Viaggio in Ghana, nell’inferno dei nostri vestiti usati
La parola è fast fashion. Suona bene, ma è la traduzione di un incubo che travolge pezzi di pianeta e sfrutta le persone che ci lavorano.
Negli anni ottanta sembrava voler dire che tutti potevano avere accesso ai capi di tendenza. Oggi, significa lavoro sottopagato e montagne di stracci che inquinano l’Africa: 15 milioni di vestiti usati arrivano li ogni settimana e trasformano il paesaggio in fogne e discariche a cielo aperto. Il reportage di Fabio Ciafaloni e Daniele Babbo.
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Commento: Abbiamo sbagliato tutto. Non dovevamo lasciare la produzione delle fibre naturali: Cotone, canapa, seta e lana. Non dovevamo lasciarci condizionare dal consumismo frenato delle fibre sintetiche. Non dovevamo riempirci gli armadi di vestiti senza valore e senza la qualità delle materie prime naturali. e non inquinanti.
Soprattutto non dovevamo sporcare le terre incontaminate dell’Africa con le nostra “civiltà occidentale” mediocre che nei fatti si è tradotta con limitatezza mentale e spirituale. Giannina Demelas