Dicembre 2018: Frank Zappa – HOT RATS (1969)
Data di pubblicazione: 10 ottobre 1969
Registrato a: T.T.G Studios, Whitney Studios, Sunset Studios Recorders (Los Angeles)
Produttore: Frank Zappa
Formazione: Frank Zappa (chitarra, basso, percussioni), Ian Underwood (pianoforte, organo, clarinetto, sassofono, flauto), Captain Beefheart (voce), Don Harris (violino), Jean-Luc Ponty (violino), John Guerin (batteria), Paul Humphrey (batteria), Ron Selico (batteria), Max Bennett (basso), Shuggie Otis (basso), Lowell George (chitarra)
Lato A
Peaches en Regalia
Willie the pimp
Son of Mr. Green Genes
Lato B
Little umbrellas
The Gumbo variations
It must be a camel
“Parlare di musica è come ballare di architettura!”
(Frank Zappa)
Personaggio eclettico e stravagante Frank Zappa è stato una delle menti più libere di tutto il mondo del rock. Spesso sfuggente, imprevedibile, quasi inclassificabile, mai accomodante con nessuno, e soprattutto dotato di un’ironia sferzante che lo ha reso un’icona importante ma anche scomoda, ma nello stesso tempo musicista creativo e bizzarro, capace di coniugare tutti i linguaggi musicali, e di farli amoreggiare. Sua la frase più dura e nello stesso tempo più ironica sul mondo del giornalismo musicale risalente ad una delle sue ultime interviste: “Gli articoli dei giornalisti di musica rock sono scritti da gente che non sa scrivere, che intervista gente che non sa parlare, per gente che non sa leggere”. O che la sua foto più celebre è quella che lo ritrae seduto sulla tazza del cesso. Che dire? Uno così o lo ami o lo odi!
Frank Zappa nasce a Baltimora nel 1940, figlio di un perito industriale italiano e di un’americana con origini francesi e italiane. Per ragioni di lavoro nel 1951 la sua famiglia si trasferì a Miami, in Florida. Ma gli spostamenti a causa di lavoro in casa Zappa erano molto frequenti, e così non ci si affidava mai ad un luogo ben preciso, ma si era sempre in continuo movimento. In questo periodo il giovanissimo Frank riceve il suo primo regalo musicale: un rullante. Ma l’educazione ricevuta in famiglia sarà per Frank una specie di peso sempre più insopportabile, tanto che quasi da subito comincerà a provare sempre più ribrezzo verso le tradizioni italiane e in particolare verso la cultura cattolica, tema questo che spesso verrà ripreso in molte delle sue canzoni. Nello stesso tempo, con la crescita verrà sempre più fuori una sorta di idiosincrasia verso la figura paterna, vissuta sempre più come un ostacolo verso la libertà che come un punto di riferimento.
Resta che a fine anni ’50, la passione sempre più forte per la musica portò Frank alla decisione di andare a vivere da solo, nonostante suo padre spingesse perché si iscrivesse all’università. Fu così che Zappa andò a vivere assieme a Lorraine Belcher e Jim Sherwood in uno studio di registrazione di Lancaster preso in affitto e chiamato Studio Z. Nello stesso tempo la passione per la cinematografia fece sì che un giornale locale, l’Ontario Daily Report, proponesse ai ragazzi di poter girare delle pellicole pornografiche all’interno dello studio. Loro accettarono di registrare una traccia audio contente gemiti e sospiri per cento dollari. Peccato che l’offerta difatti poi provenisse da un agente di polizia in incognito, che così poté incastrare i ragazzi e arrestare Frank e Lorraine con l’accusa di associazione a delinquere per la diffusione di materiale pornografico. Accusa che cadde pressoché presto, ma che qualche grana pure la procurò.
Dopo questo periodo, Frank prese sempre più coscienza del fatto di doversi dedicare particolarmente alla musica e di mettere su un gruppo suo. Così nel 1965 Frank Zappa, che nel frattempo lavorava come commesso in un negozio di dischi a Los Angeles, propose ad una band di nome Soul Giants di suonare alcune delle sue composizioni. Questo incontro fu talmente importante da portare la band e Frank Zappa a decidere di trasferirsi prima ad Hollywood.
