Gennaio 2018: Sleater-Kinney – NO CITIES TO LOVE (2015)
Data di pubblicazione: 20 gennaio 2015
Registrato a: Tiny Telephone Recordings (San Francisco)
Produttore: John Goodmanson
Formazione: Corin Tucker (voce, chitarra), Carrie Brownstein (voce, chitarra), Janet Weiss (batteria)
Tracklist
Prince tag
Fangless
Suface envy
No cities to love
A new wave
No anthems
Gimme love
Bury our friends
Hey darling
Fade
“Il senso di una melodia è sempre intenso e divertente”
(Corin Tucker)
Il punk rock ha da sempre avuto delle straordinarie interpreti femminili, da Joan Jett alle Girlschool, senza dimenticare la sacerdotessa Patti Smith, ma anche nella nuova era, segnata dal nuovo millennio, le rrriot girls dimostrano che c’è ancora benzina infiammabile per poter incendiare tutto! Le Sleater- Kinney, formate dal trio Tucker-Brownstein-Weiss, sono un’autentica bomba atomica!
Formatesi nella prima metà degli anni ’90, hanno saputo dare vita ad uno stile grezzo e brutale, come solo il grande punk rock sa esprimere. Era anche l’epoca in cui esplodeva il noise rock di scuola Sonic Youth, con Kim Gordon che imponeva un nuovo potere femminile nella storia del rock, e le tre ragazze rivoltose, sanno quindi dettare regole per fare fuoco e fiamme!
No cities to love è un album maturo, ma non meno incendiario (come lo era lo straordinario The woods del 2005, che le impose come voce autorevole del rock alternativo del nuovo millennio). I riff saturi delle chitarre sono presi dai Television, ma filtrati con lo stile dei Black Keys, degli Arctic Monkeys e di tutto l’indie-pop in circolazione. E se Prince tag fa scivolare riff infuocati, Fangless si sposta su territori più congeniali al pop alternativo di stampo Franz Ferdinand o dei già citati Arctic Monkeys. Surface envy alterna suoni pestoni e melodie accattivanti, la title-track fa venire in mente in qualche modo i Blondie. A new wave invece è una scatarrata punk rock come “buone maniere” insegnano!
No anthems rinverdisce il concetto di un punk rock iconoclasta. Gimme love sembra guardare dritto agli Stooges, e Bury our friends fa fuoco e fiamme di tutto. Si va sul finale con Hey darling e l’imperiosa Fade!
Il tutto a testimoniare che il potere femminile nel rock è determinante!