Omicidio di Simonetta Cesaroni: dopo 32 anni una nuova pista investigativa e due sospettati

Un omicidio, che dopo essere rimasto irrisolto per trentadue lunghi anni. Ma oggi, nel giorno della ricorrenza del Cold case più seguito in Italia, i familiari di Simonetta Cesaroni possono tornare a sperare, che il suo assassino avrà presto un nome ed un volto. Due inchieste parallele, una della Commissione Parlamentare Antimafia e una della Procura di Roma, potrebbero portare presto ad una svolta.

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Le due nuove inchieste
La prima riguarda i ricatti ed i favori di cui beneficiarono tutti coloro che esclusero dalle indagini dell’epoca due importati uomini delle istituzioni, di cui uno di loro potrebbe essere proprio l’esecutore materiale dell’omicidio della segretaria ventenne uccisa negli uffici degli “Ostelli della Gioventù” il 7 agosto 1990 in via Poma. La seconda, quella dei magistrati di piazzale Clodio che ripartirà proprio dal gruppo sanguigno repertato la sera dopo il delitto, sulla maniglia della porta dell’ufficio dove Simonetta era andata a lavorare quel giorno.

I depistaggi
Negli anni vennero messi in scena importanti depistaggi, che portarono fuori strada le indagini contro una parete “nera”. Tra questi, l’orario della morte che andrebbe anticipato, l’arma del delitto che risulterebbe non essere più il famoso tagliacarte, ritrovato sulla scena del crimine, ma un pugnale che l’assassino portò via e l’aver infangato la reputazione di Simonetta, dipingendola come una ragazza poco seria e che incontrava uomini conosciuti nella chat del “Videotel”. Questa circostanza, smentita più volte dai parenti della vittima, tra cui la sorella Paola, venne creata “ad hoc” da qualcuno per depistare ulteriormente le indagini dell’epoca, per stornare eventuali sospetti dai veri responsabili del delitto. Ufficialmente non è stato ancora recapitato alcun avviso di garanzia, ma la Commissione Parlamentare Antimafia, che ha ascoltato Paola Cesaroni, il suo avvocato Federica Mondani e il giornalista Igor Patruno, considerato la penna più documentata ed esperta sul caso di Simonetta, ha aperto un’inchiesta proprio partendo dai depistaggi. Nell’ audizione a Palazzo San Macuto, i tre hanno ricostruito la vicenda presentando dei documenti acquisiti dalla Direzione Investigativa Antimafia. ( Nella foto in basso l’ufficio dove venne assassinata Simonetta Cesaroni).

Il primo pomeriggio del 7 agosto del 1990, la ventunenne Simonetta Cesaroni varcò per l’ ultima vota da viva il cancello di via Carlo Poma 2 a Roma. Da quel palazzo uscirà morta a tarda notte, dopo che ne venne scoperto il cadavere negli uffici dell’ “Aiag” dove lavorava da poco come segretaria. Sul suo corpo, il medico legale contò ventinove coltellate inferte con ferocia da una mano assassina di qualcuno ancora rimasto impunito. In una ridda di ipotesi investigative formulate subito dopo la macabra scoperta e di processi che in quasi trent’ anni non hanno portato a nulla, l’omicidio di via Poma rimane ancora un cold case italiano. Quella ragazza acqua e sapone di Cinecittà, tutta casa e lavoro che avvisava a casa anche per dieci minuti di ritardo, a distanza di 29 anni dalla sua morte è divenuta uno dei simboli dell’Italia che chiede giustizia e verità. Diversi sono stati gli indagati entrati nelle inchieste. Il primo fu Pietrino Vanacore, il portiere dello stabile dove avvenne il delitto, poi Salvatore Volponi, il datore di lavoro di Simonetta, Federico Valle, figlio di un professionista che aveva uno studio in via Poma ed infine Raniero Busco, all’ epoca fidanzato della ragazza. Tutti vennero scagionati dall’ accusa di omicidio. Secondo la ricostruzione dei detective della sezione omicidi della questura di Roma, l’ultimo contatto telefonico Simonetta lo ebbe prima delle ore 17.30 di quel maledetto 7 agosto. Qualcuno che la ragazza conosceva e di cui si fidava è arrivato negli uffici dove stava lavorando. Tra i due c’è stata sicuramente una colluttazione tanto da spingerla a fuggire e tentare di rifugiarsi nella stanza opposta a quella dove stava lavorando. L’assassino però riuscì farla cadere e ad immobilizzarla. Dopo averla tramortita con un colpo in testa, la pugnalò ventinove volte, sei al viso, sul sopracciglio e nell’occhio destro e poi al sinistro. (In foto il portiere dello stabile di via Poma 2, Petrino Vanacore).

Il coroner rilevò quattordici ferite dal basso ventre. I vestiti della poveretta, i fuseaux, la giacca e gli slip vennero fatti sparire dall’ assassino insieme a molti effetti personali come gli orecchini, un anello d’oro, un bracciale, un girocollo d’oro. Sulla scena del crimine, quasi completamente ripulita c’era il cadavere con il reggiseno allacciato, ma abbassato, con i seni scoperti. Il top che Simonetta indossava era stato appoggiato sul ventre per nascondere le ferite. Le chiavi che Simonetta aveva utilizzato per aprire la porta non vennero mai ritrovate. I primi sospetti si concentrarono sul Pietrino Vanacore, il portiere dello stabile che venne arrestato dalla polizia il 10 agosto e scarcerato dopo venti giorni. Nel 1991 le accuse contro Vanacore ed altri cinque indagati vennero archiviate. Pietrino Vanacore venne trovato cadavere il 9 marzo del 2010 a Maruggio, una località balneare in provincia di Taranto. L’uomo si suicidò gettandosi in acqua legandosi una corda a un piede e legando l’altra estremità a un albero sulla scogliera. L’autopsia rivelò la presenza nello stomaco di un diserbante che Vanacore avrebbe ingerito prima di lasciarsi andare nelle gelide acque del mare.

A distanza di quattro anni dalla misteriosa morte del portiere nel 2014, Raniero Busco, ex fidanzato della Cesaroni venne assolto definitivamente dalla Corte di Cassazione. Sicuramente l’assassino è uno “stanziale” che conosceva bene il palazzo dove è avvenuto l’omicidio ed abituato a muoversi con disinvoltura senza destare sospetti nel dedalo di corridoi e sotterranei di via Poma. Nello stesso stabile una sera di ottobre del 1984 venne tramortita a bottigliate e soffocata con un cuscino la sessantottenne Renata Moscatelli, ricca ereditiera e figlia di un alto ufficiale dei carabinieri. Un altro caso irrisolto che rende ancora più pieno di misteri quel dedalo di corridoi, pianerottoli e sotterranei di via Carlo Poma.

Omicidio di Simonetta Cesaroni: dopo 32 anni una nuova pista investigativa e due sospettatiultima modifica: 2022-08-07T11:20:49+02:00da manuela_man27