Il Signor Pan se ne stava lì, davanti alla finestra della loro camera da letto; guardava fuori la pioggia sottile che si riversava nel bosco a nutrirlo. Si accarezzava il sedere e canticchiava a bassa voce (tipico dei Pan rilassati). La fata, riversa sul morbido divano davanti al caminetto, osservava le fiamme ammaliata e ascoltava musica classica.
– Devo fare un esperimento – disse lui all’improvviso facendola sobbalzare e, ratto ratto, s’avvicinò gattoni sul divano – la prese per la testa e gliela rovesciò. Con la grazia che lo distingueva, le spalancò un occhio e pose sopra il bulbo un’ape.
– Se il creato s’intendesse quantificato e se dal resoconto risultasse l’innegabile dissonanza procurata dall’Autorità nella gestione dell’innalzamento spirituale che, con drasticità esagerata, giunge, innegabilmente, alla scomposizione delle cellule grigie: Se così fosse potrei considerare come stabile la nostra relazione – Enunciò serissimo.
– Se lo uccidessi chi mai potrebbe condannarmi? – si chiese lei già immaginandosi in merletto nero, splendida, con le trasparenze ad evidenziarle il corpo chiaro…