coccio di bottiglia o punta di diamante

Riceviamo e pubblichiamo


Avevo tutto quello che si poteva desiderare, una splendida famiglia, due soldi in banca, e la casa vista mare. Poi, nella mia vita, come fa la grandine ad agosto, sei arrivato tu, e tutto quello che avevo, quello che amavo, ora non c'è più. Non è successo con la velocità del lampo, ma lo hai fatto lentamente come fa il cancro. Ti sei presentato con un nome infame “gioco”, quel suono che sentivi da ragazzino e che ti sembrava innocuo. Ti ho dedicato tutto il mio tempo, ho gioito con te e pianto poi, come quando da ragazzino, sognavo il fortino con i cow boy. Ma quello si, che era un gioco vero, invece tu, ti sei trasformato, nell'uomo nero. Ed ora la notte ti prendi il mio sonno e quello dei bambini, ma quando mi sveglio, tu sei ancora li, e non sei andato via, come l'incubo dei piccini. Ho sempre pensato che la colpa fosse mia, che ti avessi fatto entrare io in casa mia. Che il casino che lasciavi prima di nasconderti, agli occhi amava, l'avessi fatto io, e giorni interi, a spiegare perché l'affitto non si pagava. Certo che le responsabilità di quello che mi è successo, sono le mie, quelle di un povero fesso. Ma "tu", sei come uno splendido specchio che riflette solo il bello, sei un'illusione che ti porta in cima al mondo, e ti lascia cadere sempre sul più bello. Perché, se una persona la riempi di regali ed affetto, è più facile poi, che te la porti a letto. E quando ormai sei solo, ed hai perso tutto, questo specchio fa il suo, e riflette solo il brutto. Inutile che descriva episodi, o situazioni deliranti, sono sicuro che sono quelle che abbiamo vissuto in tanti, se: una congiunzione che introduce un evento ipotetico, il giocatore vive perennemente spiegando, ma è solo patetico. Oggi che non ho più nulla, nulla puoi prenderti da me, ma stai attento, perché oggi io posso toglierti qualcosa a te. Se questo mio scritto da poco, arrivasse al cuore di chi ti ritiene "ancora" solo un "gioco". Se solo la gente sapesse quanto male hai fatto alle persone, almeno la smetterebbero, di farti comparire in televisione. Forse non l'hanno capito i nostri governanti, che fare cassa in questo modo, è degno dei vari trafficanti. Questa specie di poesia, non l'ho scritto io, ma l'anima mia, lei si che non c'è mai cascata, ma come chi mi ama, se l'è sempre bevuta. Pertanto non credere mai ad un giocatore, che è capace di vendersi una trebbia con tutto il fattore. Scusa, ma la colpa non è mia se ti ho riempito di cazzate, prenditela con chi abita ora nella mia testa, e prega con me, per tutte quelle vite spezzate. Come si può chiudere, uno scritto che parla di dipendenza? Nell'unico modo possibile, “dipendi da te e solo così farai la differenza!”