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L'AMANTE PERFETTA (SECONDA PARTE)

Post n°100 pubblicato il 14 Settembre 2009 da whatsgoingon2005

“Chissà se questa sarà l’ultima volta!”, disse lei.

E ponendo la domanda spiava, con lo sguardo la mia reazione.

  

“E se non ci vedessimo più, da oggi?”, continuò.

 

Era lei che conduceva il gioco, e quelle domande in realtà la stava ponendo solo a se’ stessa.

 Era un esercizio che faceva per capire fino a che punto, e quando, sarebbe stata in grado di liberarsi dalla  catena a cui essa stessa si  era legata.

 

“Dai, dimmi che ti dispiacerebbe tanto e che non ce la faresti senza di me. Anzi no, non dirmelo!”.

 

“Magari a te non dispiacerebbe neanche; ritorneresti libero!”.

 

Era un atto di pietà; ma ancora  verso se’ stessa.  Non voleva dover sopportare anche il mio dispiacere.

 

“E se invece ci sposassimo?”  Proseguì lei.

 

 

E poi:

 

 

 

“No!  Ho paura, sono terrorizzata dal fatto che poi potremmo odiarci, ed allora davvero tutto sarebbe stato invano”.

 

 

 

 “Che storia infelice però è la nostra. Non credi ?”.

 

 

 “Ci  conosciamo, ci amiamo, stiamo bene insieme,  eppure non possiamo farlo!”.

 

 

 

“No, non devo più dire queste cose, servono solo a farci soffrire ulteriormente. Scusami!”.

 

 

 

 

 Io la guardai, annuii, l’accarezzai, con dolcezza, e spensi di nuovo  la luce.

 

“Tra un ora dovremo ripartire”, le dissi.

 

“Scusami, ho parlato sempre io. Che farai domani ?”

 

“Non lo so. Ancora non ho deciso niente”.

 

 

 

Ero io, con il mio silenzio, a lasciare che fosse lei a parlare, ed era proprio ciò che in realtà volevo: che mi parlasse, che mi tenesse a se’ con le parole, o meglio, con il suono della sua voce.

Per me amare era una cosa normale; la dolcezza mi veniva spontanea, con lei, come nei gesti di ogni giorno.

 

Il fatto invece di sentirsi amato, era una condizione che destabilizzava il mio equilibrio, che mi poneva davanti ad interrogativi non affrontati, e mi trasportava, al tempo stesso, in una sorta di limbo, quasi magico, senza tempo, dove si sarebbe potuti vivere in assenza di qualsiasi altra cosa e senza neppure desiderarla.

Sentirsi amato da quella donna, osservare il suo bel volto regolare, e quegli occhi così verdi ed enigmatici; poterne disporre toccandolo, o guardandolo  da vicino, mi dava una sensazione di estasi; come se ciò avesse il potere di sollevarmi dal peso di vivere.

 

 

Quel volto, quella voce, quei gesti, e lei stessa, in fondo, non significavano, per me, qualcosa di altro da ciò che essi in realtà erano ?

 

 

E lei, perché amava ?

 

 

 

Quel bisogno di amare, con forza, non era forse anch’esso la trasposizione di un desiderio inespresso ?

 

Quei gesti d’amore non rappresentavano, forse, il bisogno, trattenuto così  a lungo, di poter manifestare tale  sentimento ?

 

E quella complicità che esprimevano i suoi sguardi, non faceva anch’essa parte dello stesso involontario meccanismo ?

 

 

In altre parole, quel nostro rapporto, non nascondeva in se’ qualcosa di patologico, proprio perché si nutriva di queste mancanze che vicendevolmente ci concedevamo, compensandole?

 

 

Quell’amore, non era in fondo così perfetto proprio perché era malato, senza che noi sapessimo che lo era?

 

 

Quel rifugio che ci eravamo costruiti in una camera d’albergo al  secondo piano, non era fatto per sfuggire alla monotonia dei gesti quotidiani, ma per ricercarvi qualcosa di primordiale, che era solo dentro di noi, e che  solo lì dentro poteva vivere.

 

Per questo, e soltanto per questo motivo,  quel  luogo rappresentava anche l’antidoto a tutto il grigiore che stava fuori, e la vita degli altri, vista da lassù, appariva così triste e quasi priva di senso.

 

 

 

 

 
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Commenti al Post:
ladymiss0
ladymiss0 il 14/09/09 alle 21:50 via WEB
tutta una questione di punti di vista: cosa c'è di più grigio di un amore consumato in camera d'albergo? E' quello che proviamo che ci rende unici, la vera tappezzeria del contesto quello che per te sembra immobile per gli altri può esser vita
(Rispondi)
whatsgoingon2005
whatsgoingon2005 il 15/09/09 alle 08:51 via WEB
Brava; infatti l'autore qui vuol descrivere "il punto di vista" di chi è travolto dalla passione e modifica radicalmente i propri punti di riferimento.
(Rispondi)
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