Il Vento e la Brezza

Hai concepito su un pavimento in parquet, appena deposta la valigia e senza spogliarti, senza una doccia. Hai visto la vita da te atomizzata in gocce rovesciarsi dalla vulva dilatata che colava di placenta, di sangue e amniotico.
Hai colto il senile esalare di due respiri in una settimana, forzando l’attenzione sulla comune fisiologia, raccapricciando e distogliendotene. Ostentavi, virile e coraggioso, ma temevi di morirne tu stesso.
Mentre quella vita nuova si auto sospingeva beffarda e fortificava a dispetto della gravità e dell’impossibilità.
Chi non l’ha vissuto non sa, si può descrivere la mela, non certo il suo sapore, né le sofferte motivazioni dei sonni perduti. Ma da quel momento sul parquet ti hanno sbattuto in una caligine, lì dove l’Aeropagita afferma essere la causa buona di tutte le cose. Ed è vero, prima vivevi di sguincio. Come fosse venuto il tuo turno, tardivo, dopo che si erano dimenticati di te.
Da allora un vento di follia, carnalità, malattia, menzogna, amore, furia, fatica, lotta, inganno, candore, ipocrisia, sopraffazione, santità, tradimento, odio, perdono, morte autoinflitta, tutto questo l’hai vissuto e visto. Tutto insieme e tutto in uno.
Questa è ormai l’età che esclude il trasalire indefinito, figuriamoci gli sbalordimenti. Eppure non è il deserto ma una pianura brulicante in uno Stupore nuovo e fermo. E’ la brezza che sommuove l’olmo alla finestra. E’ la brezza leggera di Elia.

Il Vento e la Brezzaultima modifica: 2024-03-08T15:25:41+01:00da vulcanoinaffitto