fantasy

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Il tema della conferenza era invitante: “Fantasy, il fumetto ieri, oggi e domani”.  Sul palco, un tavolo con 5 postazioni per gli oratori; sul lato un sofà con sopra un po’ di fumetti sparsi ed ammucchiati in modo disordinato; altri lasciati a terra ai piedi del sofà. Gli oratori erano un disegnatore, un sociologo, un editore, un pubblicitario, un giornalista ed un regista. Il tema scorreva piacevolmente toccando un po’ di storia con richiami ai vari personaggi, ai grandi disegnatori, al costume, alla tipologia e gusti dei lettori, alla diffusione ed alla fortuna di tutti quei fumetti che, al di là del passaporto d’origine, potevano andare  liberamente in giro per il mondo. Banalissimi fumetti che, come libri, sottaceti, preservativi e tant’altro, hanno più diritto di varcare le frontiere rispetto, invece, ad una gran parte dell’umanità. Altri passaggi sull’evoluzione della striscia che aveva assunto un’aristocrazia giornalistica anche in riviste diventate, poi, dei veri cult. Ogni passaggio ne richiamava un altro, ciascuno inteso come normale conseguenza dell’integrazione fra fumetto, società e attualità. Tre momenti che essendo sempre trasversali fra loro hanno coinvolto fumetti e personaggi nel cinema, pubblicità, giocattoli, moda. I nomi di Walt Disney, di Tarantino, di Manara, di Candy Candy, di Arsenio Lupin, si susseguivano. Mancava solo l’ultimo giro di interventi sulla necessità ed istigazione alla fantasia. Un tema nel quale apparve una crepa perché, fra gli oratori, mancava un esponente di quella scuola che dovrebbe essere presente in tutte le conferenze e, invece, è sempre assente e non certo per colpa sua. Siamo un paese proprio strano o, forse, strano è già un complimento perché un paese del cazzo forse rende meglio. Intervento dopo intervento e non poteva essere diverso, si sottolineava che il motore pulsante del fumetto è la fantasia e, quando si toccò questo tema, i fumetti che erano sul sofà ebbero come una vibrazione, ma non fu dato alcun peso alla cosa. Durante il secondo intervento, uno dei fumetti scivolò giù dal sofà. Anche questo fu un episodio senza peso. Durante il terzo intervento, invece, alcuni fumetti, sia sul sofà che a terra, si aprirono. Immaginammo che fosse un coup de theatre preparato apposta per creare quell’effetto animato che è proprio dei cartoons e la sorpresa degli oratori sicuramente faceva anch’essa parte del copione. Le sorprese erano solo iniziate perché da uno dei fumetti saltarono fuori Qui, Quo, Qua, Pluto, Clarabella e Paperino che, avvicinatosi al tavolo degli oratori, squakkeggiò:
“E’ stato bello e piacevole ascoltarvi. Avete detto davvero cose interessanti e perfino condivisibili, dovevate però chiuderla là, lasciando perdere la fantasia perché non è articolo vostro.”
Nello sbigottimento degli oratori fu la sociologa a reagire:
“Ah, non è articolo nostro? E tu da dove sei uscito, se non dalla matita che ti ha creato?!”
Qui sbucò fuori da un altro fumetto, Superman. Era tutto incredibile. Qualcosa di pirandelliano. Come stare al cospetto dei “Sei personaggi in cerca d’autore”. Superman si avvicinò alla sociologa, si sedette sul tavolo di fronte a lei e, dandoci le spalle, le disse:
“Vedi cara, quando affermiamo che voi umani non avete alcuna fantasia, lo diciamo a ragion veduta perché, come hai detto, saremmo proprio noi il prodotto della vostra fantasia. Vogliamo parlarne?”
Lei, imbarazzata dalla vicinanza di quel maschio che emanava superpoteri da ogni poro, strinse le cosce, si schiarì appena la gola e riuscì con un filo di voce, a dire solo: “Parliamone.”
“Bene, guardalo” – disse Superman indicando Paperino – “umanizzare degli animali è fantasia? Lo ha fatto anche Orwell, utilizzandoli come metafora. Prima di lui Esopo. Il punto però non è questo. La fantasia è il vostro limite.”
“Limite? Ma guardi che la fantasia non ha limiti”, intervenne il regista.
“Davvero?” gli chiese Superman indicando il sofà dove si notava una lucina lampeggiare. Ci voltammo tutti e vedemmo ET materializzarsi. Timidamente fece un passo avanti.
“Lo vede il limite?” chiese Superman al regista, mentre lo sguardo della sociologa zoomava sulla zona dei superpoteri che più la stavano incuriosendo. Lui continuò:
“Lo guardi e capirà da solo dov’è il limite della vostra fantasia, non solo vostra, ma quella di qualunque essere vivente in ogni parte dell’universo. Quel limite coincide esattamente con la conoscenza. Nessun essere può disegnare, scrivere o soltanto immaginare qualcosa che sia fuori dalla sua conoscenza. Immaginerà un alieno con tre occhi, con dieci gambe; metà verde e metà viola; metà Quasimodo e metà Frankestein, ma sarà sempre un’immaginario legato alla propria conoscenza. Potete fantasticare guerre stellari ma saranno pur sempre guerre; armi impensabili ma saranno sempre armi; amplessi con alieni che nemmeno il Kamasutra immaginerebbe ma saranno sempre amplessi; le donne di Picasso non sono fantasia, sono prospettiva e, dietro di essa, c’è tutto un percorso artistico. Guardateli i vostri film di fantascienza. L’alieno che vuole colonizzarvi, la chiamate fantasia? Guerre, conquiste spaziali, 20 mila leghe sotto i mari, viaggi in luoghi incantati e fiabeschi, streghe, nani, sono solo dei transfer. Prendere le cose da un posto e spostarle in un altro. Potete incrociare tutti i puzzle possibili nei modi più impossibili, ma resterete prigionieri della vostra conoscenza perché proprio essa è il confine oltre il quale nessuno può andare, ed è là che inizia la fantasia. Se prendessimo la cosa che, allo stesso tempo, è comune a tutti gli individui ed anche la più inimmaginabile possibile ovvero dio e mettessimo su questo tavolo tutte le sue rappresentazioni cosa ci troveremmo in termini di fantasia? Un vecchio, il sole, un bue, un ciccione, un fulmine, una rana. Capite?”
“Quindi?”, chiese il disegnatore.
“Quindi nulla, noi rientriamo nei fumetti. Voi continuate a disegnare, a sognare, ad immaginare ma, quando parlate di fantasia e sentite delle irrefrenabili risate, non offendetevi, siamo noi che ridiamo.”
Un silenzio irreale accompagnò il loro rientro nei fumetti. Gli oratori uscirono in silenzio. Alla sociologa scivolò il foulard sul sofà, lo raccolse ed uscì. Anche noi, piano piano uscimmo mentre uno alle mie spalle diceva:
“Chi ha organizzato questa conferenza con questo finale a sorpresa ha avuto una fantasia pazzesca.”
Sentii una fragorosa risata e risi forte anch’io. Alcuni mi guardarono senza capire. Forse l’avevo sentita solo io la risata provenire dai fumetti.

