«Una mia foto intima era arrivata sull’utenza telefonica di un amico del mio fidanzato Sergio, questo amico disse di averla ricevuta da un Pr di Napoli. Da quel momento ho iniziato a cercare i miei video in rete, uno era finito sul sito youporn.com con il titolo “Ragazza cornifica fidanzato a Napoli”, un altro su xhamaster come “Coppia di amanti” all’esterno un altro su p.net e lamoglieofferta.com. Navigando in internet ho notato la presenza sui siti por. no .grafici di ben sei miei video. Quanto sta accadendo mi avvicina in maniera veloce a istinti di suicidio». La discesa verso la depressione era iniziata ad aprile del 2015. Tiziana Cantone, la ragazza suicida di 33 anni di Casalnuovo, aveva scoperto di essere diventata una sorta di diva del mondo del po. rno da un amico, ma contro la sua volontà. Lo aveva scritto nella sua denuncia presentata in Procura a Napoli.
Le immagini erano state inserite sul web in maniera abusiva, senza il consenso di Tiziana, e immesse nel sistema delle piattaforme on-line, dove ancora adesso possono essere letti i commenti ai frame che sono spariti improvvisamente dopo la morte di Tiziana. Non tutti, però. «A distanza di cinque giorni dalla sua morte, un video ha .rd di Tiziana è ancora lì, su Internet e sta ancora facendo guadagnare denaro a chi pubblica le inserzioni pubblicitarie», denuncia l’avvocato Fabio Foglia Manzillo, ex legale della ragazza. E proprio sull’immissione in rete dei filmati h. ot si concentrerà l’attenzione del consulente nominato ieri dalla procura di Napoli nord, Carmine Testa che dovrà analizzate il contenuto delle schede di quattro iPhone sequestrati dai carabinieri di Giugliano in Campania a Sergio, l’ex compagno della ragazza, nella sua casa di Pozzuoli e acquisiti anche nell’abitazione di Mugnano e Casalnuovo di Tiziana. Oltre ai telefoni, nelle mani degli inquirenti della Procura, con a capo Francesco Greco, ci sono anche un tablet, due computer e una macchina fotografica. Segreti e abitudini della coppia Sergio-Tiziana verranno a galla presto perché la consulenza punta a uno scopo: scoprire se c’è stato lucro, se l’immissione in rete delle immagini di Tiziana abbia avuto un ritorno economico per qualcuno. Tutto era iniziato con uno scambio di foto spinte e video con uomini conosciuti on line. Sulla giostra dei social, tra nickname e profili, Tiziana si era esposta. Aveva iniziato a inviare immagini in topless a mo’ di scherzo: «Le avevo condivise con cinque persone: i fratelli Enrico e Antonio, Luca Luke, Antonio e Christian – dirà in seguito – c’era un gruppo WhattsApp, ma quando Christian mi propose di passare dal gioco virtuale al gioco reale, io rifiutai. Interrompemmo i rapporti nel marzo del 2015 e Christian si adombrò. Ad aprile, mi resi conto che i video erano finiti in rete». Christian è il nome che compare più spesso nella denuncia depositata da Tiziana negli uffici della procura della Repubblica di Napoli il 17 maggio del 2015. Prima ancora, c’era stato uno scambio su Instangram: «Sempre con Christian», aveva raccontato nella sua memoria, Tiziana. «Fu lui a contattarmi con una foto di profilo a torso nu. do – aveva spiegato la ragazza – dopo un paio di giorni ci siamo scambiati i numeri di telefono; ho notato che Christian, in alcune immagini, era in compagnia dei fratelli Enrico e Antonio. I tre più volte stavano insieme e, pertanto, capii che Christian mi aveva detto una bugia perché mi aveva riferito che la loro conoscenza era solo occasionale, invece oggi credo che i tre fossero d’accordo. Io inviavo foto con l’intento che non venissero divulgati in rete». Ma la promessa non venne mantenuta. «Il 28 aprile del 2015 mi sono accorta di altri filmati caricati su OpenAked e su Videotubeamatoriali.com e siccome questi video sono stati inviati solo a quei cinque uomini, io credo che loro li abbiano diffusi. Dico solo che loro ne erano in possesso». Tiziana non è stata ascoltata da nessuno. E così l’ha fatta finita. «Soffro di depressione e stati d’ansia – aveva spiegato nella denuncia, allegando anche i referti medici – infatti assumo ansiolitici e stabilizzanti e sono in cura da uno psichiatra». Una vita sconvolta. «Nelle mie rare uscite per recarmi al medico o dall’avvocato – aveva precisato – ho subito aggressioni verbali che per poco non si sono trasformate in aggressioni fisiche, quindi per tutelare la mia persona sono costretta a rimanere chiusa in casa».