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C’era una volta

Avviso sempre valido.

Non leggete.

Contenuto vietato agli esseri umani dotati di principi morali e intelligenza.

Vietata la lettura a chi è sano di mente.

 

 

Non è scontato avere pensieri da raccontare. Le storie più o meno si ripetono e i pensieri sotto nuove vesti tornano a raccontarsi.

 

C’era una volta un bambino triste che sognava di …

 

Potrei concludere così la mia storia. Un perfetto epitaffio.

 

L’unica fonte di felicità rimane stabile ed è sempre quella: la creazione.

Noto che in quei momenti la mente si isola e tutto quello che vive attorno (per quel breve momento) viene dimenticato.

Non mi consola, ma è così! Ed è inevitabile.

 

C’è stato giorni fa un compleanno di un parente. Si è partecipato. Sono stato per quasi tutto il tempo in disparte seduto senza parlare con nessuno, senza avere lo stimolo, né il desiderio di dialogare e interagire. È davvero questa la mia natura? Osservare e osservando non far parte del quadro. Mi è stato fatto notare e mi sono sentito in colpa – nuovamente. Che brutta sensazione non esser compresi.

 

Nonostante questo, la vita scorre comunque. La vita di chi mi passa davanti prosegue senza che io mi accorga di nulla o, meglio, senza che io faccia nulla per far parte di quel viaggio.

E dire che di storie e racconti ne sento. Maestre che chiamano (la mia compagna) e comunicano programmi ed eventi, e tra una nota e l’altra si scambiano confidenze. A volte malesseri altre vittorie.

O lontani cugini che nel passa parola dell’unica fonte pettegola (mia madre) vivono vite segnate da operazioni, incidenti, promozioni e iniqui acquisti.

La vita va avanti, e giorno dopo giorno l’età si accumula. La cosa più difficile che vivo è, ed è sempre quella: il passato.

 

Primo Levi disse: “Tutti coloro che dimenticano il loro passato, sono condannati a riviverlo.” In linea di massima sono d’accordo con questo pensiero. È la lezione degli errori. Se si dimentica una lezione, non s’impara e si è condannati a sbagliare, a ripetere l’errore.

 

Ma sono anche d’accordo con Buddha:

 

“Non indugiare sul passato; non sognare il futuro, concentra la mente sul momento presente.”

 

Fateci caso!? Quando siamo presi dalle nostre attività, quindi presi dal presente, si ha la sensazione di non pensare, la sensazione che il tempo non scorra. In quei momenti ti accorgi che il tempo passa senza neanche che te ne renda conto. Questo accade quando siamo presi da un’attività – non quando si pensa – ma quando si opera, quando le mani (quindi il corpo) seguono la mente. In quel momento il presente prende, letteralmente, forma e in qualche modo si vive l’utilità della vita.

 

Parola importantissima “Utilità.” Riuscire ad essere utili.

 

Una cosa deve essere chiara, orami da tempo per me lo è. Non sono come gli altri. Per motivi sociali legati a fattori che non sto qui a descrivere, sono quel che si definirebbe un emarginato sociale.

Incapace di mantenere rapporti, in molti casi incapace di instaurarli. Quindi la mia vita scorre diversamente da tutti gli altri, da chi, per intenderci, ha una vita piena – sia nel bene che nel male – famiglia, lavoro, amicizie, interessi.

 

Questo porta inevitabilmente ad esser visto con occhio critico a volte accusatore.

Il problema è (a mio parere)? Il non (per scelta o non scelta) adeguarsi. Nella società moderna adattarsi è indispensabile per essere incluso, per funzionare nel sistema.

 

Tutti fanno parte di qualcosa, è la definizione di sociale. Restare alla porta di questo sistema porta inesorabilmente al mal di vivere e alle sue tante forma e terminologie moderne: stress, ansia, depressione, panico, psicosi, ecc. ecc.

 

Persino l’amore, visto (da me) con poesia e romanticismo, non è destinato ad essere fonte di felicità, questo per la sua complessità e vastità di interazioni. L’amore è tutto tranne che semplice. Sì, possiamo dire che vive di gioie e felicità ma per brevi momenti, poi vive altro, è altro.

La felicità a mio parere è una forma di semplicità. Un atto elementare che si manifesta con un gesto scaturito da qualcosa che è tutto tranne che complesso. Qualcosa che ci rende semplice respirare.

