Febbraio 2018: Melissa Auf Der Maur – AUF DER MAUR (2004)

Auf der Maur

 

Data di pubblicazione: 2 febbraio 2004

Registrato a: French Kiss Studios (Montreal)

Produttore: Chris Goss & Melissa Auf der Maur

Formazione: Melissa auf Der Maur (voce, basso, chitarra, tastiere), Brant Bjork (batteria), Steve Durand (chitarra, cori), Eric Erlandson (chitarra), Chris Goss (chitarra, piano, cori), Josh Homme (chitarra, batteria, cori), James Iha (e-bow, chitarre, cori), Mark Lanegan (cori), Ana & Paz Lenchantin (orchestrazioni), Nick Oliveri (basso, cori), Kelli Scott (batteria), John Stainer (batteria), Jeordie White (chitarra), Atom Willard (batteria), Fernando Vela (orchestrazioni), Jordon Zadorozny (chitarra, batteria)

Tracklist

Lightning is my girl

Followed the waves

Real a lie

Head unbound

Taste you

Beast of honor

I’ll be anything you want

My foggy notion

Would if I could

Overpower three

Skin receiver

I need I want I will

Queste melodie sono il mio sentiero per raggiungervi,

attraversare l’oceano solo per voi. Girare tutto il globo

solo per giungere a voi attraverso la musica di questi brani

(Melissia Auf der Maur)

Non le bastava essere comprimaria di successo, stilosa e imponente. Non le bastava aver preso il posto di Kristen Pfaff nelle Hole e di D’Arcy Wretzky negli Smashing Pumpkins. Ha sempre preferito abbandonare le navi imponenti prima che affondassero miseramente come il Titanic, perché Melissa Auf der Maur amava e ama la musica a tal punto da voler dare il proprio contributo alla storia del rock. Abile musicista, magnifica presenza scenica, corpo da fotomodella, dotata di ambizione giusta e senso della realtà, Melissa ha saputo ritagliarsi la sua giusta parte di attenzione nel mondo del rock. Appunto, come detto in precedenza, non le bastava essere una che prendeva parte al gioco: lei voleva essere una delle protagoniste assolute. Ciò non toglie che i suoi passi siano stati comunque ponderati e segnati da una mirabile visione delle cose, senza strafare, ed esprimersi solo quando c’è qualcosa di veramente valido da dire.

Melissa Auf der Maur nasce a Montreal, in Canada, figlia di un noto politico canadese e di una drammaturga. Vive la sua infanzia con sua madre in Kenya, per poi rientrare in Canada e frequentare la scuola e l’università, maturando sin da subito una spiccata passione per il rock, girovagando qua e là, affinando soprattutto la sua abilità da musicista imparando a suonare il basso e la chitarra. Agli inizi degli anni ’90 ha la possibilità di conoscere Billy Corgan, leader degli Smashing Pumpkins, con il quale stringerà un lungo rapporto di amicizia. E sarà proprio lui a segnalarla a Courtney Love quando nel 1994 Kristen Pfaff saluterà tutto e tutti per una bastardissima overdose che le toglierà la vita. E sarà sempre lui a richiamarla con sé, quando deciderà di allontanare D’Arcy dalla band per i suoi problemi legati alla tossicodipendenza. In queste esperienze Melissa si fa letteralmente le ossa, avendo avuto l’opportunità di giocarsela in due band di primissimo ordine, sperimentando anche la pressione che un certo successo può dare, soprattutto dopo quello planetario di Celebrity skin delle Hole.

La chiusura degli Smashing Pumpkins nel 2000 le lascia un bagaglio di esperienze che lei stessa comincia a mettere insieme per assemblare le idee, ripescando anche altre bozze di canzoni scritte nel corso degli ultimi dieci anni, del suo disco d’esordio. Il 2004 infatti resterà impresso nella memoria dei cultori del rock come l’anno dell’esordio su disco di questa favolosa ricciolona rossa. Questo anche perché Melissa ce l’ha messa tutta perché il suo primo album fosse qualcosa di veramente speciale, circondandosi per la bisogna di illustri ed eccellenti collaboratori, tra i quali vanno perlomeno citati il produttore Chris Goss in cabina di regia, Josh Homme e Nick Oliveri dei Kyuss, Mark Lanegan, James Iha degli Smashing Pumpkins. Il risultato ovviamente non poteva che essere esaltante e scoppiettante.

Tutto dice il bellissimo video del singolo di lancio: Followed the waves. Una meravigliosa fanciulla imbraccia il basso e si dimena scatenata al suono di una musica conturbante, ritmi ossessivi, controcanti femminili, riff granitici e graffianti, mentre la melodia del ritornello accarezza dolceamara come un guanto di velluto. Semplicemente sorprendente: fascino sexy e irruenza rock unite in un binomio indissolubile in un pezzo straordinario. Non da meno è l’impatto fisico di Real a lie, che ti coglie in pieno viso con tutta la sua carica di insana energia, rallentamenti illusori e riprese a velocità supersonica, con un videoclip che riprende la Nostra in perfetta forma, bella come una dea mentre si dimena sensualissima dentro la sua minigonna di pelle, contorcendosi al suono della musica, perché il rock è passione viscerale. E dello stesso impatto fisico è la sensualissima Taste you, segnata da repentini cambi d’umore, e da un testo dall’alto tasso erotico.

Basterebbero queste tre canzoni a renderlo uno dei classici del rock al femminile del nuovo millennio. Gli ingredienti ci sono tutti: sostanza, femminilità e sensualità. Ma il disco ci mette a disposizione altre cartucce da sparare alla velocità della luce: come la violenza supersonica della Lightning is my girl posta in apertura, quasi a mettere subito in chiaro come stanno le cose. Head unbound invece cerca di amoreggiare con i territori sonori tanto cari a certi Soundgarden, mentre Beast of honor vorrebbe riagganciarsi con quanto insegnato durante gli anni ’90 dagli Smashing Pumpkins. La marcetta filo militare di I’ll be anything you want tanto richiama le Hole quanto vorrebbe essere una sorta di scherzo in rock di una relazione complicata da tradimenti e ipocrisie. Il power pop di My foggy notion ancora trasuda sentimenti tormentati legati a relazioni complicate. In What if I could si possono invece ravvisare sementi dei Nirvana, soprattutto del periodo Nevermind. Il disco trova anche momenti di rallentamenti nelle tenebre pianistiche che scandiscono gli umori di Overpower three, rivelandosi uno dei momenti più intensi dell’intero album, con Melissa bravissima non solo a travolgere a colpi di riff e feedback, ma anche a saper incantare come una sirena. C’è ancora spazio per le bordate soniche spagnoleggianti di Skin receiver, mentre la chiusura è affidata alle sperimentazioni rumorose di I need I want I will, dense di accavallamenti vocali, distorsioni, suggestioni sintetiche che si perdono nel tempo, nel vento di una musica destinata a rimanere.

Dopo questo eccellente disco d’esordio, Melissa Auf der Maur le ha dato un solo successore: l’altrettanto valido Out of our minds del 2010, dimostrando di non voler cavalcare l’onda mediatica (eh si che con una presenza come la sua avrebbe potuto permetterselo), che l’unico interesse è la musica, solo la musica.

Se il mondo della musica aveva bisogno di una PJ Harvey più glamour, così come Melissa è stata argutamente definita, può dire di averla trovata: lei c’è, e rocca e rolla schiaffeggiando con guanti di velluto

(Federico Guglielmi)

Febbraio 2018: Melissa Auf Der Maur – AUF DER MAUR (2004)ultima modifica: 2018-02-26T20:15:16+01:00da pierrovox

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