Deflation Times

Ad attrarre la mia attenzione è il tremolio di un violino, arnese che per qualche motivo ho sempre detestato. Questo suona una canzone balcanica dal tempo claudicante, zoppo come la persona che imbraccia lo strumento. Il guanto di lana grezza è tagliato alla falange e ne escono i polpastrelli induriti dall’esercizio sulle corde; intorno i portici semi deserti fanno da quinta alla strada in porfido. L’impressione, non solo mia credo, è che il mendicante accentui la menomazione, a far leva sul sentimentalismo pre-natalizio. Così come tende a indugiare su certe cadenze suggestive, d’inganno, intascando sbrigativi oboli da dita fredde e congestionate che sbucano svogliatamente dalle maniche pesanti. Ma a forza di darci dentro qualcosa ha imparato e non se la cava male in questa melodia straniante, a mezzo fra Goran Bregovic, Bela Bartok e le note in dissesto di un’economia al tramonto.
Rosso è l’orizzonte e cupo, ai passanti si mescolano poveracci e saltimbanchi e figure grasse e caricaturali come in un quadro di Grosz.

Deflation Timesultima modifica: 2020-12-17T15:01:33+01:00da vulcanoinaffitto