 

Ovviamente tutto non è, mai, così semplice, facciamo i conti anche con le illusioni della nostra mente. Le invenzioni che abbelliscono la vita e che servono alla nostra – vita – per essere accettata.

 

Esempio: Essere migliore degli altri. Credersi migliori degli altri.

“L’esperienza ha poco da insegnare se non viene vissuta con umiltà.”

Michelangelo

 

Interpretò questo pensiero con la lezione degli errori. Solo l’umiltà permette di riconoscere d’aver sbagliato, e solo dopo aver riconosciuto l’errore diventa esperienza per il futuro. Ed è l’esperienza che ci consegna i mezzi per comprendere quel che accade attorno a noi. Permettendoci di essere onesti con noi stessi.

 

Non lo siamo quasi mai onesti (l’onesta morale), pensare di esserlo con noi stessi è un’utopia.

 

Mente scrivo fuori piove, perfetta cornice per questi pensieri.

 

Quando sono stato felice?

 

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Questa è un oggetto creato con lo scopo di vendere un po’ di bellezza (la mia bellezza). L’unico mio modo di far parte del mondo. Delego la mia anima ad un oggetto nato dal nulla.

Nel crearlo, sono stato felice, una volta terminato smette di esistere, e con esso si conclude l’esistenza. Decifrare questa felicità è paradossale. Perché mi rendo conto che la consapevolezza della felicità scaturisce dalla sua conclusione. È la perdita e la sua storicizzazione che crea la felicità, allo stesso tempo destinata a diventare infelicità (la sua conclusione).

Questa è la fine della storia.

C’era una volta …

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Le Scelte dei Pochi

Ritorno dopo un piccolo malessere stagionale. Avevo iniziato a scrivere questo pensiero una settimana fa, mi sono, poi, dovuto bloccare per via del malessere. Riprendo da dove avevo lasciato.

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Ieri la mia compagna è tornata dal lavoro un po’ musona. Le sue non sono quasi mai giornate leggere.

Ho chiesto cosa fosse successo.

Dopo un po’ di tentennamenti e giretti di parole si è lasciata andare, ed ha spiegato la situazione.

Alla fine, si confida sempre.

 

Quello che scriverò di seguito potrebbe esser pesante da leggere, per contenuti e parole usate. È però la vita della mia compagna e indirettamente la mia.

Ed è, anche, questo un mio modo di esprimermi, non mi sono mai censurato, nell’arte così come nel pensiero.

 

Settimane fa lei e le sue colleghe avevano ricevuto la notizia che alcune ospiti – due sorelline – sarebbero state trasferite in un luogo più sicuro insieme alla madre. Causa? Il rischio di ripercussioni da parte del padre e marito resosi latitante.

La notizia era stata accolta da parte del gruppo di lavoro, da un lato, con sollievo. Le bambine in questione sono, infatti, estremamente problematiche e da quando sono arrivate hanno rotto gli equilibri del gruppo già, molto, molto fragile.

La notizia che ha cambiato gli umori e la comunicazione che la partenza è stata annullata.

La madre non ha accettato di accogliere con sé le figlie e trasferirsi in un luogo protetto.

Troppe limitazioni a detta sua: niente telefono, proibizione di uscire dopo le 20:00, ecc. ecc.

Un prezzo troppo alto per questa donna rinunciare alle uscite, al telefonino e ai divertimenti, più facile, invece, rinunciare alle figlie e rischiare la sua e la loro sicurezza.

 

Per la mia campagna è sempre, comunque, positivo il ricongiungimento di minori con le famiglie, ascoltare, quindi, le futili motivazioni di quella madre l’ha irritata. Sempre più si convince che per esser madri, per esser genitori, non basta una fica e un cazzo.

Mettere al mondo un figlio o una figlia non basta, anzi, non significa nulla.

Sono d’accordo con questa sua considerazione. Chiunque può fare un figlio o una figlia.

Pochi sono destinati a diventare genitori.

 

Il fatto è che la società di oggi è fatta di ipocriti, cinici e narcisisti figli di puttana, che mangiano, scopano e sporcano, senza badare allo schifo che lasciano, guadando magari dell’alto al basso chi sceglie di ripulire, chi lavora per mettere ordine.

E sono tanti, gli uomini e le donne, che per dedizione, vocazione o caso, si ritrovano a curare, accudire, ripulire i mali che la società crea e sputa.

