Giuditta, che sedusse Oloferne per vendetta

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Artemisia dipinge con cura il letto, che è l’unico arredo della scena. Sa che è questo il luogo dove si incontrano e si scontrano gli uomini e le donne, dove talvolta le donne soccombono, come è successo a lei in un pomeriggio di pioggia, quella pioggia romana primaverile che copre il mondo di polvere e di una illusoria oscurità. Così, nella tela, il letto in cui giace sopraffatto Oloferne non è un semplice giaciglio, ma un luogo primordiale dove la passione che unisce i corpi può torcersi, come un lenzuolo sgualcito, nella distruzione che gli separa.

Il rapporto tra Giuditta e Oloferne è ambiguo, erotico e crudele. L’uomo ha invitato la donna vicino a quel letto per coinvolgerla in un rito sessuale, lei lo asseconda solo per trasformarlo in un rito funebre. Giuditta è eroina della vendetta ma anche della seduzione, fino all’immagine fascinatrice e minacciosa che ne fece Gustav Klimt all’inizio del Novecento. Lo sfondo nero, nel quadro di Artemisia, non è un semplice notturno ma un buio più profondo, un’oscurità che viene dall’anima e dall’inconscio stesso delle tre figure rappresentate. È il buio dei sogni, dove il desiderio allestisce i suoi fantasmi. La tela è stretta, forse in anni successivi alla sua realizzazione è stata tagliata, ma indipendentemente dalle dimensioni tutto è concentrato in un claustrofobico primo piano onirico: dai sogni, e dagli incubi, non si può sfuggire”.

tratto da Le disobbedienti di Elisabetta Rasy

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“dai sogni, e dagli incubi, non si può sfuggire”.

Posto che la totalità di senso è altro da sé, si può tentare di comprendere l’incubo perché anche l’in-sensato, sebbene in parte, è retrospettivamente accessibile.

dall’alto:

Artemisia Gentileschi, Giuditta che decapita Oloferne

Gustav Klimt, Giuditta

Giuditta, che sedusse Oloferne per vendettaultima modifica: 2019-05-02T14:22:27+02:00da hyponoia

14 pensieri riguardo “Giuditta, che sedusse Oloferne per vendetta”

        1. lungi da me chiederti spiegazioni, ricordo quanto eri (e sei) avversa ad esse 🙂 … noi in fondo abbiamo sviluppato un nostro codice di comportamento qui

          1. Ma figurati, la tua non era una domanda indiscreta…Proust è la mia eterna passione, Artemisia Gentileschi viene fuori dal libro che ho citato e “quello che non siamo” dal nostro scambio di commenti di due giorni fa (se non sbaglio)…ecco, ora ti devo i diritti di ispirazione 🙂

  1. ma no, non pretendo diritti di ispirazione, per ora 🙂 e comunque avevo subodorato che “Quello che (non) siamo” potesse riguardare anche me …

    1. Trovarsi d’improvviso nelle strade di una città
      trovarsi in mezzo al mondo per spiare
      le sue segrete circonvoluzioni, le intenzioni, la sua verità
      provare un senso di piacere che non si può capire
      davanti a un viso che si specchia nel cristallo
      di un grattacielo irriverente, in qualche modo bello
      in attesa di un barlume di coscienza…bonsoir, Bel ami.

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