Ottobre 2018: Björk – HOMOGENIC (1997)

1997 - Homogenic

 

Data di pubblicazione: 22 settembre 1997
Registrato a: El Cortijo Studios (Malaga)
Produttore: Björk, Mark Bell, Guy Sigsworth, Howie B & Markus Dravs
Formazione: Björk (voce, tastiere), Vaughan Armon, Sigurbjorn Bernhardsson, Mark Berrow, Ben Cruft, Sigrun Edvaldsdottir, Roger Garland, Wilfred Gibson, Perry Mason, Jim McLeod Perry Montague-Mason, Peter Oxer, Maciej Rakowski, Una Sveinbjarnardottir, Sif Tulinius, Gavyn Wright (violino), Roger Chase, Hrund Hardardottir, Bill Hawkes, Peter Lale, George Robertson, Moeidur Anna Sigurdardottir (viola), Sigurdur Bjarki Gunnarsson, Paul Kegg, Martin Loveday, Jon R. Ornolfsson, John Tunnell (violoncello), Isobel Griffiths (direttore orchestra), Alasdair Alloy (glass harmonica), Jeffrey Bryant (tromba francese), Paul Gardhaim, Chris Laurence (basso), Steve Henderson (timpani), Yasuhiro Kobayashi (organo), Trevor Morais (batteria, batteria elettronica), Frank Ricotti (rullante), Guy Sigsworth (clavicembalo, tastiere, organo a canne), Helen Tunstall (arpa)

 

Tracklist

 

                        Hunter
                        Jóga
                        Unravel
                        Bachelorette
                        All neon like
                        5 years
                        Immature
                        Alarm call      
                        Pluto
                        All is full of love

 

 

         La musica non è questione di stile, ma di sincerità
(Björk)

 

