Gli scienziati hanno valutato la quantità di anticorpi dopo la vaccinazione e una forma lieve di infezione da coronavirus (ceppo Omicron B.1.1.529).

Un team interdisciplinare di ricercatori degli Stati Uniti ha valutato la risposta degli anticorpi neutralizzanti nei pazienti che hanno sviluppato una sindrome respiratoria acuta grave a causa dell’infezione da ceppi delta e omicron B.1.

Il ceppo Omicron ha il maggior numero di mutazioni nella proteina spike di qualsiasi altro ceppo. Queste mutazioni sono in gran parte responsabili dell’aumento del tasso di diffusione del patogeno e il virus stesso provoca un decorso più lieve della malattia. È questo ceppo, secondo le statistiche, che viene rilevato più spesso ora a Mosca.

I risultati dello studio hanno mostrato che i titoli degli anticorpi neutralizzanti per i ceppi delta e omicron erano ridotti rispettivamente di 2,7 e 15,4 volte rispetto alla linea virale ereditaria wild-type in gruppi di individui non vaccinati. Cioè, se infettato da un omicron, il COVID-19 trasferito in forma lieve provoca la formazione di una difesa immunitaria molto debole, insufficiente a prevenire il ripetersi della malattia.

Il livello di vaccinazione è allarmante: il decorso lieve della malattia riduce la motivazione della popolazione. Ma l’immunità indotta da omicron potrebbe non essere sufficiente per prevenire l’infezione con varianti SARS-CoV-2 più virulente. Quindi, gli scienziati hanno già identificato nuove mutazioni nel virus: si è saputo dell’emergere del ceppo Omicron B.2. Sottolineano l’importanza dei vaccini di richiamo nel potenziamento delle difese immunitarie.