Gennaio 2019: The Band – MUSIC FROM BIG PINK (1968)

Music From Big Pink

 

Data di pubblicazione: 1 luglio 1968
Registrato a: New York, Los Angeles
Produttore: John Simon
Formazione: Robbie Robertson (voce, chitarra), Rick Danko (voce, basso, fiddle), Levon Helm (batteria, percussioni, chitarra, voce), Garth Hudson (organo, pianoforte, tastiere, sassofono), Richard Manuel (pianoforte, organo, batteria, voce), John Simon (corno, sassofono, pianoforte)

 

Lato A

 

                        Tears of rage
                        To Kingdome come
                        In a station
                        Caledonia mission
                        The weight
Lato B

 

                        We can talk
                        Long black veil
                        Chest fever
                        Lonesome Suzie
                        The wheel’s on fire
                        I shall be released

 

 

Noi suoniamo rock, ma non è un suono duro
(Bob Dylan)

 

È proprio dal menesterello di Duluth  che si avvia la carriera spettacolare della Band. O meglio, sono proprio quei “basement tapes”, ammantati di così tanto grande mistero e fascinazione, in cui Bob Dylan si era gettato a capofitto per quasi tutto il 1967 a Woodstock, stando lontano dal pubblico e dalla circolazione, poiché un serio incidente in moto di fargli perdere perdere la vita. E lì si mise a registrare fior fior di canzoni, mai pubblicate, che se non in parte in un doppio vinile del 1975, e per poi recuperare il resto solo nella bootleg series del 2014. Bob Dylan volle che ad accompagnarlo in quel percorso creativo senza speranza ci fosse la Band, gruppo che inizialmente si faceva chiamare The Hawks, e che faceva da gruppo spalla a Ronnie Hawkins.
Ad onor del vero quelle delle Basement Tapes non erano di certo le prime ed uniche collaborazioni cui la Band prestava a Mr Zimmerman, ma di certo furono quelle che aprirono le porte di una creatività destinata a diventare incredibilmente immortale, sposando un atteggiamento che molti hanno definito “folk-rock”, dovuta anche alla celebre rivoluzione elettrica di Dylan, ma che in un certo senso voleva sposare tanto la tradizione del caro folk di protesta, del country e delle canzoni americane, quanto il progressismo rock in ascesa. Del resto “i tempi stavano cambiando”, e anche la musica stava trovando nuovi linguaggi, nuovi orizzonti, e con essa la trasformazione della società era una rivoluzione in atto.
E così la Band si cimenta nella realizzazione del suo primo vero album, a detta di molti un capolavoro assoluto del folk rock americano: Music from Big Pink. Big Pink era sia un luogo ideale che reale: ideale perché rappresentava il percorso avuto fino ad allora, reale poiché era la casa rosa di New York con cui avevano diviso molto tempo con Bob Dylan. Esperienza e tanta musica che si realizza e si staglia in un disco destinato a restare impresso nella memoria di tanti amanti della musica. Questo disco presenta delle sonorità particolarmente rudi, grezze, arrangiamenti apparentemente caotico, ma in grado di saper miscelare con genialità e intelligenza rock e blues, country e folk, soul e tradizione.
Apre il disco l’indolenza soul di Tears of rage, che tra le altre cose vanta Dylan come autore (e a sua firma figureranno altre due canzoni, oltre al disegno di copertina), esprimendo tutta la sua sentimentale depressione attraverso un suono della chitarra di Robertson filtrata da uno speaker Leslie, e un organo che fa da tappeto sonoro. In tutto questo c’era il senso della perdita e il sentimento dello smarrimento di fronte alla guerra e alla morte. Il tema prosegue nella più ritmata To Kingdome come, in cui Robbie Robertson si impersona nella figura di un padre che ammonisce la giovani generazioni a non commettere più gli errori dei padri. Si prosegue con la malinconia di In a station, abbellita da un arrangiamento medievale. Caledonia mission vede Rick Danko raccontare una storia di quotidiana mediocrità, quella di una ragazza ebrea, viziata e conservatrice, che non ha il coraggio di andare via di casa e lasciarsi andare alla libertà. The weight chiude il primo lato, la ballata esistenziale di The weight, esempio classico di un folk rock da strada incredibilmente efficace e straordinario, basato su una struttura acustica, pianoforte, cori e ingressi della batteria.
Apre il secondo lato il mid-tempo gospel di We can talk, in cui tornano primari le tematiche del conflitto, mentre si erge per bellezza e incontro tra innovazione e tradizione la cover di Long balck veil di Lefty Frizzel, tenuta tra country d’altri tempi e organetti. Apre la bellissima Chest fever un organo barocco e noir, che si staglia su un boogie sofferto e un intermezzo da Salvation Army. Senza dubbio uno dei momenti migliori di tutto il disco. Segue il dolcissimo slow tune di Lonesome Suzie, con organo chiesastico in primissima fila e un’anima soul straordinaria. E dai Basement Tapes con Bob Dylan si recuperano i due pezzi finali: una frizzante The wheel’s on fire, elettrizzata da un’andatura psichedelica, e la più celebre I shall be released, qui resa con un elegante arrangiamento pianistico, atmosfere echeggiate, lasciando come messaggio finale la chimera della speranza, della libertà, della bellezza.
L’album ottenne sin da subito l’apprezzamento di altri illustri colleghi: da Eric Clapton, che sostenne che fu proprio l’ascolto di quest’album a suggerirgli di chiudere con i Cream, a George Harrison. E questo non fu che il trampolino di lancio: a Music from Big Pink segui un omonimo album del 1969, a detta di molti altro grande capolavoro della Band. Il gruppo si scioglie nel 1976, salvo poi riformarsi nel 1983 e chiudere definitivamente il conto nel 1999. Si contano diverse esperienze da solista, le più prestigiose di certo sono quelle vissute da Robbie Robertson, che seppe allargare il suo orizzonte musicale verso altre sonorità e altre tradizioni, avvalendosi alla bisogna dell’apporto di gente come U2 o Peter Gabriel. Ma è tornando alla memoria a quelle notti passate negli scantinati di Woodstock, con Bob Dylan, che si avverte la scintilla di qualcosa di veramente unico, bello come l’immagine di una grande rivelazione!

 

Quest’album è stato realizzato seguendo le linee del motto: l’onesta è la miglior politica. La parte migliore della musica pop di oggi è l’onestà
(Al Kooper)

Gennaio 2019: The Band – MUSIC FROM BIG PINK (1968)ultima modifica: 2019-01-31T13:20:02+01:00da pierrovox

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