 

Per una società che si diverte.

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Ce n’è una che cura – a volte bene a volte male (sempre essere umani siamo).

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“Vivi per te stesso e vivrai invano; vivi per gli altri, e ritornerai a vivere.”

Bob Marley

 

Dopo più di vent’anni la mia compagna è stanca, chi non lo sarebbe, se avesse la possibilità molerebbe tutto. Quel che la fa soffrire è l’ingratitudine, ma ancor più la consapevolezza che non c’è speranza per la maggior parte di queste bambine.

Una volta uscite, sono destinata a tornare nello stesso ambiente e commettere gli stessi errori.

Un cliché triste che sembra non possa essere cambiato o fermato.

 

“Se tutti gli esseri umani capissero la storia, forse la smetterebbero di fare continuamente gli stessi stupidi errori.”

Isaac Asimov

 

Frase scontata e banale.

Anche un bambino riuscirebbe a capirla.

Di fatto però, siamo coronati di banalità, Re e Regine di una società omologata.

 

La banalità!!! Chi non la odia?! Scommetto che tra chi legge c’è (e credo di sapere chi è) chi non riesce a sopportarla?

 

 

Il leone e il topo

C’era una volta, nella grande foresta, un maestoso leone, che si riposava all’ombra di un grande albero.

Stava controllando se in lontananza c’erano delle prede da poter cacciare, ma in quel momento non vedeva niente di interessante.

Così il pomeriggio passava lento. All’orizzonte non c’era nessuna preda da poter prendere e la pancia iniziava a brontolare dalla fame.

 

– Forse è meglio se mi sposto da qui e vado a cacciare in un’altra zona – si disse, abbastanza infastidito al pensiero di doversi alzare.

Ma proprio quando ormai aveva deciso di alzarsi ed andare via, ecco un piccolo topolino corrergli proprio davanti alle zampe.

 

Il leone colse al balzo l’occasione e, con uno scatto felino, bloccò la coda del topino con la zampa.

Il topino, che sperava di non essere visto, iniziò ad urlare disperato quando sentì di essere bloccato.

Il leone già pregustava il piccolo bocconcino come antipasto e si stava leccando i baffi.

 

Ma il topino, con le lacrime agli occhi iniziò a supplicarlo.

– Non mi mangiare, signor leone, ti prego non mi mangiare!

Il leone sorrise e iniziò a tirare con la zampa il topino verso di sé.

– Non mi mangiare, signor leone – continuò il topino – non ti sazierei che per pochi minuti da tanto sono piccolo.

 

Il leone pensò che questo era vero: quel topolino gli avrebbe placato la fame giusto per il tempo di alzarsi da lì.

– E poi le mie piccole ossicine rischierebbero di andarti di traverso in gola.

Anche questo era vero, pensò il leone, che smise di trascinare verso di sé il topolino.

– Se mi lascerai andare ti sarò riconoscente per tutta la vita! – disse infine il topo.

Il leone, mosso più dalla fatica di ingoiare quel piccolo pasto che dalla pietà per il topolino, lo lasciò andare.

 

– Vai topolino, forse un giorno ci rivedremo…

Il topolino ringraziò solennemente con grandi inchini e bacia-zampe, e poi scomparve tra le sterpaglie della foresta.

 

Il leone si decise infine ad andare in cerca di altre prede. Si incamminò dentro la foresta, ma dopo essere avanzato un po’ ecco che all’improvviso un legaccio fatto di corda lo intrappolò.

Il leone capì subito che quella era la trappola costruita da qualche cacciatore, e sapeva benissimo che da quel tipo di trappole non c’era scampo.

 

Il leone tirò con tutte le forze per cercare di liberarsi, ma più tirava, più il legaccio gli si stringeva alle zampe e gli faceva male. Dopo molti tentativi il leone si rassegnò, e si mise ad attendere il proprio destino.

Ma ad un tratto sentì qualcosa che stava lavorando sulla corda.

Guardò meglio e si accorse che il topolino di prima stava cercando di tagliare il legaccio con i suoi denti aguzzi.

 

– Non preoccuparti, signor leone, tra poco sarai di nuovo libero.

Il leone fu sorpreso dal gesto del topolino. Non si sarebbe mai aspettato che un animaletto così piccolo avrebbe potuto salvargli la vita.

