Genio e regolatezza

“Un paradigma di origine romantica vorrebbe che la genialità dell’artista sia necessariamente associata ad una quota di follia. Genio e follia costituiscono infatti un binomio storico nella cosiddetta psicologia dell’artista. Si pensi alle figure di Vincent Van Gogh e di Jackson Pollock, per fare solo due significativi esempi. In questo bel libro dedicato alla vita e all’opera di Paul Klee (Paul Klee: genio e regolatezza, Laterza), Gregorio Botta prova a problematizzare questo “cliché del maledetto” mostrando come la biografia di uno dei più grandi artisti del Novecento non confermi affatto la necessità che il genio sia associato alla follia. Tutt’altro. La vita e il lavoro di Paul Klee — la sua attività di artista e il suo ruolo di docente nella celebre Bauhaus — si sviluppano, infatti, all’interno di una ordinarietà operaia tutt’altro che instabile o inquieta. In primo piano non è il caos di una vita sregolata che trova nell’arte una supplenza necessaria alla sua sopravvivenza. La pratica dell’arte non compensa in Klee una voragine psichica, ma interroga quasi filosoficamente i limiti del mondo visibile. Nella creazione artistica non si tratta di rappresentare il mondo ma, come dichiarava Alighiero Boetti, citato da Botta, di mettere al mondo un mondo. Per questa ragione Klee riteneva che il compito dell’artista fosse quello di prolungare il tempo mitico della creazione, di «continuare il lavoro della genesi». Non si tratta dunque di riprodurre il mondo com’è, ma il suo divenire, il farsi stesso delle sue infinite forme. Per fare questo non è allora necessaria la follia del genio, quanto piuttosto la sospensione della rigidità con la quale l’intelletto ordina e immobilizza le forme del mondo. La sua passione profonda per la musica – Klee, nato da una famiglia di musicisti, è stato un provetto violinista – lo aiuta a valorizzare il processo di costituzione delle forme piuttosto che la definizione statica come avviene, per esempio, nell’opera di Mondrian. L’estraneità al senso faustiano della vita che Klee stesso dichiara non gli impedisce tuttavia di calarsi nelle profondità più abissali dell’essere. Ma quello che egli ritrova alla fine del suo viaggio non è la lava informe del caos, ma un ordine superiore delle cose”.

Massimo Recalcati, Gli angeli di Paul Klee

Facciamo un po’ di chiarezza sui luoghi comuni, magari concedendo loro solo una risicata percentuale di credibilità. Per il resto meglio dar credito all’istinto.

Paul Klee, il pittore delle idee - Patria Indipendente