Monet, o dell’imponderabilità di un giardino

Pont japonais dans les jardins de Giverny

Scrive Chiara Gatti:

Quando, fra i campi coltivati a orzo e frumento di Giverny, piccolo comune rurale al confine fra Île-de-France e Normandia, cominciò a fiorire il giardino di Claude Monet (1840-1926), i contadini del posto gli chiesero sbigottiti come potesse sprecare tanto terreno per piantare peonie e campanule, invece degli ortaggi. Il pittore parigino, ormai cinquantenne e riconosciuto come un maestro, cercò di spiegare loro che in quel modo coltivava la bellezza e che quei fiori, per lui, non erano solo un «piacere per gli occhi, ma motivi da dipingere». “Inventò”, così, il paesaggio intimo dei suoi quadri. I locali gli diedero del matto. Lui si chiuse il cancello alle spalle e si rimise a potare i glicini.

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Appartengono a tempi ormai lontani quelle rimostranze contadine. Ora è normale che qualcuno pianti fiori, alberi e siepi per amore del bello. Non interessa la rendita, ma si mira a fare del proprio giardino una fruizione estatica. E pazienza se, come fu per me, un angolo s’ostinerà a restare segreto: nell’invisibile dimorano le ombre, e se vuoi che Ulisse torni a Itaca devi fare finta di niente.

Claude Monet's garden at Giverny

An Afternoon At Claude Monet's Garden In Giverny, France, 51% OFF

Casa e giardini di Monet a Giverny: 20 opinioni e 285 foto

Intervallo

In un postprandiale come tanti, forse solo un po’ più indolente del solito, rai5 mi ha proposto una sequenza di quadri. Niente voci fuori campo. Solo musica e dipinti. Come a ricordare che spesso le parole non servono. Ho tenuto John A. Grimshaw.

Reflections on the Thames, Westminster

Autumn Glow

Moonlight

 Under the Moonbeams

Moonlight on the Lake, Roundhay Park, Leeds

Blackman Street, London