IN MY SHOES

Riflessione (amara)


Così adesso so esattamente che cos’è la solitudine.So che la solitudine non è una cosa astratta, non è una sensazione, al contrario, è una cosa molto concreta, è una situazione ben precisa, è qualcosa di tangibile. La solitudine è il giorno di Pasqua, il tuo cane ormai quindicenne che sta male, che non si alza dal letto, che non mangia, che ti si accascia tra le braccia e tu non sai cosa fare, e non sai a chi chiedere, e vorresti aver qualcuno lì a fianco a te che ti dice di non preoccuparti. Ma ci sei solo tu, devi prenderle tu, le decisioni. La solitudine è una corsa a un pronto soccorso veterinario dall’altra parte della città, di quella città paralizzata dai divieti di accesso dovuti alla fiera, ai mercatini, alle varie manifestazioni, rallentata dalle persone in festa, in famiglia, con gli amici, a spasso per le strade di un giorno di festa, indifferenti alla tua ansia che cresce.La solitudine è quella pena di vedere il tuo amico peloso che sta sempre peggio, la fretta di arrivare e la testa annebbiata che ti fa sbagliare strada, la paura e la consapevolezza che non sei pronta a lasciarlo andare, le lacrime che salgono fino agli occhi, il groppo in gola e nessuno a cui raccontarlo. E il doverti anche controllare. È fare appello a quel Dio in cui non sai se credi o no, ma a cui rivolgi la tua preghiera, perché altro non ti resta. La solitudine è un numero preso al salvacoda di una farmacia di turno, col pericolo ormai scampato, ma con ancora addosso l’adrenalina e la stanchezza, quelle che ti sei tenuta dentro, quelle che avresti voluto urlare, ma strillare da soli non è davvero un granché come terapia.  Oggi per fortuna il cane sta meglio, si sta riprendendo, il mio fratellino peloso che ha vissuto mezza vita con me. Altre volte sono stata da sola. Mai mi sono sentita così sola.