IN MY SHOES

che nessuno mai è pronto quando c'è da andare via


Se n’è andato così, Enrico. Dicono che è morto nel sonno, durante il riposino di una domenica pomeriggio di inizio primavera, dopo aver pranzato allegramente con la sua famiglia. Dopo aver scherzato, sistemato i suoi fiori in giardino, dopo la solita partita a carte con gli amici del bar. Io non l’ho mai conosciuto, se non dai racconti di una figlia innamorata del suo papà, ma la sua scomparsa mi ha profondamente commossa. Forse perché è quello che ognuno di noi si augura, una vita lunga e serena, senza mai un giorno di malattia in 85 anni, con ancora l’autonomia di una patente rinnovata, con ancora la testa che ti consente di arrivare fino all’edicola, e poi leggere il tuo giornale. Ogni mattina per una vita. Fino a che arriva la tua ora, e lasci questa terra in silenzio, all’improvviso, e in fondo senza addii strazianti. Senza avvisare nessuno. O forse perché capitare quassù sul suo Appennino, a metà strada tra l’Emilia e la Toscana, in questo paesino di sole 202, anzi, ora 201 anime, seguire quel corteo fino alla chiesa e poi fino al cimitero per dargli l’ultimo saluto, ha un sapore un po’ beffardo adesso, dopo che per anni non sono mai arrivata fin qui, perché è troppo lontano. E in effetti lo è, lontano, ma non abbastanza da giustificare il non esser mai venuta qui. Perchè adesso il suo sorriso buono traspare soltanto da una fotografia in color seppia, dal suo giardino curatissimo che affaccia sulla vallata. Queste cose mi fanno sempre riflettere, o magari anche cadere nel luogo comune, nelle frasi fatte che poco o niente riescono a dire sulla vita.È che, davvero, non siamo mai pronti, non siamo mai preparati abbastanza ai cambiamenti, alle cose della vita. E’ che pensiamo di avere un tempo infinito davanti a noi, pensiamo di poterci sempre permettere il lusso di rimandare a domani, alla prossima estate, a chissà quando. E poi la vita ci sorprende in modi che neanche riusciamo ad immaginare, nel bene e nel male, e poi le cose cambiano in tanti piccoli e grandi modi, e ci accorgiamo troppo tardi che abbiamo perso l’attimo. Abbiamo perso tempo, abbiamo perso occasioni. E ci diamo degli stupidi, e rimpiangiamo le cose non fatte, le frasi non dette, i posti che non abbiamo visto. Oggi ho pensieri banali, lo so, ma va così. Un fiore per te, Enrico.