«Ho dovuto subire due tipi diversi di violenza: prima quella fisica, poi quella delle omissioni».
Elena Majoni è l’ex moglie di Gabriele Muccino. Da poco, dopo l’affido condiviso stabilito dalla sentenza di divorzio, è riuscita a ottenere l’affidamento esclusivo del figlio avuto dal regista nel 2003. E al CorSera racconta come dietro il regista di successo, da anni in pianta stabile a Hollywood e capace di emozionare e raccontare come pochi i sentimenti umani, ci sia un uomo che in passato è stato violento con lei. Per lungo tempo Elena ha dovuto subire violenze fisiche, fino alla goccia che fece traboccare il vaso. Durante una vacanza in Toscana, infatti, i due litigano e Gabriele le rifila uno schiaffo così forte da provocarle la rottura del timpano, un episodio che segnerà la fine della carriera della donna come violinista.
In quel momento Elena decise di denunciare quell’uomo violento. «Avevo già sopportato troppo, sporsi denuncia dopo essere andata al pronto soccorso, a Roma» – racconta la donna – «Il colpo fu così violento che fui costretta ad un’operazione chirurgica, di cui porto ancora i segni sul fisico e nel mio quotidiano». Durante il processo, tuttavia, Silvio Muccino, unico testimone, negò tutto per difendere il fratello. Che pubblicamente definì Elena «un’arrampicatrice sociale alla ricerca di soldi e visibilità».
Per lunghi anni la vicenda sembrava finita così, poi Silvio Muccino, preso tra l’appartenenza alla famiglia e l’incapacità di mentire, decide di ritrattare e conferma l’episodio violento. È il momento decisivo per ribaltare le sorti della battaglia legale, con Elena che ottiene l’affido esclusivo del figlio: «Devo tutto alle mie legali e a Silvio. Lui ha sempre sofferto molto per quella testimonianza, che ha causato la sua rottura con la famiglia. Conoscendolo, sapevo che avrebbe fatto uscire fuori la verità». Finalmente, la forza della verità ha spinto Elena ad andare a testa alta, ma non è finita qui. «Voglio essere un esempio per altre donne a non isolarsi e a non scoraggiarsi di fronte a presenze intimidatorie e autoritarie, anche se ho avuto la fortuna di avere due legali come Rosella Festa e Virginia Lusadel» – spiega la donna – «Dopo l’affidamento esclusivo, Gabriele ha iniziato un nuovo tipo di violenza, quello delle omissioni. Non rispetta i provvedimenti giudiziari a suo carico nei confronti di me e di mio figlio. Il tribunale gli ha anche imposto, dopo ripetute mancanze, di fornire ogni cambio di residenza e una pec».