– Topolino mio, io ti ho risparmiato la vita, e ora tu salvi la mia, questo ti fa grande onore!

Il topolino intanto lavorava veloce, e in pochi attimi il leone fu libero.

 

– Signor leone, quando si dà la parola d’onore, la si mantiene!

– Certo topolino mio e io ti ringrazio moltissimo per avermi liberato da questa trappola terribile. Ora siamo pari, e per tutta la vita anche io ti sarò riconoscente.

 

I due si salutarono, e andarono ognuno per la propria strada.

Ma il leone aveva imparato una lezione importantissima: bisogna essere gentili con tutti, anche con il più piccolo degli esseri viventi, perché l’aiuto più importante della vita potrebbe arrivare proprio da lì.

 

Morale: anche i più piccoli possono essere di grande aiuto, e chi è grande e forte non deve fare il prepotente.

 

Esopo, autore di questa favola, mori il 564 a.C. sono trascorsi da allora 2.584 anni.

Quanto poco si è imparato.

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Oblii insostenibili

Eccomi di nuovo

Ieri direi dopo tanto, tanto, tempo, mi sono commosso. È scesa una lacrima, era parecchio che non accadeva.

La causa? Frida.

Ieri è stata sterilizzata.

Vederla inerme e totalmente priva di energie, inimmaginabile, è stato doloroso.

Esagerato? Forse sì. Tante che la mia compagna mi ha, bonariamente, preso in giro.

Anche ora vederla gattonare lentamente con la sofferenza sul muso è straziante.

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Doveva esser fatto. La veterinaria ha spiegato le ragioni e so che è un bene per lei.

Il senso di colpa, però, non riesco a togliermelo.

Un’umana sceglie, viene interpellata, convinta da un medico.

Lei invece no.

Si fida di noi e subisce senza possibilità di repliche le nostre scelte, spesso, molto spesso, per nostra convenienza.

Loro amato, ci amano, incondizionatamente, così tanto da diventare vittime.

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Ieri a Palermo un essere che non saprei come definire:

Criminale, malato, bastardo, infame, mostro, qualunque epiteto sarebbe poco, troppo poco.

Ha incatenato il suo cane, un pitbull di nome Aron, ad un palo l’ha cosparso di benzina e gli ha dato fuoco.

I soccorritori l’hanno dovuto sedare, tanta era la sofferenza.

Come si può?

Quale oscura ragione può generare tanta crudeltà?

Non obbediva ha esclamato questo figlio di puttana.

“La vita di un agnello non è meno preziosa di quella di un essere umano. Trovo che più una creatura è indifesa, più ha il diritto ad essere protetta dall’uomo dalla crudeltà degli altri uomini.”

Mahatma Gandhi

Più una creatura è indifesa, più ha il diritto ad esser protetta.

Invece è destinata a diventare vittima.

“Questo nostro mondo umano,

che ai poveri toglie il pane, ai poeti la pace.”

Pier Paolo Pasolini

Ecco la verità detta da un depravato ucciso per le sue perversioni, questo era Pasolini per la sua società.

Un mondo che toglie pace.

Ci sono in varie parti del mondo, essere umani che tolgono la pace e con essa la vita.

Ci sono in varie parti del mondo, essere umani che tolgono la speranza.

Anche io ho tolto qualcosa al mondo. Ieri ho tolto la possibilità di creare la vita ad una creatura indifesa.

Chissà!!! Forse un giorno imparerò a dare.

Per adesso!!! Devo tenermi la mia anima così com’è!!!

 

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Agora

Nell’ultimo pensiero ho raccontato la triste situazione di una collega della mia compagna e da questa situazione ho espresso la mia riflessione sulla separazione e su uno dei motivi alla base del conflitto.

Voglio riprendere i commenti ricevuti e riportare qui le considerazioni, a mio parere degne d’esser messe in evidenza, la bellezza di ogni agora è il confronto e lo scambio di opinioni.
Una ricchezza che non avrà mai inflazione e sarà, sempre, la fondamenta per qualunque umanità degna di questo nome.

“Col tono giusto si può dire tutto, col tono sbagliato nulla: l’unica difficoltà consiste nel trovare il tono.”
George Bernard Shaw

Ogni commentatrice ha donano uno specchio con la sua visione.

