Un’amica da operare?

imagesJYBLJR7HSempre “nell’ottica della concussione”, per i pm , appare “sorprendente” il contenuto di una conversazione  del 26 ottobre 2010, tra P. I. e il medico M. C., dalla quale emerge come I, dovendo ricoverare tale F. L.,  “si adoperasse per disporre le dimissioni di un’altra degente  e ciò al solo fine di ottenere un posto letto da assegnare alla persona amica. Ciò a dimostrazione, per i magistrati, che la questione delle liste di attesa “risulta nella assoluta disponibilità dello I. che appunta utilizza e strumentalizza tale dato a suo piacimento”. I. a C.: “Io devo ricoverare stamattina una signora, L.  … Vedi di liberare un posto letto, e la mettiamo a letto, capito? Cacciane una”.

I raccomandati.  Scrivono i magistrati: “Nel disprezzo delle tante volte richiamate liste di attesa”, ecco i pazienti raccomandati che vengono inseriti surrettiziamente nelle sedute operatorie a distanza di poche ore dal loro ricovero. E’ il caso, tra gli altri, di S. U., indicato nelle telefonate come il direttore della scuola di specializzazione di pediatria. Dal 7 novembre 2010, partono convulse telefonate tra I, M. e S.A. Quest’ultima si raccomanda: “Si chiama U.”. I. avverte subito il medico in reparto, C., che lo aggiorna: “Ho fatto entrare U.” E I.: “M., aspettassero me, non devono fare niente”. Dal riscontro emerge che effettivamente il paziente U. è stato degente dal 6 al 9 novembre 2010. In tre giorni era stato operato e dimesso per “frattura chiusa del corpo di radio e ulna”.

I non raccomandati. “Deve aspettare almeno 15 giorni”Nella conversazione del 7 luglio 2010, il professore P.I. dialoga con F.C. E anche qui, secondo la ricostruzione dei magistrati, mette in piedi la teoria di difficoltà e dilazioni legate alle carenze dell’ospedale pubblico nel trattamento sanitario della paziente. C.: “Scusami P., volevo segnalarti una persona ricoverata da te… Ha la frattura del collo del femore, una signora di 82 anni”. I.: “Come si chiama?”. C.: “R.”. I.: “Va bene però senti F. tieni presente avvertila che noi abbiamo problemi con gli anestesisti. C.: “Eh lo so”. I.: “Tante sedute operatorie per cui praticamente stiamo andando a scartamento ridotto, la signora rimane ricoverata anche dodici, quindici giorni”. Poco oltre I. ribadirà: “Il problema è che purtroppo io mi trovo nella condizione di che sai, bisogna avvisare la fratturata di femore che rimane quindici giorni prima di essere operata”. A questo punto i pm notano: “La falsità della circostanza dell’impossibilità di operare in tempi celeri la signora R. risulterà nelle conversazioni vostre in seguito, in cui la caposala A. M. evidenziava come invece fosse possibile , in quegli stessi giorni, allestire in poche ore un intervento chirurgico”. Gli atti confermano che la paziente S. R.  viene ricoverata il 6 luglio 2010 al C. e dimessa due giorni dopo senza essere stata sottoposta ad alcun intervento, né risultava poi inserita tra le pazienti di Villa del Sole.

Il recupero crediti. Emerge che l’amministratore della casa di cura M. V. A. può contare perfino su un “personale” servizio di recupero crediti. Singolare è infatti il rapporto che emerge tra i due I., V.A. e un tale U.  B. , che staziona abitualmente nel reparto del C. – pur non essendo un dipendente dell’ospedale – praticamente con la funzione di “procacciatore” interno di pazienti da traghettare a Villa del Sole. In particolare, il 10 agosto 2010 l’amministratore V. A. affida un incarico a B. , via sms: “Ciao U., una curiosità. Mi è tornato indietro un assegno della clinica di 6 mila euro. Questo è uno di Casavatore operato da noi. Ho due alternative: o lo do all’avvocato, o se vuoi occupartene tu del recupero, e vedere se questo ti dà i soldi, ti do 500 euro. Fammi sapere, ciao”. Poco dopo lo stesso amministratore fa sapere a I.: “Quell’assegno che è tornato indietro… Ho sguinzagliato U…. l’Ho mandato a casa. Io a U. lo pago a percentuale, che ci costa enormemente di meno…”. I.: “Perfetto”.

I veleni. Conflitti, guerre interne e veleni tra corsie o tra pubblico e privato fatalmente ricadono sulla salute dei pazienti. Basti ascoltare lo scambio, dai toni vagamente minacciosi, che corrono al telefono tra U.  B., che il giudice definisce “procacciatore di clienti per la clinica privata V d S” e la caposala A.M. B.: “Mi volete cacciare da lì dentro? Eh, io mo’ ho parlato. Volevo parlarne con il professore”. M: “Noo… omissis Quello gli ho detto a C. e mi dispiace., ma è stato vomitato contro di voi e contro I. di tutto e di più. Ma io ve le devo dire da vicino certe cose, capito?”

Un’amica da operare?ultima modifica: 2018-12-31T16:44:54+01:00da CaposalaRaccomandato