ART IS AN ATTITUDE

Fai bei sogni. Dieci anni dopo. Chi ne sentiva il bisogno?


Ma non è immorale ripubblicare un libro che ha avuto un sostanzioso ritorno commerciale, arricchendolo di un solo capitolo e di qualche innesto nella trama originale? Secondo me sì, ma dev'essere di tutt'altro avviso Massimo Gramellini che, per accompagnare  il lancio della sua ultima fatica letteraria, ha scritto:

"E poi, per farla breve, ho pubblicato un romanzo a cui mancava un capitolo. Per poterlo scrivere era necessario che il resto della storia uscisse prima allo scoperto".

Gramellini è un furbone, ha un uso sapiente delle frasi a effetto - lo deduco dalla posta del cuore che cura per un settimanale - ma oltre agli effetti speciali, se c'è dell'altro bisogna cercarlo col lanternino. Di Fai bei sogni. Dieci anni dopo ha parlato a Radio Deejay con Fabio Volo (no comment) che gli ha chiesto: “Hai cambiato il finale?”. E lui: "L’ho completato, perché molti lettori mi avevano detto che il finale lo trovavano un po’ buttato via".

In quanti gli daranno credito?

L'incipit:

"Quarant’anni prima, l’ultimo dell’anno mi ero svegliato così presto che credevo di sognare ancora. Ricordo l’odore della mamma nella mia stanza, la sua vestaglia ai piedi del letto. Che cosa ci faceva lì?

E poi: la neve sul davanzale, le luci accese in tutta la casa, un rumore di passi strascicati e quel guaito di creatura ferita.

«Nooooo!»

Infilo i piedi nelle pantofole sbagliate, ma non c’è tempo per rimediare. La porta sta già cigolando sotto la spinta delle mie mani, finché lo vedo stagliarsi in mezzo al corridoio, accanto all’albero di Natale.

Papà.

La quercia della mia infanzia, piegato come un salice da una forza invisibile e sorretto per le ascelle da due sconosciuti".

No comment 2.