parola mia

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Scrivere, come dipingere o fare altro non viene meno alla regola che non sempre quello che fai venga bene, quindi, non è detto che alle volte se non addirittura spesso, quello che scriviamo o dipingiamo non possa far cagare. In termini di frequenza e non di forma o contenuto, invece, solo in termini molto personali possiamo dire o meno che scriviamo come caghiamo. Io, ad esempio, posso dirlo perché piscio con una normale regolarità, ma non ho nessuna costanza in termini intestinali, diciamo che non cago con regolarità. Questo, probabilmente, dipende dal disordine con cui mangio e vale sia per gli orari che per le cibaglie, e lo stesso disordine ce l’ho con lo scrivere. Sono discontinuo e se, in genere, si ritiene che scrivere dipenda molto dallo stato d’animo ovvero sia un fatto umorale, per me, invece, è più un fatto intestinale. Umorale o intestinale che sia, quello che importa è cosa scriviamo perché è proprio quello che, invece, potrebbe far cagare chi ci legge e, questo, spostando la riflessione in campo economico e finanziario, è un aspetto da non trascurare.
Storicamente e culturalmente riconosciamo alla parola un potere indubbio, ma è anche vero che siamo portati a considerarlo un potere capace di condizionare i comportamenti individuali, sia nel bene che nel male, sottovalutando quanto essa sia altrettanto capace di manovrare e movimentare immense quantità di capitali. La parola è una moneta che circola liberamente in ogni settore merceologico utilizzando l’editoria, i testi musicali, la pubblicità, i network, i social, l’arte, lo sport, la politica e la religione. Essa, come quelle ufficiali, viene spesa e scambiata ogni giorno ed ha un valore in continuo movimento.
La sondaggistica serve sempre di più a stabilire quanto la parola di Tizio, piuttosto che quella di Caio, sia capace di spostare enormi masse di voti o di consumatori o di pubblico. Voti, consumatori e pubblico che contano solo per le tonnellate di danaro che spenderanno. Il fenomeno parola si è moltiplicato attraverso il web dove i blog, i social e youtube, dando voce non solo agli addetti ai lavori, hanno creato un mercato parallelo nel quale chiunque può rendere monetizzabile il proprio prodotto fatto prima di parole ed eventualmente anche d’immagini. Non è semplice quantizzare quanto valga il mercato della parola. Sicuramente però è fra i mercati che fatturano di più, quindi è altrettanto certo che la parola è fra le monete più pregiate al mondo e, come tale, soggetta a svalutarsi o rivalutarsi con gli stessi meccanismi e velocità delle altre monete. In termini puramente economici, checché se ne dica, quello d’oro non è il silenzio ma proprio la parola. Ciò non toglie che, proprio come il danaro, non è la ricchezza a fare la felicità.
parola miaultima modifica: 2019-07-12T16:46:02+02:00da arienpassant

2 pensieri riguardo “parola mia”

  1. Carissimo, mio creda, baratterei più che volentieri parte della mia regolarità intestinale in cambio della sua loquace predisposizione al mettere nero su bianco. Pigrissimo, la invidio.

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