Novembre 2018: Cream – DISRAELI GEARS (1967)

Disraeli gears

 

Data di pubblicazione: 10 novembre 1967
Registrato a: Atlantic Studios (New York)
Produttore: Felix Pappalardi
Formazione: Jack Bruce (voce, basso, piano, armonica), Eric Clapton (voce, chitarra elettrica, chitarra ritmica, chitarra a dodici corde), Ginger Baker (batteria, percussioni, cori)

 

Lato A

 

                        Strange brew
                        Sunshine of your love
                        World of pain
                        Dance the night away
                        Blue condition

 

Lato B

 

                        Tales of Brave Ulysses
                        SWLABR
                        We’re going wrong
                        Outside woman blues
                        Take it back
                        Mother’s lament

 

 

L’unica buona musica è quando dei buoni musicisti suonano l’uno per l’altro.
Credo sia questo che ha reso i Cream così differenti dagli altri gruppi rock
(Jack Bruce)

 

Si può guardare avanti, e nello stesso tempo tendere lo sguardo sul passato? O meglio detto, l’innovazione può nascere dalla tradizione? Perché i britannici Cream sono stati una delle rock band più importanti e innovative di tutta la storia della musica, tanto da influenzare e non poco gente come Jimi Hendrix, ma la loro importante fusione, prima ancora che di genere, è di epoche. Il rock dei Cream nasce da una forte componente blues, della quale furono rivisitati i consolidati vecchi schemi, per poi rileggerli in un’ottica moderna, nuova elettrizzante, gettando i semi di quello che da lì a poco chiameremo hard rock. Prima ancora dei Led Zeppelin (band peraltro molto affine dal punto di vista stilistico), i Cream fecero man bassa di tutte le lezioni ricevute dal rock’n’roll anni ’50, delle radici del blues, in particolare di quello del delta del Mississippi, cercando di farlo armonizzare con le nuove ondate psichedeliche, con gli intrecci etnici e le varie aperture che il rock in quel periodo stava attraversando. In questo si pongono come il ponte ideale tra il rigorismo blues di John Mayall e le innovazioni hard dei Led Zeppelin e i Black Sabbath. Ma alla loro fonte si può tranquillamente dire che si sono abbeverati artisti del calibro dei Rolling Stones, degli Who. Le loro lunghissime jam suonate durante i concerti aprivano ad intuizioni brillante, che nello stesso tempo portavano nuovi modi di fare musica.
E nello stesso tempo, in qualche modo, i Cream dovevano la loro particolare brillantezza alla straordinaria sinergia che si era creata tra tre giganti della musica rock, come il talentuoso chitarrista Eric Clapton, noto per i suoi metodi personalissimi di maneggiare lo strumento, come ad esempio la sua particolare abilità nel tenere in sospensione accordi e note; il bassista Jack Bruce, capace di notevoli aperture melodiche, e il batterista Peter “Ginger” Baker, particolarmente influenzato dal jazz e noto per la sua particolare peculiarità di improvvisatore geniale, spaziando tra ritmi latini e rigore blues. Tutti avevano già avuto la possibilità di farsi le ossa nel nuovo movimento rock che stava fermentando in Inghilterra.
Questi tre ragazzi intrapresero il loro percorso artistico nella Londra di metà anni ’60, suonando nei club, e lanciandosi in lunghe ma fantasiose jam, basate soprattutto sull’improvvisazione. Il loro primo passo fu il disco d’esordio, Fresh Cream, pubblicato nel 1966, composto in larga parte da cover, ma anche da pezzi autografi, apportando tecniche del tutto nuove nell’uso degli stumenti, come ad esempio il wah-wah negli assoli e nei riff di Eric Clapton.
L’incontro con la cultura americana aprì ulteriormente gli orizzonti di una musica in perenne fermento, cercando di coniugare il blues con le pillole psichedeliche, ammiccando tanto a Robert Johnsons quanto ai Jefferson Airplane, i Love e i Doors. E questo li portò in studio a New York, assieme a Felix Pappalardi, per incidere il loro secondo album, Disraeli gears.
Rispetto al disco precedente, qui si avverte un coraggio espressivo più marcato. I Cream non vogliono essere solo una band blues revival, ma dire la loro cercando di miscelare psichedelia e rock, blues d’annata e rock’n’roll, guardando ora avanti, verso il futuro. La lezione imparata dalle proprie radici, ora si sviluppava e cresceva, e non si poneva confine alcuno.
Apre l’acida e vagamente psichedelica Strange brew, con un suono delle chitarre raschiato e ruvido da far pensare alle jam dei Big Brother & The Holding Company. Segue Sunshine of your love, capolavoro assoluto, aperta da uno dei riff più belli e conosciuti di tutta la storia del rock. Un pezzo che coniuga tanto il blues quanto il rock, con Jack Bruce che offre una splendida prova vocale, e gli altri due a fare il resto con maestria e ingegno. World of pain lancia uno sguardo verso il rock californiano, tra i Beach Boys e i Byrds, ma con il wah-wah di Clapton a conferirle maggiore effetto ed impatto, e le linee di basso di Bruce a darle un tono elegiaco. Dance the night away richiama i Jefferson Airplane di Surrealistic pillow, il suono delle chitarre dei Byrds, e un viaggio psichedelico stralunato. Blue condition è un bluesaccio come gli Stones potrebbero farlo, decadente e sensuale.
Il secondo lato si apre con Tales of Brave Ulysses, con tanto di effetti wah-wah delle chitarre, le linee di basso, ora pulsanti ora elegiache, e una ritmica possente. SWLABR sarebbe uno di quei pezzi che non sfigurerebbe se interpretato da Janis Joplin, con tanto di accelerazioni supersoniche e tendenza all’aggressione. We’re going wrong si lancia in uno spettrale raga-blues acido e tenebroso. Outside woman blues riporta il disco nei terreni del roccioso blues d’annata, assieme a Take it back, con tanto di epico suono dell’armonica a bocca. Si chiude col tradtional Mother’s lament, cantato quasi a cappella, come una sorta di accolita di sbandati ubriachi.
A quest’album faranno seguito due dischi piuttosto claudicanti, ma non privi di spunti di interesse, come Wheels of fire e Goodbye, che poi chiuderà il percorso artistico dei Cream, dopodiché ognuno intraprenderà una strada da solista. Ci fu una reunion nel 1993 per il loro ingresso nella Rock and roll Hall of Fame, seguita da un’altra nel 2005, delle quali non si hanno particolari ricordi, se non il rinverdire l’aspetto della nostalgia dei bei tempi andati. La morte di Jack Bruce, avvenuta il 25 ottobre 2014 poi ha chiuso definitivamente ogni possibile tentativo di riportare su il vecchio nome (anche se poi la storia ci insegna che tutto è possibile).
Son durati relativamente poco i Cream, ma quel poco ha incendiato il rock, col “bagliore del loro amore” per la musica. Grazie in eterno!

Novembre 2018: Cream – DISRAELI GEARS (1967)ultima modifica: 2018-11-26T11:18:04+01:00da pierrovox

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