#testdrive nuova #Jeep #Renegade per capire le nuove frontiere di un fuoristrada

La ‘piccola’ compatta della Casa americana sinonimo di offroad è molto versatile

Il modello ‘più piccolo’ di soli 1000 cc è già full options

Una Jeep. Per voi che cosa significa? Per tutti vuol dire fuoristrada. Ma pochi sanno perché la Casa che rappresenta l’off road per antonomasia si chiama così. È il sinonimo di General Pourpose Willys, che era la sigla delle fuoristrada costruite su licenza Ford per scopi militari dal 1940: 277 mila esemplari. Che si debbono sommare alle oltre 368 mila Willys-Overland realizzate sempre nel periodo della seconda guerra mondiale per l’esercito americano. Jeep, perché è la trascrizione di come gli americani, nel loro inglese più aperto e orientato a semplificare i vocaboli, leggevano l’acronimo Jp, ovvero ‘Gip’. Quindi, quando vi mettete alla guida di una Jeep, che cosa vi aspettate? Di trovarvi a bordo di un fuoristrada puro. Invece non è soltanto questo. Sto parlando della Jeep Renegade,

un Suv compatto che trasuda grinta dal design sintetico e apparentemente minimale.

In realtà studiato per fare in modo che si possa ottenere tutto da quest’auto, anche di più di quello che vi aspettate. Come d’abitudine, ritiriamo l’auto dal parco stampa. Questa volta si tratta dell’FCA della quale il marchio Jeep fa parte, e si trova a Milano. Così il tragitto di rientro permette di effettuare le prime prove di questo testdrive. Cominciamo a capire. L’auto è color blu metallizzato. Che sulla sagoma compatta della Jeep Renegade sta bene abbinato ai mascheroni, quello anteriore che riprende la griglia e i fari tondi della mitica Willys, alla calandra nera con la griglia color argento. Gli interni sono in pelle grigio-azzurra. E si abbinano al colore dell’auto. Creando nel contempo un habitat nell’abitacolo che rilassa e anticipa l bellezze che quest’auto potrà farci scoprire. I sedili sono molto ben imbottiti, ma soprattutto comodi. Segno che anche la guida fuoristrada non comporterà un affaticamento da postura. Mentre i rumori di fondo e quelli di scorrimento, seppur non importanti, sono tenuti all’esterno dell’abitacolo. Cominciando a impratichirmi con i comandi e gli strumenti, ecco che nel display centrale, che poi ospiterà l’impianto di info traitment Beats, possiamo fa comparire l’autoradio, le regolazioni dello stile di guida, la taratura e la selezione dei comandi. Ma anche

gli strumenti di monitoraggio per il fuoristrada sicuro.

Anche perché qui si seleziona la modalità off road. In tal caso la Renegade ci offre anche gli strumenti elettronici per calcolare l’inclinazione laterale e frontale, la decelerazione e l’accelerazione. Ancora un’opzione, che è ancor più utile su strada normale, quella della guida ecosostenibile. Il computer di bordo ci segnala l’intensità d’impiego del motore, dei freni, della frizione, il consumo. Rispetto al quale, nel display situato tra i due orologi degli strumenti al centro del cruscotto, offrono diverse opzioni in più. Una delle quali un pratico econometro che ci indica chiaramente e in modo deduttivo il momento nel quale cambiare marcia e ritrovarsi con l’auto in tiro, pronta a superare altri ostacoli. Rapiti dal ripetitore dei cartelli stradali nell’orologio principale, dimenticavamo di parlare dell’auto. Come accade abitualmente, quando ci segnalano l’auto che ci verrà assegnata in prova, finchè non saliamo a bordo non conosciamo le caratteristiche del modello che ci è stato assegnato. Lo scopriremo aprendo il libretto di questa simpatica Jeep. Poiché il rumore del motore ci aveva incuriosito, cerchiamo la ragione dell’etimologia della sigla del modello: 1.0. Avevamo già provato un’auto di 1000 cc, ma per un fuoristrada di primo acchito ci sembra che potrebbe essere una scelta azzardata. Come avevamo intuito dal rumore tipico di una cilindrata frazionata,

si tratta di un tre cilindri.

Però, grazie alla turbina, eroga 120 CV. Il cambio è manuale a sei marce. Ora ci stiamo avvicinando a casa. E decido di fare un passaggio per Palazzolo dello Stella, in provincia di Udine. Stella, dal nome del fiume che scorre accanto al paese. Un fiume di risorgiva che già a Palazzolo, il nome della località deriva dalla presenza di una stazione di posta in riva al fiume, ai tempi dell’antica Roma, lungo la contigua via Annia, che andava da Aquileia alla Capitale. Scorrendo per il paese, un tipico bordo rurale friulano, superata la Chiesa parrocchiale si sbuca in una strettoia. È un passaggio obbligato perché oltre c’è il fiume. E per superarlo un ponte di tipo militare Bailey, sul quale, se sta transitando un’auto è sconsigliabile passare in bicicletta. Vediamo un po’… riusciamo a superare la sagoma che ci indica la dimensione massima ammessa. E siamo arrivati sul fiume. E poi? Lo vedremo la prossima settimana.

due purosangue del mondo dei motori a due e quattro ruote
due purosangue del mondo dei motori a due e quattro ruote

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#testdrive nuova #Jeep #Renegade per capire le nuove frontiere di un fuoristradaultima modifica: 2019-08-14T01:15:40+02:00da charlieinauto