Quando è la natura a descrivere uno stato della mente

sara

“A destra mi impedivano la vista i panneggi di tende scarlatte, a sinistra c’erano i vetri chiari delle finestre che mi proteggevano, ma non mi separavano dalla triste giornata di novembre. A intervalli, mentre sfogliavo le pagine del libro, mi fermavo a guardare l’aspetto di quel pomeriggio invernale. Lontano, si offriva un pallido vuoto di nuvole e nebbia; vicino, uno scenario di prati umidi e cespugli battuti dalla tempesta, con la pioggia incessante selvaggiamente trasportata da una lunga, lamentevole raffica”.

Charlotte Brontë, Jane Eyre

Quando si scrive con ostinazione, la prosa si modella alla mente e poco importa se si vive al cospetto di una brughiera o tra mura anguste. Perché i veri scrittori sanno andare oltre la contingenza, mentre è propria degli scribacchini l’affettazione e l’insincerità.

Quando è la natura a descrivere uno stato della menteultima modifica: 2019-03-22T16:21:05+01:00da hyponoia

5 pensieri riguardo “Quando è la natura a descrivere uno stato della mente”

  1. la rivisitazione di una domenica crepuscolare,triste e grigia,seduti alla finestra..ad osservare la vita da spettatori malinconici..
    la poesia del mondo,di un mondo giovane,passionale..che sa promettere a chi riesce ancora a chiedere, a desiderare..lascia per così dire il posto a questa prosa,grigia,quasi annoiata.

    1. Purché sia prosa, quando ben scritta non c’è differenza in termine di pregnanza tra accenti malinconici o lieti. Il valore di uno scritto è indipendente dallo stato d’animo.

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