Era una sera che aveva l’alito fresco d’aprile e Sonia, la sociologa, ripensando all’accaduto, andò alla macchina. Entrò, sfilò il fumetto che aveva raccolto assieme al foulard e lo appoggiò sul sedile a fianco. Aprì il finestrino, accese una sigaretta, appoggiò il capo al poggiatesta. Aspirò una intensa boccata di fumo, chiuse gli occhi e, sottovoce, disse:
“Ho voglia di fantasia… invece di ridere, stronzo… vieni fuori e toglimela.”
“Dove ti piacerebbe?”
“Distesi sugli anelli di Saturno.”
“Si può fare, ma promettimi che non lo racconterai.”
“Se lo facessi, direbbero che è stata solo fantasia.”

fantasyultima modifica: 2019-03-31T12:08:14+02:00da arienpassant

8 pensieri riguardo “fantasy”

  1. …scusa Arien non sono assente ma sono un po’ stanca e non riesco a lasciarti che un saluto, avevo novità dell’Amico Perez ma la gallery non carica foto..così ..ad majora:)

  2. Bellissimo sexy ironico profondo…la limitatezza umana presentata in questa veste mette meno disagio, malgrado il retrogusto amaro.

  3. “se è vero che la fantasia in senso stretto non esiste (lo sai che non ci avevo mai pensato?), è altresì vero che certe tue masturbazioni sono state memorabili”

    No, la fantasia esiste ma, come ha detto Superman, è al di fuori della nostra immaginazione. Al massimo possiamo masturbare la realtà con il surreale, ci sforziamo di essere originali, ma senza che nessuno si offenda, siamo ingabbiati nella nostra conoscenza. L’inimmaginabile non sappiamo nemmeno cosa sia proprio perché se lo sapessimo, non sarebbe inimmaginabile.

    Se ti dicessi: “Vieni, dammi la mano, ti porto a guardar le stelle… ma da vicino”, sarebbe fantasia?
    No, non lo sarebbe perché tu esisti, nel senso che non sei un essere inimmaginabile. Anche le stelle esistono. Magari, con te sono solo una in più.
    🙂

  4. Mi era chiaro perfettamente il concetto sulla fantasia, solo che non mi sono spiegata bene 🙂

    “Se ti dicessi: “Vieni, dammi la mano, ti porto a guardar le stelle…”; questo mi ricorda un tuo vecchio post che si concludeva con “Vieni Arien…” ecc.

    Detto questo, che bel tuffo nel passato, nelle tue qualità di narratore. Che sì, non sconfinano (“il confine oltre il quale nessuno può andare, ed è là che inizia la fantasia”) ma è così che va per noi umani. E non ce ne doliamo, perché riusciamo a trarre piacere dalla dimensione che ci è toccata in sorte.

  5. No, non ce ne doliamo anzi, proprio come hai detto, obbligati al confine, “riusciamo a trarre piacere” a forzare la realtà distorcendola in surrealismo, satira, fumetti, fantascienza.

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