ART IS AN ATTITUDE

Lilian Thuram: essere bianchi è meglio


Riciclarsi scrittori è una pratica dall'appeal irresistibile stando al numero di personaggi che, a livello planetario, archiviata la carriera che li ha portati al successo, riparano sulla scrittura. Nel novero del gruppo di cui sopra entra a pieno diritto Lilian Thuram i cui libri fanno discutere perché toccano temi sensibili, su tutti la lotta al razzismo.

Ne Il pensiero bianco. Non si nasce bianchi, lo si diventa Thuram, dopo aver introdotto il "pensiero nero", passa al pensiero bianco che in un'intervista di Stefano Montefiori definisce "una costruzione del mondo occidentale, fondato in secoli di legittimazione del suprematismo bianco che ha strutturato il mondo. I neri sanno di essere neri, mentre i bianchi preferiscono pensare a se stessi come normali. Perché la normalità, tuttora, è bianca".

E per quanto riguarda la guerra in Ucraina, sempre nella stessa intervista, pone l'accento su una questione di secondaria importanza per i nostri media dal momento che, ma questa è una mia considerazione, l'hanno trattata come un dettaglio folkloristico: "Perché alla frontiera con la Polonia i bianchi vengono accolti come esseri umani e i neri respinti come animali? Secoli di storia hanno prodotto l'odio per il nero (la negrofobia) una mentalità che è difficile cancellare in pochi anni. Nel mio libro ricordo che non è più ufficiale come poteva esserlo ai tempi del Codice nero di Luigi XIV, ma resiste un odio legato alla struttura economica e politica".

Thuram, se messo a confronto con individui comuni dall'identità nera, è da considerarsi un uomo fortunato anche se non si recepisce tale. Probabilmente gli sfugge un particolare: lui può avere su di sé tutta l'attenzione che desidera e in qualche modo, ponendosi su posizioni che se ne fregano altamente pure della Francia che gli ha dato tanto, sta già facendo la differenza.