Una visione molto grande è necessaria e l’uomo (e la donna aggiungo io) che la sperimenta, deve seguirla come l’aquila cerca il blu più profondo del cielo.
Cavallo Pazzo, capo Sioux

Nel profondo di ogni esperienza, d’ogni parola e ogni emozione vi è la risposta alle nostre domande e l’ombra che scatena le nostre paure.

La prima amica riflette questa visione:
[…]
L’Amore con la A maiuscola ai giorni nostri richiede tanto capirsi, sacrificio , dedizione, ascolto e tantissima pazienza , cosa che , si sta perdendo
con il passare del tempo , difficile trovare coppie (non solo sposate , ma in generale anche conviventi) che riescano ad andare avanti per molti
anni , penso sia diventato troppo “facile” il lasciarsi , non parlo con questo di situazioni gravi e particolari che possono accadere nella coppia ,
ma trovo che si siano persi i veri valori dello stare insieme , troppa superficialità in entrambi e questo non fa bene all’Amore .
[…]
Grazie.
La mia risposta:
Ho scritto che l’amore si costruisce su tanti piccoli atti di gentilezza, a volte e solo questione di fortuna ma ancor più è questione di sopportazione. Ed è quello che hai scritto anche tu, quando dici che serve sacrificio, dedizione, ascolto e tantissima pazienza.
Metti, poi, il punto su un elemento importante, forse, vitale alla fine, letteralmenete alla fine, il logoramento, non solo il corpo invecchia, forse, anche l’amore invecchia con noi e come perdiamo le forze, la vista, l’udito, negli anni perdiamo anche pezzi di quel amore che sembra agli inizi eterno e infrangibile.
Oggi è, forse, più facile dare la colpa ai tempi, ai valori che sembrano sempre meno solidi, in realtà è nei cuori il problema e nelle menti.

La seconda amica riflette questa visione:
[…]
Penso che a parte casi limite non ci sia differenza di pensiero tra uomo e donna ,la peculiarità delle donne sta nel fatto che sono avvolte in una sorta di pudore che rende difficile l’esternazione.Non esistono donne caste ,esistono solo donne che non hanno incontrato un uomo in grado di accenderle.Esistono sicuramente persone più portate verso l’eros ma questo poi va coniugato con una vita di coppia che se è soddisfacente viene appagato.
Esistono uomini traditori,si,esistono donne traditrici, si, di solito si mischiano fra loro..anche se favoleggiano il contrario.
Perché si arriva alla separazione?Perchè uno dei due o inevitabilmente tutte e due hanno preso strade diverse,interessi diversi e si è persa la voglia di proseguire il cammino insieme.
Vorrei concludere dicendo che una buona intesa sessuale è un elisir di giovinezza per il matrimonio o convivenza..in caso contrario è come una porta nascosta in un sistema digitale..può andarti bene ,ma se qualcuno la scopre e riesce a craccare le difese..sei finito
[…]
Grazie.
La mia risposta:
In linea di massima sono d’accordo con te, a mio parere una differenza tra uomo e donna esiste e non è solo fisica, siamo diversi, come un uomo e diverso da un altro uomo. Ho scritto in un commento che va capita la donna che si ha accanto, come va capito l’uomo che si ha accanto, le diversità ci vincolano e ci limitano nella comprensione dell’altro, desiderare, chiedere, offrirsi non lèggiamo, non riusciamo a leggere le diversità che ci rendono coppia. Lo ripeto non bisogna mai dimenticare che siamo individui distinti. Non sempre si riesce a essere sulla stessa sintonia, come scrivi non esistono donne caste, esistono solo donne che non hanno incontrato un uomo in grado di accenderle, capirle, la diversità non è semplice da integrare nella nostre vite.
Ed è saggia la tua conclusione a volte e inevitabilmente tutte e due prendono strade diverse, interessi diversi e si perde la voglia di proseguire il cammino insieme.

La terza amica arriva al punto subito e riflette questa visione:
Che dire? Quando le coppie si separano sicuramente è un pò della serie “chi è senza peccato scagli la prima pietra”. Poi ci sono tanti fattori, non la ridurrei solo al sesso sicuramente come dici tu […]
Grazie.
La mia riposta:
Il proverbio è esemplificativo e straordinariamente efficace. Guardare ai proprio errori, molti accusatoti e traditi dovrebbero riflettere su questo, osservarsi dentro, con questo non voglio assolvere il traditore (a volte imperdonabile), in amore tutto è più complesso e una parole in più non farebbe male alla risoluzione, c’è sempre una risoluzione alla fine e immaginarla ogni tanto con canoni diversi non sarebbe una cattiva cosa.

