Settembre 2022: Dream Theater – METROPOLIS PT. 2: SCENES FROM A MEMORY (1999)
Data di pubblicazione: 26 ottobre 1999
Registrato a: BearTracks Studios (New York)
Produttore: Mike Portnoy & John Petrucci
Formazione: James LaBrie (voce), John Petrucci (chitarra, cori, programmazioni), Jordan Rudess (tastiere, cori), John Myung (basso), Mike Portnoy (batteria, cori), Theresa Thomason, Mary Canty, Sheila Slappy, Mary Smith, Jeanette Smith, Clarence Burke, Carol Cyrus, Dale Scott (cori)
Tracklist
Regression
Overture 1928
Strange deja vu
Through my words
Fatal tragedy
Beyond this life
Through her eyes
Home
The dance of eternity
One last time
The spirit carries on
Finally free
“Il gruppo più tecnico, con più difficoltà di esecuzione
da parte di tutti gli elementi”
(Richard Benson)
Dischi come questo probabilmente appartengono a tutt’altra epoca, non di certo a quelli che si affacciavano al nuovo millennio. Il rischio di suonar così “fuori moda” è qualcosa di molto più concreto. Del resto il progressive è da sempre stato oggetto di dura contestazione da parte dei puristi del rock’n’roll di ogni epoca. Eppure i Dream Theater non si sono di certo posti il problema, anzi, per loro le opere monumentali sono una delle espressioni per recuperare la genuinità e le ambizioni letterarie del rock.
Un disco come Metropolis in effetti è qualcosa che fa pensare di certo a roba come The lamb lies down on a Broadway dei Genesis, o a Tommy degli Who, anche se a detta dei propri ideatori pare sia stato ispriato ad Amused to death di Roger Waters o ad Ok computer dei Radiohead. Resta che il disco è un concept a tutti gli effetti, diviso in ben due atti, nei quali si avvicendano diversi personaggi che interagiscono tra di loro. Tutto parte dal disco Images and words, considerato da molti come il capolavoro per eccellenza della band. In questo disco è contenuto il brano Metropolis Pt. 1: The miracle and the sleeper. Da lì il gruppo, nel corso degli anni, ha pensato di offrirgli un seguito, poi divenuto un disco vero e proprio. Il disco vorrebbe essere una sorta di analisi terapeutica sonora, monumentale ed ambiziosa.
Certo, non è opera fatta per far cambiare idea a chi del progressive non ha una buona considerazione, ma non si può negarle un peso storico importante, oltre a riconoscere il talento e la compostezza tecnica dei vari membri della band