ART IS AN ATTITUDE

Un cuore in inverno


Poteva essere un triangolo in piena regola e invece quello tra Stéphane, Camille e Maxime si risolve in un nulla di fatto. Perché Stéphane congela il sentimento che prova per Camille, preferendo all'azione l'ignavia, all'amore la solitudine predefinita. Un cuore in inverno è un film sospeso perché Stéphane è un uomo sospeso, ma fin troppo risoluto, al limite del patologico, quando si tratta di negarsi ai legami affettivi, perfino se di natura amicale. A dispetto di una trama scarna, la pellicola di Sautet offre uno spaccato di vita complesso: tutto sta a volerne decifrare le chiavi di lettura, insite nell'asciuttezza dei dialoghi, nei silenzi di Stéphane, nel fascino sottile di Camille. Ovvio che chiunque abbia, per dire, Quentin Tarantino come metro di paragone è meglio che lasci perdere. E tuttavia Un cuore in inverno e Django Unchained possono costituire un connubio stravagante ma riuscito. Perlomeno con me, che li ho visti entrambi nell'arco di quarantott'ore, ha funzionato; eppure sono passata dall'eloquio ironico e tagliente del dottor King Schultz a quello compassato di Stéphane. Senza traumi, e senza avvertire inconciliabili dissonanze. Al contrario, si è fatta ancora più strada la consapevolezza che quando dividiamo le cose del mondo per categorie non stiamo cercando una conciliazione con l'inconscio, ma solo con la parte di noi che ha bisogno d'essere rassicurata.