La quarta amica riflette questa visione:
Una buona intesa sessuale è la ciliegina sulla torta (per così dire) .
Voler bene ed amore profondamente una persona è doloroso quanto piacevole.
La nostra sensibilità, viaggia a mille e vorremmo sempre essere presenti, quel tanto da “strafare” soffocando così la
reciproca esistenza.
Dare spazio, a un’anima passionale è complicato e recondito.
Ma per amore si può, si dovrebbe accettare il sano “compromesso” -per così dire- di non appartenenza….

Grazie.
La mia risposta:
Direi che molti problemi di coppia si eviterebbero se una parte non pensasse che l’altra gli appartiene.
Hai richiamato un punto importante, il possesso, la gelosia che nasce dalla sessualità. Istinto animale posso giustificare questo comportamento solo con l’istinto animale, l’istinto che trascende il desiderio e trasfigurare il piacere in ossessione, quando un’idea o una persona diventa un ossessione, si è in un rapporto destinato ad ammalarsi, più che un compromesso serve il coraggio di recidere un legame che forse non è adatto e non è sano perseguire.

La quinta amica riflette questa visione:
Questo è un tema assai complesso che dall’esterno non si può conoscere, non si può sapere i veri motivi perché una determinata coppia si separa,i motivi sono in generale quelli che spesso si sentono dire ,ma la verità principale credo sia perché non ci sono più i sentimenti quelli veri e profondi,non si parla più, si urla, non si dà abbastanza considerazione all’altro ,non si capiscono i segnali che l’altro ti manda per farti capire che c è un problema ,non ci si mette d impegno per risolverlo e venirsi incontro, non si collabora,è più facile tradire,andare a lamentarsi con qualcun altro dei propri problemi e intraprendere una strada meno impegnativa ,poi si è scoperti ci si separa. Le donne tradiscono quanto gli uomini altrimenti ,gli ultimi con chi tradirebbero?
Comunque in una coppia che si separa la colpa non è mai di una sola persona ,ma anche se inconsapevole anche l’altra persona ha le sue colpe, in tutto questo si dimenticano i figli là dove ci sono,che subiscono tutta la situazione e vedranno la loro vita cambiare .Oggi troppa facilità a dividersi e poca a comprendersi.
[…]
Grazie.
La mia risposta:
La tua sensibilità richiama motivazioni più profonde e credo che non possa essere messa in dubbio l’idea che se un matrimonio o una convivenza finisce, è perché l’amore che si è promesso si è scemato, quel che si cerca poi poco importa, qualunque sfera abbia creato la crepa, è il legame ossia l’amore reciproco, che viene piano piano fatto a pezzi.
L’amore si costruire su tanti piccoli atti, fatti di gesti e parole, ho scritto più volte che comprendere l’altro o l’altra è la più difficile delle imprese, come scrivi a volte non si riesce a capire i segnali, questo perché non sempre si riesce a essere sulla stessa sintonia, a volte e solo questione di fortuna e sopportazione, in amore comprensione e sopportazione sono quasi la stessa cosa o forse lo sono.
Condivido come ho, anche, scritto che la colpa è sempre di entrambi al di là di chi tradisce per primo o per prima, poi oggi è facile come hai scritto troppo facile separarsi a molti conviene questa facilità. Può diventare una buona scusa per volgere lo sguardo altrove.

