donne non sono state solo vittime di guerra, ma lo sono anche oggi, abbandonate e dimenticate da tutti. Prima di tutto sono state abbandonate dai mariti, che non potevano `sopportare la vergogna’. Poi, sono state trascurate dallo stesso Stato che regolarmente in modo patetico richiama la loro tragedia. Sono poche le donne che sono riuscite a salvare il matrimonio, grazie al fatto di aver tenuto nascosto lo stupro. Molte di loro sopravvivono con soli 18 euro al mese.
Le donne stuprate in Bosnia non sono ancora riuscite neppure a ottenere lo status di `vittime civili di guerra’. La legge non le prende in considerazione e così non hanno diritto alla assistenza sociale e sanitaria.
Tra i casi più noti quello di Dragoljub Kinarac, di Foca, condannato a 25 anni di reclusione per lo stupro di 105 donne.
Le donne bosniache stanno ancora vivendo molteplici traumi, e oltre ai problemi psicologici devono affrontare pure problemi sociali e culturali. La dottoressa Vesna Vidovic del Policlinico psichiatrico di Zagabria ritiene che nonostante in Bosnia dopo la guerra ci siano stati molti team di esperti che volevano aiutare queste donne, solo una cura di lungo termine potrà alleviare le conseguenze delle violenze subite.
fonte: Osservatorio sui Balcani