Linea 3

Lineeee
In effetti, per non fare un torto alla solitudine, c’è anche un terzo percorso perché tale scelta è fra quelle che rappresentano quasi sempre non un rifiuto verso gli altri ma verso il superfluo e, siamo onesti, su sette miliardi d’individui, come c’è una bella fetta di belli, buoni, bravi e intelligenti, c’è pure un certo numero di cui il pianeta potrebbe fare a meno e nessuno se ne accorgerebbe. Tranne loro, of course.
Restando sul rifiuto del superfluo, essa è sicuramente un arricchimento ed un modo di riempire i propri spazi educando al meglio la propria indipendenza, libertà, riserbo, discrezione, essenzialità, disincanto. Come una dieta equilibrata e salutare che non ti vieta nulla ma è attenta alle dosi. Una scelta ecologica ed economica che inizia proprio con la spesa. Scegli con cura le verdure, le persone, le letture, la musica, il sesso. Anche il sacchetto dei rifiuti sarà poca cosa. A differenza delle apparenze, non c’è rinuncia, a meno che il superfluo, comprese le parole, non sia qualcosa d’irrinunciabile. Si è solo più rigorosi. Anche con i sentimenti. Niente privilegi, niente concessioni. Certo, non ti neghi qualche volo ed accarezzi qualche sogno, ma quello sulle spalle non è uno zainetto da viaggio. E’ un paracadute.
Perché chi la sceglie, quasi sempre, ha già dato.
Linea 3ultima modifica: 2019-01-28T21:12:34+01:00da arienpassant

4 pensieri riguardo “Linea 3”

  1. …ununguè precoce per realizzare certi prodigi, questo linee 3 sembra uno specchio, l’altro una fotografia. Se leggessi di Veda, con Galasso che so, rivaluteresti, forse, tutto ciò che lega una cosa all’altra. Mi sembra di tornare anche sul concetto precedente dell’artizzare solo in un tempo “dedicato” e sganciabile nonchè atteso,bramato e ricercato anche violentemente ma, la consecuzione è parte della linea, anche se non la puoi misurare. E con ciò ti auguro di sognare belle linee intersecanti, magari anche belle forme.

  2. certamente è anche uno specchio, parziale o di striscio che sia. Credo che nessuno possa esprimersi standosene seduto fuori da qualcosa di se stesso. Messa da parte la pazzia, la consecuzione è nella vita come nelle cose. Calore, evaporazione, pioggia o neve o altro. Senza consecuzione l’universo sarebbe morto nel momento stesso in cui è nato. Anche il “tempo dedicato” è una forzatura che mi addebiti, anch’esso non è dedicato ma è consecutio di stati d’animo. Di eventi che ci sfiorano, ci toccano, ci catturano. Emotivazioni che trasferiremo su qualcuno, su qualcosa. Artizzazioni, non artifici.
    p.s.: Su Veda e Galasso ho chiesto a Wiki, la mia consulente culturale di aggiornarmi. Wiki è carina ma, soprattutto e con me, ha una gran pazienza. Ha una disponibilità incredibile sta ragazza. In termini di viaggi non posso lamentarmi eppure lei mi sorprende portandomi nei posti più impensati.

  3. p.s.: mi viene da pensare che chi ci legge potrebbe dire: “ma come cazzo parlano stì due?”
    Artizzare, consecuzione… eheh, ripensando agli hdemici della Crusca dico che noi, almeno, utilizziamo la terminologia in modo più fantasioso o surreale però, come ha detto Fannì, non ci permettiamo di infrangere le regole transitivizzando gl’intransitivi.

  4. …come verbo che estende l’azione sull’oggetto mi sento di dire che l’oggetto Blog per esempio ha i suoi diktat e regole come il linguaggio o la Lingua, ma di più amo sentirmi a mio agio e mettere a proprio agio chiunque abbia voglia di dire qualcosa; questo non comporta bizzarrie incomprensibili, tantomeno, al contrario, cercare di smussare angoli vivi per piacere.. così è necessaria una profonda formalità, quasi un cerimoniale, perchè in fondo ognuno di noi può valere davvero qualcosa…e poi saper smentire tutto, sennò che noia… …ah ah si, hai ragione, ma come parliamo?

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