La sesta amica ha donato una visione personale, fortemente legata alla sua vita.
Quindi non inserirò il commento per intero in bacheca senza il suo consenso.
[…]
Riconosco comunque l’importanza della componente intesa sessuale nella coppia.
[…]
Grazie.
La mia riposta:
La mia compagna non è una donna che chiede o si offre, non considera il sesso importante, potrebbe farne addirittura a meno, da parte mia lo considero un più, sono un creativo, un poeta, quindi un individuo con una grande attitudine al romanticismo e alla filosofia, per cui posso trovare e trovo gratificazione nel pathos e nell’eros che vive nelle parole e nelle attese, non ho un istinto da mandrillo per così dire, non ho problemi ad usare termine scabrosi il linguaggio è linguaggio e riflette la società che viviamo, un maschio di oggi direbbe, che gli diventa duro guardando un culo, a me non accade e non per che non sono maschio, ma perché la mia sessualità ha bisogno di arte e creatività, credo siamo riusciti a trovarci da questo punto di vista. Quando capita, però, sono io che prendo, sempre, l’iniziativa, romantico sì, ma sempre siciliano sono, passionale quando basta, lei non si è mai tirata indietro. Va capita la donna che si ha accanto, come va capito l’uomo che si ha accanto, desiderare è un chiedere amore, a volte e solo questione di trovare il giusto punto d’incontro, tra due mondi, due anima che sono comunque diverse. Non bisogna mai dimenticare che siamo individui distinti.
Detto questo non sempre si riesce a essere sulla stessa sintonia, a volte e solo questione di fortuna e di grande sopportazione, la mia è oceanica.

Ecco!!! Questi sono stati i commenti ricevuti e le risposte date, secondo me meritano d’esser lette, meritano una riflessione.
Ognuna delle commentatrici ha puntano lo specchio su un punto relativamente importante.
La prima: sul logoramento.
La seconda: sulle diversità.
La terza: sugli errori.
La quarta: sull’appartenenza.
La quinta: sui segnali e la comprensione.
La sesta: sulle colpe.

Logoramento, diversità, errori, appartenenza, segnali, comprensione, colpe, i volti oscuri di un legame che vive non solo di amore ma anche di paure, ed è questo l’ultimo punto che aggiungo: la paura.

“Capii che la paura non aiuta e non serve a nulla.”
Anna Frank

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Grazie a tutte per la generosità e il tempo.
Lungo post grazie a chi è arrivata o arrivato alla fine.

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Errori per caso

Avviso:

Questo post è un errore, evitate la lettura.

 

Come capita spesso, non so di cosa scrivere o meglio lo saprei, ma rischio d’esser ripetitivo o peggio ossessivo.

Ieri, ho descritto una delle tecniche creative più ecologiche e a mio parere suggestive dell’arte giapponese.
Il kintsugi, l’arte di dare una seconda vita alle ceramiche ridotte in frantumi.

Questa antica tecnica, metaforicamente parlando, rievoca riflessioni sulla vita e gli errori.
A questo punto, continuo la riflessione e do voce agli errori, non mi viene in mente altro. 🙂

Ne ho fatti tanti nella mia vita, tanti e di ogni natura.
L’ultimo riguarda la colorazione di una foglia in ceramica.

La peculiarità dell’errore è che esso si palese solo alla fine, spesso, molto dopo la fine.

Il guaio è, che non lo poi evitare, puoi solo porvi rimedio, trasformandolo. Ad esempio, in parte di te. Chi non riesce ad accettarlo, accettarsi, può: Bandirlo. Ma è un’illusione, perché esso è sempre presente.

A volte non sai neanche d’averlo commesso, te lo ritrovi, lì, che ti guarda con quell’aria supponente.
Così è successo, anche, in questo ultimo errore. Non ho idea del perché? Nè quale azione abbia generato l’anomalia? So solo che la foglia doveva avere un altro colore. 🙂

 

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L’errore

 

Tra le certezze che lascia l’errore, la più importante è: Che si deve accettare così com’è.
Anche se un pò di lavoro si deve fare al che l’accettazione avvenga in armonia. Perché si sa, siamo esseri in perenne contrasto e conflitto.

Ora, quel che ho scritto, l’ho scritto quasi con la consapevolezza di commettere un’errore, senza, forse, ed è brutto da scrivere, convinzione, come se si fosse esaurito il carburante, l’ispirazione.

Potrei prendermi una pausa, ma so che se interrompo, potrebbero passare altri sei anni prima di ritrovare la voglia di scrivere, di nuovo, in questo spazio. Potrebbe, quindi, esser un’errore.

Una sensibile amica, mi ha (con sorpresa) chiesto: Come stai?
Le ho risposto bene, chissà, forse, ho mentito. Altro errore.
Sono sincero, sto bene con me stesso. Dopo anni e anni, sono riuscito ad abbracciare me stesso e a star bene in mia compagnia.
Non sto bene con gli altri, questo potrebbe esser il problema, questo è il problema, l’errore.
Lo è poi?