Un folletto, un elfo, principessa d’altri tempi: tutto questo è stata ed è Björk, personaggio di spicco nella rivoluzione delle trame pop degli anni ’90, oltre che fata dotata di una personalità eclettica ed eccentrica nella realizzazione dell’aspetto visivo della sua musica. Una delle sue peculiarità più importanti è senza dubbio un timbro vocale inconfondibile ed espressivo, riconoscibile ed unico, unito ad uno stile musicale che nel tempo ha saputo far confluire le visioni più bizzarre dell’avanguardia, mescolando jazz ed elettronica, musica classica e trip hop, rock e cantautorato alternativo, reinventando in un certo senso il concetto stesso di musica pop, come solo pochi hanno saputo fare prima di lei. Björk riesce a mettere in atto le lezioni prese da Kate Bush, allargandole verso orizzonti ben più ampi e glaciali, evocando le atmosfere della sua terra natia, l’Islanda, elevandosi a reginetta indiscussa del nuovo pop elettronico.
Amante della musica sin da bambina, impara a suonare il pianoforte all’età di undici anni con una celerità e un talento tali da impressionare uno dei suoi insegnanti, tanto che presenterà una sua registrazione ad un’emittente radiofonica. Quella registrazione, che conteneva un’interpretazione personale di un pezzo di Tina Charles, I love to love, attirerà le attenzioni di un’etichetta discografica della zona, che offrirà a Björk un primo contratto. Questo le permise di registrare il suo primo omonimo album nel 1977, avvalendosi dell’aiuto del patrigno, che l’accompagnava alla chitarra, contente canzoni per bambini e alcuni rifacimenti di pezzi celebri come The fool on the hill dei Beatles. Siamo nell’epoca dell’esplosione del punk, e l’effetto debordante fece breccia nella vita di Björk, che subito dopo aver inciso il suo primo disco, mise su un gruppo punk formato di sole ragazze, le Spit & Snot, parallelamente ad un gruppo jazz, gli Exodus. Come possiamo vedere gli interessi per la musica da parte di questa ragazzina sono molteplici e piuttosto vari, ed in un certo senso questi costelleranno la sua carriera da professionista a venire.
A metà degli anni ’80, con diversi amici mise su il gruppo punk KULK, che poi cambierà il nome in Sugarcubes. Ed è qui che Björk comincerà seriamente a farsi le ossa, e ottenendo i primi importantissimi riscontri a livello di popolarità e di critica anche al di fuori dei confini islandesi, pubblicando dischi di un certo rilievo come Life’s too good e Stick around for joy. Ma nel 1992 i Sugarcubes si sciolgono, e Björk pensa di trasferirsi a Londra. Lì comincia a lavorare con Nellee Hooper (uno che ha avuto a che fare con gente del calibro dei Massive Attack, di Madonna, degli U2), e quella collaborazione porterà alla definizione del suo vero e proprio esordio discografico: Debut. In questo disco Björk conia una nuova formula pop, in bilico tra techno e avanguardia, capace di attirare le attenzioni tanto delle realtà disco quanto di quelle del rock alternativo impegnato. Sarà con questo disco che Björk si guadagnerà la consacrazione mondiale come nuova eroina della musica pop. Ma da qui il percorso si fa tutto in salita, e col successivo Post le trame sperimentali si infittiscono, e la complessità prende maggiore spazio nelle architetture sonore.
Per il “difficile terzo album”, Björk pensa a qualcosa di veramente speciale, unico, e quindi volge lo sguardo verso il mondo della musica classica, virandola in un mondo di beat e dissonanze. È questo classicismo trip hop che apre le danze di Homogenic, considerato da molti come il suo vero e proprio capolavoro, capace di andare ben oltre i confini che aveva già varcato Debut. Björk da prova di un talento immenso, affascinando con atmosfere glaciali e romantiche, guardandosi attorno, impersonando fortemente la lezione dei Portishead nelle trame sonore, ed evocando una sensualità sfrenata nei testi.
Il disco si apre con i battiti sintetici di Hunter, con un crescendo orchestrale che ricorda molto il vortice emozionale del Bolero di Raverl. Si prosegue con l’emozionante e bellissima Jóga, indiscutibilmente una delle prove più alte della sua carriera. Il pezzo condensa atmosfere glaciali, romanticismo classicheggiante dettate dalle strutture dei violoncelli e dello spumeggiante beat, con un’interpretazione vocale da vera e propria pelle d’oca. Un punto di partenza che porterà alla nenia new age di Frozen di Madonna l’anno successivo. Unravel invece si nasconde in un groove sintetico puntellato da schegge sospese e armonie celtiche, accarezzate dall’arpa, che si intromette tra le trame sonore. Gli echi dei Portishead e dei Massive Attack invece invadono l’enfatica Bachelorette: ritmi incalzanti e melodia sontuosa, con i campionamenti, beat elettronici, dissonanze e accordi di violino a sostenere una canzone eccellente. All neon like si sospende a mezz’aria, eterea e misterica, mentre le dissonanze accompagnano l’autera 5 years, evocando spettri degli Art of Noise e di tutto quel pop dadaista degli anni ’80. Immature dal canto suo si cala in un’atmosfera noir soul-jazz, imbastendo le trame di una canzone pop sofisticata e matura (a dispetto del titolo). Per Alarm call ci si guarda un attimo alle spalle, riprendendo spunto da quella Human behaviour che aveva allacciato legami importanti tra dance pop e avanguardia. Il bizzarro esperimento robotico di Pluto si riveste di rumorismo e trip hop, mentre si chiude con la sospesa All is full of love, con tanto di echi sintetici alternati da ricami pianistici, danza densa ed eterea.
Homogenic aveva quindi messo in chiaro che Björk non era di certo un fuoco di paglia, un abbaglio collettivo, ma un fenomeno importante di cui tenere conto nella formulazione delle nuove regole della musica pop. Un fenomeno che col tempo ha saputo conferire nuovi sprazzi di vitalità nell’inferno ossessivo del cinema di Lars Von Trier, interpretando Selma nel bellissimo e oscuro musical Dancer in the dark (di cui curerà la colonna sonora, avvalendosi della collaborazione di Thom Yorke per I’ve seen it all), nelle armonie celtiche di Vespertine, nel minimalismo di Medulla, nell’enfasi di Volta (di cui si registra una superba collaborazione con Antony in The dull flame of desire), negli echi di Biophilia e pop d’avanguardia di Vulnicura. Tutti espressioni di un’arte glaciale e animata da struggenti visioni. Tutte espressioni della magia di un folletto dotato di classe e talento. Oltre che di una voce divina!

 

Björk celebra le differenze e sfida gli ascoltatori ad esplorare le gioie della contraddizione con le orecchie aperte e una vivida immaginazione. Lei offre ingegnosità con un tocco umano, ormai raro nel rock e nel rave degli anni ’90
(Neva Chonin)

Ottobre 2018: Björk – HOMOGENIC (1997)ultima modifica: 2018-10-29T09:13:26+01:00da pierrovox

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