Aprile 2019: Pixies – DOOLITTLE (1989)

Doolittle

 

Data di pubblicazione: 18 aprile 1989
Registrato a: Downtown Recorders (Boston), Carriage House Studios (Stamford)
Produttore: Gil Norton
Formazione: Black Francis (voce, chitarra ritmica), Kim Deal (basso, steal guitar, cori), Joey Santiago (chitarre, cori), David Lovering (batteria, cori)

 

Tracklist

 

                         Debaser
                        Tame
                        Wave of mutilation
                        I bleed                       
                        Here comes your man
                        Dead  
                        Monkey go to heaven
                        Mr. Grieves
                        Crackity Jones
                        La la love you
                        No. 13 baby
                        There goes my gun
                        Hey
                        Silver
                        Gounge away

 

 

Il mio passato è il mio presente, il mio presente è il mio futuro, il mio futuro è il mio fassato
(Black Francis)

 

Molti addebitano (e giustamente) ai Nirvana il merito della mandata al potere del rock alternativo. Senza di loro certe sonorità molto probabilmente sarebbero rimaste nell’alveo dell’underground. Avevamo già detto in precedenza cosa forse non sarebbe stato il rock senza il riff e la deflagrazione violenta di Smells like teen spirit, ma in questo contesto ci preme accendere i riflettori su coloro che, prima dei Nirvana, hanno coniato un linguaggio tipicamente garage da cui Nirvana e compagnia cantante hanno attinto per poter dare libero sfogo ad una creatività che finalmente vedeva i giusti riconoscimenti. I Pixies, come i R.E.M., sono gli artefici di questo nuovo linguaggio alternativo, che prendeva tutto quel sottobosco di suoni, melodie, attitudini, e le riversava in un nuovo idioma musicale. In un certo qual modo i Pixies sono stati quel gruppo in grado di segnare la vita, abbinando nella loro musica spontaneità e concretezza mirata alla sola azione. Nella musica dei Pixies l’istinto è la peculiarità del tutto fondamentale per mettere nelle sette note passione e dedizione. Il rock da loro ha attinto forza e passione, per certi aspetti lontana dalle utopie nichiliste del punk rock di fine anni ’70, ma nello stesso tempo irriverenti e pregni anche di una certa sarcastica ironia.
I Pixies si fanno conoscere nella seconda metà degli anni ’80 con il mini Come on pilgrim, con un uomo ritratto a torso nudo e dalla schiena pelosa in copertina. Il mini è una sorta di prova generale, ma funziona abbastanza bene, combinando punk rock e garage con un’attitudine pop di un certo spessore. Le urla selvagge, la melodia, i cori sognanti, le schegge di chitarra elettrica impazzita, le linee di basso corpose e la batteria secca, i vorticosi cambi di ritmo, coniano di fatto questo nuovo linguaggio, tipicamente “alla Pixies”. Tra le pieghe di queste canzoni vi si possono scorgere i fantasmi dei Clash, dei Ramones, ma anche dei Beatles o degli Stooges.
Ma Come on pilgrim è solo la prova che poi lancia al debutto vero e proprio, e cioè il Surfer Rosa del 1988, con una danzatrice di flamenco a seno nudo e sullo sfondo un crocifisso in copertina. Surfer Rosa è il primo grande capolavoro dei Pixies, dove la loro arte diventa più matura e convinta, divenendo punto di riferimento importante per tutta la scena alternativa (saranno in tanti a citare i Pixies, e in particolare questo disco, per la loro personale formazione musicale), disco seminale e fondamentale. E la scelta tra questo e Doolittle è stata davvero ardua per poterli rappresentare. Ci ha convinto comunque la bizzarra follia del secondo, dove peraltro si può contare su una natura pop più marcata e un’andatura catchy dei quindici brani che lo vanno a comporre.
Bizzarra e curiosa anche la scimmietta con l’aureola in copertina, che si rifà inevitabilmente alla celeberrima e bellissima Monkey go to heaven (“le scimmie vanno in paradiso”, quasi un autoritratto tra sacro e profano, vita e morte) contenuta tra questi solchi. Ma il disco è si regge anche sui riff duri del selvaggio Debaser (che nello stesso tempo allude al cortometraggio surrealistra Un chien andalou di Luis Brunel e Salvador Dalì), sul ritmo serrato di Wave of mutilation, sui cambi d’umore di Tame, dapprima sussurrata e poi urlata in maniera sguaiata, l’energia hard di No. 13 baby e Gouge away. Il disco si concede anche a gag demenziali come quelle di Mr. Grieves o La la love you, e a momenti di pura melodia come quella di Here come your man (chi non ravvede familiarità con Come as you are dei Nirvana?) e i suoi riferimenti all’Antico Testamento. Abbiamo anche schegge sanguigne come I bleed e i nemmeno due minuti di There goes my gun, e la scostante delicatezza di Hey, che nelle linee di basso fa pensare a Lounge act o Sliver sempre dei “discepoli” Nirvana, e abbiamo spazio anche per le deviazioni lisergiche di Silver.
Doolittle può certamente campeggiare (assieme a Surfer Rosa che lo precedette di un anno) tra le pietre miliari più importanti di tutta la storia del rock: musica di altissimo livello, comunicatività irruente e spontanea, e soprattutto un passo in avanti nella definizione della forma-canzone nella storia del rock.
Dopo questo disco, per i Pixies inizierà un periodo di declino, nonostante le buone risposte in album come Bossanova o il meno convincente Trompe Le Monde. Questo spesso sarà dovuto al sempre più ingombrante ego di Black Francis, ai suoi furiosi litigi con Kim Deal, e non basterà l’invito ad aprire gli spettacoli degli U2 dello Zoo Tv ad impedire lo scioglimento, che arriva nel 1992.
Black Francis poi si farà chiamare Frank Black e porterà avanti una carriera solistica di discreto successo, sia in proprio che con i Catholics, e Kim Deal si presterà alle svariate collaborazioni, fino alla reunion del 2004, quando i Nostri si ritroveranno per una fortunata tournée. I vari ep che poi verranno pubblicati porteranno ad un nuovo album, Indie Cindy, pubblicato nel 2014, ma senza Kim Deal, che ha deciso di non far più parte della band.
Resta l’importanza di una band, grazie alla quale il mondo del rock è stato cambiato. Una presenza discreta ma fondamentale, senza la quale, ripetiamolo ancora, forse la storia del rock non sarebbe stata la stessa!

 

Quando ho ascoltato per la prima volta i Pixies mi sono sentito così vicino a loro che avrei voluto far parte di quel gruppo. Ascoltando i loro dischi il mio atteggiamento è cambiato: mi ha fatto finalmente ammettere, dopo essere stato per così tanti anni preso dal punk rock, che mi piacevano anche altri generi. Mi ha fatto finalmente ammettere che sono un appassionato di musica
(Kurt Cobain)

Aprile 2019: Pixies – DOOLITTLE (1989)ultima modifica: 2019-04-04T11:50:44+02:00da pierrovox

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