Appena cambiato il nome in The Mothers, ricevettero l’offerta dalla MGM Verve di un contratto. La casa discografica però, anche per questioni di possibile fraintendimento linguistico (per timore the The Mothers facesse intendere il diminutivo di Motherfuckers), impose alla band di cambiare il nome in The Mothers of Invention. Cosa che la band accettò. Ma accettò anche un’altra imposizione stavolta derivante direttamente da Frank, ossia il rifiuto categorico dell’uso delle droghe. Se qualcuno fosse stato beccato a far uso di droghe, questi sarebbe stato immediatamente espulso dalla band.
La band non ci mise molto a fare strada, consegnando alla storia dei dischi di vitale e briosa freschezza, quali il manifesto sonoro del concept Freak out!, assieme a Blonde on blonde di Bob Dylan, uno dei primi album doppi della storia, e pieno di irriverente e dissacrante sarcasmo sul rock anni ’60. Album seminale e geniale, a tal punto che persino i Beatles dichiareranno che sarà di vitale importanza per loro soprattutto nella stesure e nella composizione di Sgt. Pepper’s. Dopo questo arriverà un secondo album altrettanto bizzarro, quale fu Absolutely free, dove si martlellava l’America della guerra in Vietnam, la sessuofobia, la cultura bigotta, l’ideologia hippie…
Dopo una serie di dischi stralunati e sempre irriverenti, Frank Zappa decide che è tempo di muovere i propri passi da solo, e di estendere la propria visione artistica invadendo qualunque campo. E Hot rats giunge alla bisogna decretando l’inizio spumeggiante per qualcosa di veramente nuovo. Messo da parte per un attimo il rock sarcastico e demenziale, Frank Zappa si lancia nell’impresa di coniugare jazz e rock con disinvoltura, evocando immagini allusive e spettri lontani, come una sorta di “film per le vostre orecchie”. Hot rats è un disco interamente strumentale, tranne l’intervento vocale di Captain Beefheart in Willie the pimp, cercando la cosiddetta jazz fusion, e composto da lunghi assoli, mettendo per un attimo da parte la stravaganza che aveva caratterizzato i dischi precedenti.
Ed è così che Peaches en Regalia apre come una piccola suite, con un intreccio di fiati, tastiere, chitarre e pianoforte, quasi a ricreare un impasto sonoro dalle molteplici personalità. Per Willie the pimp Captain Beefheart canta in maniera gutturale e nello stesso tempo graffiante su una base di pura improvvisazione. Jazz e blues che comunicano su un terreno solo apparentemente ostico, dove distorsioni, effetti chitarristici, ritmica serrata, cercano comunque di avvicinarsi, anche se in modo non proprio convenzionale, alla forma canzone. Son of Mr. Green Genes è un arrangiamento strumentale di un suo brano contenuto in Uncle meat. Un brano dagli umori alternati e da una stupefacente simbiosi tra brutalità e armonia. Little umbrellas invece ha un’anima più marcatamente jazz, mentre su The Gumbo variations predomina un sax avventuroso e magistrale. Chiude It must be a camel con le sue disarmonie e il particolare suono del violino.
Hot rats quindi è il nuovo manifesto sonoro di un autentico genio delle sette note, personaggio sempre sopra le righe ma anche dotato di una levatura morale che non lo ha mai portato a svendersi a nessun tipo di sistema. Frank Zappa è il genio anarchico di una musica che, come lui, vola alta senza voler per forza piacere. Frank Zappa è stato anche il difensore della libertà dell’artista, anche quando si barcamenò in una causa con la Parents Music Resource Center proprio per difendere la musica dalla censura. E questo sarà il genio ribelle fino al giorno in cui un maledetto cancro alla prostata ce lo porterà via, un triste 4 dicembre 1993.
“Arriverà il tempo, e per Frank Zappa sarà riconosciuto il giusto merito, ossia quello di essere stato uno dei più grandi compositori del ‘900”
(Pierre Boulez)