Gli scienziati dell’Università di Dayton (USA) hanno scoperto che il trauma infantile è un fattore di rischio per il COVID-19 a lungo termine.

La sindrome post-coronavirus a lungo termine o “covid lungo” si sviluppa come complicazione dell’infezione da coronavirus e, secondo nuovi studi, può durare più di un anno con la conservazione delle particelle virali nei tessuti corporei. Nel presente studio, i ricercatori hanno valutato il trauma infantile come un rischio aggiuntivo per il COVID-19 prolungato.

Le esperienze traumatiche prima dei 17 anni, come la morte di una persona cara, l’impatto fisico dell’abuso, il divorzio dei genitori, il trauma grave e l’abuso sessuale, sono state esaminate utilizzando la Childhood Trauma Scale. Ai volontari è stato chiesto di indicare l’età in cui si sono verificati questi infortuni e di assegnare un punteggio numerico da zero a sette.

Si è scoperto che le persone che hanno vissuto almeno un evento traumatico durante l’infanzia hanno una probabilità tre volte maggiore di sviluppare un COVID prolungato se infettate da SARS-CoV-2. Quelli con una storia di due o più eventi traumatici avevano una probabilità 5,6 volte maggiore di soffrire di “covid lungo”. Nessuna associazione di questo tipo è stata segnalata per individui con traumi recenti negli ultimi tre anni, suggerendo che i ricercatori sottolineano che questo è un effetto dell’infanzia e dell’inizio della pubertà. Le prime ricerche hanno identificato distorsioni olfattive, dolore toracico e nebbia mentale durante la fase acuta della malattia come predittori di COVID-19 prolungato.