Ieri girando tra i profili e tra quelli che casualmente mi visitato, ho letto alcune, le solite esternazione, su quanto maiale e disgustoso sia l’uomo che gira in questa comunità. So!!! Che è vero. Alcuni elementi farebbero storcere il naso persino a Hannibal Lecter per depravazione. Ma pure io giro in rete e l’ottusità a volte mi da fastidio, un altro mio errore.

Non ho risposto, non invio mai, se non in rarissimi casi, messaggi. La voglia di rispondere, ammetto, c’era.
Tante che ho scritto un pensiero in un box, a perenne visione di chi mi visita, chissà anche questo, forse un’errore.
Ho scritto questo:

“A volte la voglia di rispondere a certe esternazioni c’è.
Ed esce brutale e cinico il pensiero.
Il vecchio natodallatempesta0 sarebbe sceso agli inferi e da lì sproloquiato. E sì! Quello è il luogo giusto per trovare termini e paragoni, degni di certi utenti.
Questa seconda vita è, però, lontana dalla battaglia all’ignoranza e all’ottusità.
La voglia, però, viene di rispondere a certi utenti, che facilmente buttano escrementi ai maiali, senza rendersi conto che sguazzano loro stesse, tra maiali e porci (che poi son la stessa cosa, ma suona bene).
E sì, Stesse! Con profili privi di vita, la vita fatta d’esperienza, quella che rende il virtuale sano e riconoscibile. Si intrufolano nelle chat, l’anonimo bidone dei rifiuti e si lamentano del perché, poi escono sporche.
Perché è saggio e lungimirante cercare educazione, in un luogo dove per natura non puoi associare azione a nome, offesa a provocatore, molestia a molestatore?
Ricordate! Se un uomo nasconde se stesso, ha necessità, disperato bisogno di nascondere se stesso, per relazionarsi sessualmente e, perché no, anche, sentimentalmente, un minuto di problemi (fisici e probabilmente, anche, caratteriali) questo tizio ce l’ha e care fanciulle ce l’avete anche voi. 🙂 Non pensate d’esser su un altro barcone, è lo stesso, la stessa necessità di nascondervi.
Create una fondamenta fatta di poesia, di arte, di pensieri, semplici pensieri vissuti e poi lasciate che lo scambio, la condivisione, sia l’unica aspirazione.
L’amore e anche sì, il sesso, sono questioni serie, sono questioni reali.”

L’amore, il sesso, sono questioni serie, sono reali.
La vita è una questione seria, una questione reale.
Una predica forse fuori luogo, alla fine gli errori sono compagni personali e vanno vissuti e pianti senza subire critiche da sconosciuti, forse ho commesso un errore nell’esternare questo pensiero.

Il detto dice: S’impara dagli errori. Se si reiterano vuol dire che, forse, non sono poi così errori.

Ho la sensazione di star scrivendo cose che non hanno, tanta, logica. Scrivere tanto per scrivere.
Che stupidaggine. 😀

Alla fine per riprendere una giornata iniziata così, così. Iniziata così, poi, per colpa di chi?
I pensieri sono miei, io l’autore.
Basta ascoltare un pò di musica. Per chi può: Uscire a far una passeggiata, magari, sotto un bel sole.

La chiosa a tutto questo è:

Che c’è sempre rimedio ad un errore.

 

 Per riflettere

 

La maestra cominciò a scrivere:

9 × 1 = 7
9 × 2 = 18
9 × 3 = 27
9 × 4 = 36
9 × 5 = 45
9 × 6 = 54
9 × 7 = 63
9 × 8 = 72
9 × 9 = 81
9 × 10 = 90

Quando ebbe finito di scrivere, si voltò verso la classe.
Tutti gli alunni stavano ridendo per l’evidente errore fatto nella prima riga. L’insegnante attese qualche istante poi disse:
“Ho scritto la prima operazione sbagliata di proposito. Voglio che impariate una lezione molto importante. Questo è per spiegarvi come il mondo là fuori, vi tratterà. Tutti avete visto che ho scritto nove operazioni corrette. Ma nessuno mi ha detto che sono stata brava. Tutti però avete notato subito e riso per l’unico errore che ho fatto, focalizzandovi su quello. Questa è la lezione:
Il mondo non apprezzerà le tante cose giuste che farete. Tutti saranno pronti a criticare l’unica cosa sbagliata che farete”.

Buona giornata e buona vita.