due

dame


Non mi sorprendi più. Ti conosco come fossi una mia sceneggiatura, come un personaggio che ho disegnato io. Le cose che dici, le risposte che dai, potrei scriverle un attimo prima che le dici. Prevedibile e senza più segreti. Se ti dicessi “voglio fare l’amore con te”, stringendo gli occhi ed inclinando la testa, mi diresti “tu sei pazza”. Pensieri nei quali, tornando a casa, faccio attenzione a non inciampare. Scivolare sul bagnato non è mai piacevole. Non mi dici nulla. Con le gambe incrociate e il culo attaccato al termosifone continui a seguirmi con lo sguardo. Appoggio la mia borsa sul tavolo in cucina e butto il cappotto su una sedia. Sei magra e scalza. E bella. E senza tacchi sei alta uguale. Alzo il coperchio. Nella pentola, ovviamente, non c’è un cazzo.
“Voglio fare l’amore con te”.
Non vale.
E l’ho fatto. E l’hai fatto. Un modo diverso. Tempi diversi. Tutto diverso.
Anche il paradiso è plurale. Ce n’è tanti.
“Non pensavo fosse così bello”.
Non dovevi dirlo. E’ come l’hai detto. Ho paura dei sentimenti che maturano. L’ho messo nella carta velina. Quella per le cose fragili. Poi l’ho chiuso in una scatola di ferro sigillandola con lo scotch. Quello da imballo, quello più forte ma anche il più pezzente. Cambio casa.

“Ciao.”
“Ciao. Cos’è quella valigia?”
“Sono tornata. A meno che tu non mi voglia più.”
“E’ tutto così come l’hai lasciato. Anche la polvere. Le chiavi le hai ancora, no?”
“Sì.”
“Ok, come vedi, stavo uscendo. Fai con comodo.”
Prende alla svelta il cappotto. Se lo infila, alza il bavero ed esce.
“Ciao.. ah, senti, la pentola sul fornello, inutile che guardi, è vuota.”
Passandomi a fianco mi appoggia un bacio sulla guancia. Come si fa fra amiche e prende le scale mentre l’ascensore sale. Mi pare di averci visto dentro Anna, Cinzia e mille congetture alle mie spalle. Mi sembra di sentirle “Hai visto? E’ tornata”. Siamo così noi donne. Fra i maschi c’è solidarietà. Fra noi c’è più rivalità e cattiveria.
Sto davanti a questa porta aperta così come sono arrivata. Una valigia a terra, un borsone in spalla e i miei dubbi dappertutto. Guardo le mie Superga e, carogna, vorrei che fossero loro a decidere in che direzione portarmi. L’ha fatto apposta a lasciarmi da sola. La conosco.. ehm.. è vero, meno di quanto pensassi.. però sono sicura che l’abbia fatto apposta a lasciarmi davanti a questa porta aperta. Ci ha messo niente a infilare il cappotto addosso alla sua gioia di rivedermi, a nascondere il suo sorriso sotto l’indifferenza di quel rossetto scuro ed a scappare via perché avessi il tempo e lo spazio per decidere da sola. Cazzo se ti conosco amica mia… rossetto scuro? Ma se non lo metti mai il rossetto! Ma dove cazzo è andata?
“Il fumo uccide”, stronzate! Il fumo ti tiene compagnia e ti vuole bene in una notte che, invece, non ti vuole bene. Le due meno venti. Non c’è più motivo di stare qua. Tolgo alle mie Superga ogni responsabilità. Riprendo la mia valigia, il mio borsone e vado via. Lascio sul tavolo le chiavi di questa casa. Non mi servono più. Mi riporto via solo la mia paura dei sentimenti che maturano. Ora sono più lucida senza i miei dubbi. Lucida anche negli occhi.

dueultima modifica: 2019-06-24T20:01:53+02:00da arienpassant

4 pensieri riguardo “due”

  1. Bell’argomento complesso, sulla paura dei sentimenti si sono versati f(i)umi d’inchiostro con risultati risibili, ovvero senza poter offrire alcuna cura a chi ha paura di amare, soffrire, essere abbandonato ecc. Ripensando alle mie vicende personali più che paura io sono ormai terrorizzata da qualsiasi coinvolgimento emotivo e per tornare al post, alla sua conclusione, non sono mai tornata indietro perché ho sempre saputo che è un errore farlo fuori tempo massimo…mi spiego, si può tornare indietro dopo aver sbattuto una porta per una litigata ma non si torna dopo aver fatto le valigie…perché della persona abbandonata ritroveremmo solo le sue sembianze.

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