Dicembre 2018: Miles Davis – A KIND OF BLUE (1959)

Kind of blue

 

Data di pubblicazione: 17 agosto 1959
Registrato a: Columbia Studios (New York)
Produttore: Teo Macero & Irving Townsend
Formazione: Miles Davis (tromba), Julian Adderley (sassofono contralto), John Coltrane (sassofono tenore), Wynton Kelly (pianoforte), Bill Evans (pianoforte), Paul Chambers (contrabbasso), Jimmy Cobb (batteria)

 

Lato A

 

                        So what
                        Freddie freeloader
                        Blue in green

 

Lato B

 

                        All blues
                        Flamenco sketches
 

Per me la musica e la vita sono una questione di stile
(Miles Davis)

 

Cos’è il jazz? Usando le parole dello stesso Duke Ellington, “il jazz è sempre stato come il tipo d’uomo con cui non vorreste far uscire vostra figlia”, esprimendo in maniera plastica ciò che questo genere, sorto tra la fine dell’800 e gli inizi del ‘900, realmente è: l’espressione più autentica della libertà messa in musica. Nasceva come fenomeno sociale tra gli schiavi afroamericani, che trovavano conforto e speranza improvvisando canti e musica di liberazione dagli affanni della schiavitù, componendo musica ad orecchio, usando l’improvvisazione come strumento autentico di composizione. Spesso lo si usava come metodo per coordinare e ritmare i tempi di lavoro, affinché non risultassero molto estenuanti e oppressivi, ma alimentando anche quello spirito libertario che attraverso la musica era più di un’utopia: era il sogno che diveniva realtà! E strutturalmente il jazz è un genere musicale che non si incasella in nessuno schema, ma, avendo l’improvvisazione come regola d’oro, si adatta magnificamente al vagheggiare delle note, andando oltre la melodia, andando oltre le partiture. Il jazz si adegua al momento, lo cattura e lascia che questo esprima tutto il suo sentimento in una musica che riesce a manifestare.
Come tutti i generi musicale, comunque, anche il jazz ha avuto una sua evoluzione, adattandosi agli umori urbani e alcolici dei tempi che venivano. In questo a Miles Davis va senza dubbio riconosciuto il merito di essere stato uno dei più grandi innovatori, dotato di un genio, di uno stile musicale inconfondibile, oltre che di una gamma espressiva estremamente stratificata, eclettica e aperta ad ogni fusione, tanto che si fanno risalire a lui le nascite di ulteriori stili jazz, tra i quali il cool jazz, l’hard bop, il modal, o addirittura il jazz rock. Carattere scontroso, notoriamente laconico e difficile, Miles Davis aveva raccolto una grande notorietà attorno a sé, soprattutto per le atmosfere notturne della sua musica, qualità queste che gli venivano dalle interpretazioni modulate e controllate nell’uso dello strumento, la tromba. Lui non era un virtuosista, ma uno  che permetteva al suo strumento di tirare fuori tutta l’espressione della propria anima. E uno dei punti più alti dell’espressione della sua arte, universalmente riconosciuto come il disco jazz per eccellenza, è Kind of blue.
Questo disco rappresenta effettivamente ciò che è l’essenza stessa del jazz: genio e sregolatezza in tutti i sensi. Si narra che l’album non fu provato prima di essere registrato, ma che Miles Davis abbia distribuito alla sua band dei bozzetti di linee melodiche sulle quali improvvisare. Libertà assoluta quindi, unita al genio!
Il disco però non solo esprimeva l’essenza più vera del genere, ma nello stesso tempo lo apriva a nuovi scenari, sui quali nel tempo Miles Davis si troverà a spaziare nel corso del tempo, oltre che innovare altri generi come il rock’n’roll e il blues.
Tra le pieghi di questi solchi troviamo uno dei classici assoluti dell’arte di Miles Davis: So what. Le note si annodano lasciando una scia vibrante ed elastica, allargando le maglie della tonalità, lasciando che la rivoluzione prenda man mano forma. Freddie freeloader, ispirata ad un amico barista considerato uno scroccone, si staglia su una struttura blues, dove gli intrecci di tromba e sassofono risaltano l’andamento sinuoso e le atmosfere notturne. Il primo lato si chiude con la ballata romantica di Blue in green, distesa e particolarmente delicata, col tappeto sonoro preparato dal pianoforte, le spazzole che rintoccano le ritmica, e la tromba che si adagia suadente sulla melodia.
Il secondo lato potrebbe considerarsi un tutt’uno, diviso in due momenti, dove il primo, All blues, procede appunto su una struttura blues, con frequenti cambi di ritmo, attese tra un assolo e un altro, e una musica che si dipana avvolgente e sensuale. L’altro momento è Flamenco sketches, che riparte dagli stessi movimenti pianistici, ma è caratterizzato particolarmente dalla libera liricità della tromba di Miles Davis, qui ancora più in primissimo piano. I dialoghi che si susseguono tra sassofono e tromba sono sublimi.
In questo disco tutto suona così magnificamente alla perfezione, misurato ed espressivo, rivelando uno stato di grazia assoluta. Kind of blue risulta pertanto una pietra miliare assoluta nella storia del jazz e della musica tutta. Un album imprescindibile per potersi fare un’idea di cosa è stato il jazz nella sua evoluzione, dalle origini, e di cosa potrà essere capace di diventare. Un album di cui è sempre difficile parlarne con esaustività, perché è proprio “libero”, inafferrabile, esattamente come il genere che rappresenta. Un capolavoro di semplicità e complessità, denso di poesia e grazia.

 

Questo disco deve essere stato fatto in paradiso
(Jimmy Cobb)

 

Dicembre 2018: Miles Davis – A KIND OF BLUE (1959)ultima modifica: 2018-12-27T09:48:28+01:00da pierrovox

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