Creato da vuotoassordante il 14/11/2008

.....

L'insopportabile rumore del vuoto

 
 
 
 
 
 

DOLCE BARBARA

Sul davanzale di un tramonto
dietro le foschie
si affacciano sporgendosi
le mie malinconie
stasera dolce amica mia
io sto pensando a te
a te che forse stai
sentendo me

sul davanzale di un tramonto
profumano foschie

lo sai che non è facile
trovare le parole
trovar la porta giusta per
uscire da un dolore
lo sai che umanamente
ci si chiede ma perché
è capitato questo
proprio a te
che in ogni senso lascia
rabbia e vuoti
che non so riempire

sul davanzale di un tramonto
gridano foschie

così ti voglio ricordare
così tu vivi dentro me
così mi piace immaginare
che tu ci sei,
sei sempre qui
perché ci sei
spero che,
spero tanto possa essere così

i miei pensieri dicono di sì
i miei pensieri dicono

lo so che dove sei
non hai bisogno più di me
ma sono io che adesso
cerco te
perché vorrei capire
e non ci arrivano
le forze mie

sul davanzale di un tramonto
scendono foschie

 

 

due ore fa

Post n°26 pubblicato il 05 Luglio 2009 da vuotoassordante

Sono passate due ore che mi hai salutato un anno fa.
Quante volte ho creduto di vedere il tuo sguardo negli occh di una ragazzina, il tuo passo in quello di una adolescente...

E' passato un anno e la nostalgia è quella di allora.

Qui intorno si stanno prodigando per la ricorrenza moltiplicando il loro affetto per noi, il calore del tuo ricordo e...la lontananza dei  miei sentomenti dai loro...

Forse non scriverò più...o forse si... ma oggi so che la tua presenza dolcemente mi accompagna...

 
 
 

...

Post n°25 pubblicato il 19 Marzo 2009 da vuotoassordante

Niente suscita il mio interesse.
Rovisto fra le cose da fare e non trovo niente che davvero richieda un mio intervento.

Avrei voglia solo di una carezza, di un bacio sfiorato, di un profumo conosciuto.

"vuoi un caffè?" "Si, grazie" "Te lo faccio io..."
Stupide parole che persistono come il ricordo di un timbro di voce...

 

 
 
 

Nocchiero

Post n°24 pubblicato il 17 Marzo 2009 da vuotoassordante

E' arrivato.
Vecchio nei suoi novant'anni passati.
Mi ha gettato un remo per tenermi a galla.
Non poteva far altro, giunto comìè alla fine del suo viaggio.
La tenerezza di una debole figura un tempo forte che mantiene la forza della saggezza.

Si, devo ricordarmi ti tenere la testa fuori.

 
 
 

aria

Post n°23 pubblicato il 16 Marzo 2009 da vuotoassordante

Devo sforzarmi di tenere su la testa.
Non devo sorprendermi delle nuove infamie che nuove onde sommano alle infamie delle vecchie.
Devo tendere l'orecchio con la speranza di cogliere nel frastuono tracimante un suono amico e non devo abbattermi sapendo bene che non verrà.
L'hanno vista passare la mia figura vilipesa dalle onde, confusa con esse, coperta della lordura che vuole renderla simile a se stessa.
L'hanno vista passare come il corteo del condannato alla giusta pena: l'orrore si fa spettacolo.
Il naufrago non avrà soccorsi: ha preteso troppo da se e gli altri ne fanno una colpa.
Giustizia è fatta.

Devo ricordarmi di tenere su la testa.

 
 
 

anche questa è fatta...

Post n°22 pubblicato il 14 Marzo 2009 da vuotoassordante

Oggi hai visto cosa è successo. Una discussione per una delle solite stupidaggini di tua nonna si è trasformata nell'altare alle verità profonde.

Tua sorella ha dato sfogo a tutto quello che aveva dentro e che per pudore, per educazione, per pietà forse, tratteneva.

Un fiume in piena dal quale affioravano, spinti dai vortici e sconquassati dalle onde, i relitti dei miei sensi di colpa.
Uno dopo l'altro, bavosi, schumanti di rabbia e di odio.

Per un attimo nei suoi ho rivisto i tuoi occhi ed è stato troppo.
E' partito un ceffone; che non ha bruciato la pelle della mia mano; che non ha arrossato la sua guancia.
Ha solamente chiuso un capitolo.

Mentre il fiume in piena, ripresa nuova forza, continuava a vomitare scomposte acque limacciose ho smesso di ascoltarne il rumore.
Ho rivisto quando presuntuosamente ponevo argini alla mia vita affinchè una tranquilla navigazione vi portasse yuyyi, sani e salvi, fino al mare; ho rivisto l'incredulità con cui percevivo la superficialità dello sguardo posato sui bastioni quasi fossero opera del caso; ho rivisto la leggerezza con cui venivano sparsi semi di alberi dalle radici profonde capaci di svellere l'argine che stavo costruendo.
Solo. Si, ho provato di nuovo la solitudine di quella mattina di luglio in cui ti avevo ancora e che attendeva i distacchi in programma per la serata.
I pensieri di allora sono yornati ad essere i pensieri di oggi: il mio è stato uno stupido sforzo, una stupidaggine che però rifarei, perche non inutile, mi sforzo di dire.
Non inutile no, ma solitaria, misconosciuta e dunque osteggiata.

E mentre rivedevo quelle immagini lunghe venticinque anni ho fatto i conti per ricavare un totale dove l'affetto si trasforma troppo facilmente in rabbia ed in odio.
Allora la furia delle acque giunte ormai in prossimità del mare può invadere placide pianure e stemperarsi ebbra d'aver travolto l'ultimo debolissimo bastione.

Ed a quelle acque ho aggiunto le mie lacrime.

 
 
 

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