Novembre 2018: Muse – ORIGIN OF SYMMETRY (2001)

Origin of symmetry

 

Data di pubblicazione: 17 luglio 2001
Registrato a: Real World Studios (Bath), Astoria (Londra)
Produttore: John Jeckie & David Bottrill
Formazione: Matthew Bellamy (voce, chitarra, tastiere, organo), Chris Wolstenholme (basso, vibrafono, cori), Dominic Howard (batteria, percussioni)

 

Tracklist

 

                        New born
                        Bliss
                        Space dementia
                        Hyper music
                        Plug in baby
                        Citizen erased
                        Micro cuts
                        Screenager
                        Darkshines
                        Feeling good
                        Megalomania

 

 

Colui che cerca la conoscenza
cerca il dolore
(Matthew Bellamy)

 

Il nuovo millennio portò con sé la ribalta di tutta una serie di nuovi gruppi destinati a diventare i nuovi fenomeni del pop rock internazionale, tanto a livello di popolarità quanto a livello squisitamente qualitativo. I Muse appartengono quindi a tutto quel filone che aveva visto le sue origini verso la fine degli anni ’90 (sebbene la loro formazione risalga addirittura al 1992, tra i banchi di scuola), e trovare la propria dimensione all’alba del 2000. In particolare in Gran Bretagna se la giocavano con i “cugini” Coldplay. E mentre quelli rappresentavano l’aspetto elegante e delicato del pop, i Muse rappresentavano l’aspetto decadente e depresso. Entrambi però avevano in comune la passione per il pop futurista dei Radiohead e le trasformazioni degli U2, e in effetti questi sono elementi facilmente rintracciabili nella loro musica, anche per espressa ammissione dei diretti interessati.
Ma i Muse dalla loro vantavano una sorta di personalità poliedrica che li portava tanto a mescolare il pop delle band su citate, quanto l’hardcore dei Sonic Youth o le asperità grunge dei Nirvana, non disdegnando nemmeno un tocco di vibrante progressione, tanto da ricordare persino il rock barocco dei Queen in più di un’occasione.
La loro esplosione avviene nel 1999 con Showbiz, che seguiva l’ep Muscle museum, guadagnandosi sin da subito l’approvazione della critica e l’interesse da parte di un pubblico già piuttosto ampio, divenendo sin da subito una delle espressioni del nuovo rock tra le più interessanti. Qualcuno ironizzò sul fatto che tentavano di sembrare i cloni dei Radiohead, complice anche il timbro vocale di Matthew Bellamy molto simile a quello di Tom Yorke, e al suo particolare stile canoro, fatto di allungamenti ed estensioni impressionanti. Ma in buona sostanza i Muse si presentavano come una band di grandi promesse e grandi speranze.
Il 2001 fu la volta del secondo album, Origin of symmetry, che non si premuniva solo di confermare le promesse lanciate nel disco d’esordio, ma vedeva una notevole crescita dal punto di vista sia sonoro che interpretativo. Le soluzioni previste per l’arrangiamento delle canzoni vantavano una varietà stilistica notevole, i temi spaziavano tanto sul romanticismo quanto su una poetica futurista e cibernetica, e nel contempo il sound diveniva più corposo e variegato.
L’apertura, affidata a New born, mette subito in chiaro che questo non sarà un album prevedibile, ma dotato una personalità tutta sorprendente e soprattutto eclettica. Infatti il tappeto sonoro fatto di tastiere delicate e canto tormentato che da subito fa pensare immediatamente ai Radiohead di Ok computer, sfocia quasi immediatamente in una serie di riff distorti e progressioni assassine che rimanda addirittura al prog metal dei Tool, e alla furia hardecore. I cambi di umore sono repentini, e non c’è tempo per rifiatare. E Bliss che la segue aleggia a distanze siderali fluttuando nello spazio, salvo poi continuare a colpire a suon di riff roboanti. Space dementia si apre con un’atmosfera degna di alcuni lugubri presagi tanto cari a certi Pink Floyd, salvo poi svettare in architetture sonore tanto care ai Radiohead. Hyper music graffia maledettamente hard, e si erge eclettica tanto da far pensare ai Nirvana di Nevermind quanto ai Red Hot Chili Peppers, soprattutto nella ritmica delle chitarre. Plug in baby, che si prese il compito di lanciare il disco, si apre con una chitarra heavy, ma vanta una strofa che ricorda alcune cose brit pop e un ritornello drammatico quanto efficace, che pare una sciabolata. Citizen erased invece porta la band in certi territori sonori già calcati dagli Smashing Pumpkins, ponendosi come brano a cavallo di due epoche, e Bellamy come personaggio strambo e curioso, capace di condensare in sé stesso tanto Corgan quanto Yorke. Micro cuts vede un Bellamy particolarmente sinistro, destreggiarsi in acuti impressionanti, coperti da effetti sonori sporchi e sinistri. Screenager invece si ferma in territori vagamente post rock, ma ammantati di splendore pop latino, abbacinati da luccichii psichedelici, tanto che è possibile intravedervi qualche familiarità col pop dei Blur. Darkshines invece si apre con una chitarra dal sapore esotico, e il brano si allunga su una dimensione psichedelica e progressiva. Abbiamo ancora spazio per l’esercizio lento di Feeling good, prima ancora della chiusura affidata a Megalomania, spettrale, spaziale, devastante.
I Muse si confermarono quindi band capace di sorprendere e degna di vera attenzione. Il loro percorso continuerà con Absolution, che più o meno ne seguirà la rotta, per poi cominciare seriamente a perdersi con album sempre più pretenziosi e sempre meno interessanti, cercando tanto appigli dagli U2 di Zooropa quanto dai Queen più pomposi. Ma se di questi ultimi potevano vantare una certa presenza scenica, dei primi non di certo l’originalità di certe idee. E come i Coldplay il loro percorso comincia a farsi sempre meno interessante col passare del tempo. Anche se quelle idee messe a frutto nei primi passi continuano ad essere originali e fortemente interessanti.

 

I Muse sono riusciti a trasformare le loro nevrosi di provincia in idee universali
(dal New Musical Express)

Novembre 2018: Muse – ORIGIN OF SYMMETRY (2001)ultima modifica: 2018-11-12T15:29:04+01:00da pierrovox

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